mercoledì 25 giugno 2014

MESOTELIOMA, I CARCIOFI LA NUOVA ARMA CONTRO IL TUMORE. ITALIA E CANADA GUIDANO IL PRIMO STUDIO CLINICO AL MONDO

Il dott. Blandino: “L’Istituto Regina Elena di Roma e la McMaster University dell’Ontario sono partiti con la sperimentazione su un estratto del vegetale, realizzato nel nostro Paese. I risultati, attesi tra 12 mesi, potrebbero rivoluzionare la lotta a questo cancro”. Ogni anno oltre 2mila casi

Al via la sperimentazione sull’estratto di carciofo contro il mesotelioma, terribile tumore causato dall’amianto. Il capofila del nuovo studio clinico è l’Istituto Regina Elena che, insieme alla canadese McMaster University, analizzerà le proprietà del vegetale per un anno su persone con forti fattori di rischio, come le placche polmonari da asbesto. Un progetto “made in Italy” quindi, perché il composto è stato messo completamente a punto da un’azienda del nostro Paese. “Ogni anno questa forma di cancro colpisce oltre 2mila persone in Italia, ma la sua incidenza è in continua crescita: è atteso un picco entro il 2020 – commenta il dott. Giovanni Blandino, Responsabile del Laboratorio di Oncogenomica Traslazionale del Regina Elena –. Nel nostro studio sperimentiamo, primi al mondo, la chemioprevenzione con una sostanza naturale e dal costo contenuto – aggiunge anche la dott.ssa Sabrina Strano, ricercatrice dell’Area di Medicina Molecolare –. Se le nostre intuizioni venissero confermate, apriremmo la strada a una rivoluzione”. Il mesotelioma è direttamente collegato all’esposizione da amianto, materiale bandito dall’Italia da vent’anni ma ancora diffusissimo: nell’ambiente ne restano circa 5 quintali per cittadino, 32 milioni di tonnellate. Un tema sempre più attuale quindi, soprattutto perché il processo contro i dirigenti dell’Eternit è ancora in corso: dopo la storica condanna d’appello del 2013 si è ora in attesa della Cassazione. Inoltre, per il mesotelioma non esistono terapie davvero efficaci. Il trial clinico viene presentato oggi a Roma, durante l’International Workshop on metabolism, diet and chronic disease, un appuntamento per fare il punto sulle evidenze scientifiche riguardanti stili di vita e neoplasie. “La chemioprevenzione è un’idea nata negli USA e in Italia ha trovato terreno fertile – ribadisce la prof.ssa Paola Muti, della McMaster University di Hamilton in Canada –. Si può attuare tutti i giorni anche tramite l’alimentazione. Ma non solo, un impiego differente di alcuni farmaci può rivelarsi fondamentale. Nel 2011 una collaborazione tra “Regina Elena” e Istituto dei Tumori di Milano ha dato il via allo studio TEVERE, il più importante lavoro al mondo per valutare come giocare d’anticipo sul cancro al seno. Stiamo analizzando gli effetti preventivi della metformina, una molecola comunemente utilizzata per il diabete, su 16mila donne sane. Questi due trial sono l’ulteriore conferma del valore dei link internazionali, portatori di innovazione”. La scienza medica riconosce ormai da tempo il ruolo protettivo offerto da frutta e verdura contro diverse patologie, compresi i tumori. “L’estratto di carciofo, messo a punto dai nostri laboratori, è riuscito a superare i rigidissimi standard di controllo nordamericani – sottolinea Valentino Mercati, Fondatore del Gruppo Aboca –. Crediamo tanto in questo progetto, una testimonianza dell’eccellenza italiana, anche perché il concetto di prevenzione per noi è prioritario. Le tecnologie moderne ci consentono sempre più di definire e caratterizzare complessi molecolari derivabili da sostanze naturali, sotto l’aspetto chimico fisico e predirne l’attività biologica sul campo umano. Fra i settori applicativi più importanti di questo filone di ricerca ci sono le malattie complesse, come quelle degenerative e oncologiche”. “Il Workshop di oggi ribadisce l’importanza di uno stile di vita corretto – afferma Vito De Filippo, Sottosegretario al Ministero della Salute –. La sostenibilità del Servizio sanitario verrà garantita solo se riusciremo a sensibilizzare in maniera efficace i cittadini su questi aspetti, altrimenti assisteremo al costante incremento delle malattie croniche”.

Nel 2013 in Italia si sono registrati circa 366mila nuovi casi di tumore, con 173mila decessi (erano 175mila nel 2012). Oggi nel nostro Paese vivono 2 milioni e 800mila persone con una precedente diagnosi di malattia oncologica: erano quasi 1.500.000 nel 1993 e 2.250.000 nel 2006. Il cancro del colon-retto è il più frequente, con quasi 55.000 nuove diagnosi, seguito da seno (48.000), polmone (38.000) e prostata (36.000). “Numeri in crescita, che evidenziano sia l’aumento d’incidenza che le maggiori prospettive di sopravvivenza dei pazienti – conclude il dott. Blandino –. Di conseguenza, si dovranno reperire sempre più risorse per curare questo esercito di persone. È fondamentale quindi intervenire prima, fin dalla giovane età, insegnando ai ragazzi un corretto stile di vita. Le statistiche parlano chiaro: le neoplasie più diffuse sono quelle che risentono in misura rilevante anche di un’alimentazione sbagliata, della sedentarietà e del fumo. Partiamo da qui per cambiare lo scenario futuro”.


EVASIONE E FRODE FISCALE: IL GOVERNO PREPARA UN’ALTRA SANATORIA A MISURA DI BANCHIERI ED EVASORI ?

Il disegno di legge sul rientro dei capitali, prevista da un accordo della maggioranza che dovrebbe ricalcare, con il "ravvedimento speciale", una norma ad hoc che utilizza lo schema del "ravvedimento operoso", già in vigore nell'ordinamento fiscale e in base al quale ci si può ravvedere con sanzioni ridotte entro un anno dall'evasione, per consentire di sanare le posizioni dei contribuenti infedeli che hanno esportato capitali all'estero, compresi gli evasori fiscali italiani e le grandi banche sotto processo per frode fiscale, assomiglia troppo all'ennesimo condono.

Adusbef e Federconsumatori, sconcertate dall’utilizzo di un veicolo legislativo come un emendabile disegno di legge dalle larghe maglie, anziché del decreto legge, perché come avrebbe detto il capo del Governo Matteo Renzi,  ‘più il pendolo tende verso un condono, più capitali rientrano’, ricordano che offrire ulteriori premi agli evasori fiscali che hanno esportato capitali all’estero, o benefici a grandi imprese che hanno approfittato delle frodi, sottraendo circa 120 miliardi di euro l’anno dall’imponibile, addossando in tal modo  il peso di una pressione fiscale pari al 44,3% su una platea di contribuenti onesti, spesso famiglie a reddito fisso, è analogamente delittuoso agli scudi fiscali criminali.

Nel settembre 2010, alcune banche, come Unicredit, Monte dei Paschi, Intesa e Banca Popolare di Milano,  e  gruppi stranieri come la britannica Barclays e le tedesche Deutsche Bank e Dresdner Bank (ora Commerzbank), vennero accusate di aver organizzato architetture finanziarie fraudolente, per un valore di oltre 3 miliardi di euro con il sistema ‘Brontos’.

Per quelle accuse è stato rinviato a giudizio, insieme ad altre diciannove persone, l'ex amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo (presidente Mps), imputato di una maxi-frode fiscale da 245 milioni di euro, realizzata attraverso un'operazione di finanza strutturata denominata Brontos, il cui processo inizierà il 1° ottobre 2014.

Adusbef e Federconsumatori, ricordano i processi per frode fiscale della famiglia Riva, accusati pi aver violato l'articolo 3 della legge 74/2000, che punisce (da 18 mesi a 6 anni) chi, al fine di evadere le imposte sui redditi, sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei a ostacolarne l'accertamento, indica elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo o elementi passivi fittizi «ponevano in essere una complessa operazione di finanza strutturata, all'unico scopo di consentire alla consolidata Ilva spa l'abbattimento del reddito mediante l'utilizzazione di elementi passivi fittizi per 158.979.433 euro e conseguentemente per la consolidante Riva Fire spa , una pari riduzione della base imponibile e un'evasione di imposta Ires pari a 52.463.213 euro», come riportato nel capo di imputazione.

O quelli della famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini Farmaceutici, che aveva ha ridotto all'1% la sua partecipazione in Mps, la cui originaria operazione finanziaria  del marzo 2012,  per acquisire il 4% delle azioni, è sotto il vaglio della procura di Firenze, con l’ipotesi  che i 178 milioni spesi per acquistare il 4% di Banca Mps, provengano da 1,2 miliardi di euro  accumulati con la contestata  truffa sui principi attivi dei farmaci, con la corruzione di pubblici ufficiali e con numerosi reati di frode fiscale.

Infine l’accusa del fisco tedesco nei confronti di alcune banche e fondi di investimento, tra i quali spicca HypoVereinsbank (HVB), la controllata tedesca di Unicredit, che “insieme ai suoi” avrebbe sottratto “circa 200 milioni di euro allo Stato”.

Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)



lunedì 23 giugno 2014

PARAPENDIO ACROBATICO AD OMEGNA (VERBANIA) E VOLI PER DIVERSAMENTE ABILI A CHIALAMBERTO (TORINO)

Dal 2 al 6 luglio circa cinquanta tra i migliori piloti al mondo,provenienti da una ventina di nazioni, si sfideranno nel cielo del lago d'Orta durante Acroaria, coppa del mondo di acrobazia in parapendio.

Dalla sponda del lungo lago di Omegna (Verbania) tutti i giorni, a partire dalle ore 11, il pubblico potrà seguire le evoluzioni spettacolari di questi mezzi che si reggono in volo senza motore. I decolli avverranno dal Mottarone a circa 1400 metri d'altezza. I partecipanti dovranno eseguire peripezie acrobatiche in singolo od a coppie, queste ultime dette "syncro", prima di atterrare su un'enorme zattera galleggiante. Una giuria assegnerà i punteggi per determinare la classifica finale.

Come le scorse edizioni, anche questo appuntamento è organizzato dalla locale associazione Voglia di Volo. Molte le iniziative di contorno alla manifestazione a partire da La Testa fra le Nuvole, mercoledì 2 luglio, una giornata di eventi dedicati ai ragazzi e legati al volo libero in deltaplano e parapendio ed agli aquiloni, con la collaborazione dell'oratorio Sacro Cuore.

Tutte le sere musica dal vivo alla Fly Fest presso il tendone dell'area ristoro sul lungo lago, mentre dalle 18 alle 22 al cinema dell'oratorio saranno proiettati filmati di volo libero ed avventure legate al cielo. Sempre sul lungo lago saranno esposte le foto partecipanti al concorso "Il Mondo visto dall'Alto", con possibilità per il pubblico di votare l'immagine migliore, ed al Salone Santa Marta gli aquiloni artistici,
una mostra di vere opere d'arte.

Nelle valli di Lanzo, a Chialamberto (Torino), il 5 e 6 luglio ritorna
Paravolando, un evento durante il quale diversamente abili e normodotati potranno provare insieme l'ebbrezza del volo in parapendio. Confidando nelle migliori condizioni meteo, il ritrovo è fissato in località Cossiglia per le ore 9. Da qui si provvederà al trasferimento in decollo ed i voli si succederanno lungo l'intera giornata fino alle ore 17.

La manifestazione, giunta all'ottava edizione, organizzata dalla scuola di parapendio Peter Pan e dall'associazione Baratonga Flyers, è dedicata a tutti coloro, piloti e no, che vorranno vivere la gioia del volo ed il piacere di stare insieme agli amici meno fortunati. La scuola Peter Pan persegue specificatamente l'obiettivo di far volare ed insegnare a volare alle persone con disabilità motoria.

Oltre ai voli in biposto, il programma prevede musica, giochi di luce, concerto, grigliata, proiezione delle partite di calcio dei mondiali e soprattutto due giornate di grande festa.


mercoledì 18 giugno 2014

Il Fondo Monetario Internazionale ha deciso: prelievo forzoso su tutti i conti correnti europei

Esportare il “modello Cipro” ad altri Stati membri dell’UE. La Troika, con il Fondo Monetario Internazionale in testa, ha deciso: prelievo forzoso su tutti i conti correnti europei. Ecco le motivazioni e i tempi di tale scellerata scelta.


In tanti ricorderanno ciò che è accaduto a Cipro nel marzo 2013: per evitare che l’isola precipitasse nel default la Troika –composta da Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Commissione Europea – decise di applicare un prelievo forzoso del 38% su tutti i depositi oltre i 100mila euro. Una scelta che scatenò il panico economico nell’isola, tanto da costringere il Governo locale a chiudere gli sportelli bancari e inviare l’esercito davanti agli istituti stessi.

Le scene drammatiche che giungevano da Cipro fecero il giro del mondo. E ora rischiamo di vedere applicato quel modello anche ad altri paesi dell’area Euro, con un altissimo rischio di provocare una fuga di capitali dalle banche europee.
Secondo quanto ha scritto il Wall Street Journal, “per porre rimedio all’esperimento fallimentare della moneta unica il Fondo Monetario Internazionale ha aperto alla possibilità che le autorità europee impongano un prelievo forzoso del 10% sui conti correnti di 15 paesi dell’area euro. Tanto ci vorrebbe, secondo i calcoli degli economisti, per riportare il debito sovrano del blocco ai livelli pre crisi".

La conferma di quel che bolle in pentola, rivelato dal Wsj, arriva direttamente da un report del Fondo Monetario Internazionale, il Fiscal Monitor – Oct. 13, dove si parla proprio di “capital levy”, cioè di prelievo forzoso, in questi termini: “Se si vuole riportare il debito dell’Area Euro ai livelli pre-crisi del 2007 bisogna applicare un prelievo forzoso del 10% ai conti correnti di 15 paesi dell’eurozona.”

Del resto gli squali della Troika ci hanno abituato a questo ed altro.

"Il concetto è semplice - ribadisce il quotidiano statunitense - piuttosto che appesantire il carico fiscale delle imprese e far scendere ancora di più le buste paga, perché non andare a toccare i capitali "dormienti"?.

Poco importa che, così facendo, sarebbero ancora una volta i cittadini a pagare la crisi del debito, causata da politiche europee fallimentari sia da un punto di vista economico che monetario. Con il rischio concreto di scatenare violente rivolte sociali in tutta Europa.

Ora la palla passa nelle mani della Commissione Europea e della Bce, che dovranno certamente tener conto dei dettami del Fondo Monetario Internazionale.


E se a capo della Commissione dovesse finire davvero l’attuale Direttore Operativo del Fmi, Christine Lagarde - come suggerito dalla cancelliera tedesca Angela Merkel – allora ci sarebbe davvero da preoccuparsi. Staremo a vedere, anche perché le alternative potrebbero essere anche peggiori.

di Andrea Succi

martedì 17 giugno 2014

LA SANITÀ NON È UGUALE PER TUTTI: TEMPI BIBLICI PER LE LISTE D’ATTESA, CURE A PAGAMENTO PER CHI PUÒ

Fuga nel privato per accorciare i tempi: con 70 euro si risparmiano fino a 66 giorni. Per il 38,5% dei cittadini la sanità è peggiorata, migliorata solo per il 5,5%. E l'estero attrae sempre di più: 1,2 milioni di italiani sono andati a curarsi oltre confine

Sono sempre di più gli italiani che pagano di tasca propria i servizi sanitari che il pubblico non garantisce più. La spesa sanitaria privata degli italiani è pari a 26,9 miliardi di euro nel 2013 ed è aumentata del 3%, in termini reali, rispetto al 2007. Nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria pubblica è rimasta quasi ferma (+0,6%). La logica per cui il cittadino paga di tasca propria quello che il sistema pubblico non è più in grado di garantire è arrivata all'estremo. Gli italiani sono costretti a scegliere le prestazioni sanitarie da fare subito a pagamento e quelle da rinviare oppure non fare. Così, crolla il ricorso al dentista a pagamento (oltre un milione di visite in meno tra il 2005 e il 2012), ma nello stesso periodo aumentano gli italiani che pagano per intero gli esami del sangue (+74%) e gli accertamenti diagnostici (+19%). Ormai il 41,3% dei cittadini paga di tasca propria per intero le visite specialistiche. Cresce anche la spesa per i ticket, sfiorando i 3 miliardi di euro nel 2013: +10% in termini reali nel periodo 2011-2013.

Dallo specialista? Si visita prima chi paga. Per effettuare una prima visita oculistica in una struttura pubblica il ticket costa 30 euro e c'è da aspettare mediamente 74 giorni (due mesi e mezzo), mentre nel privato, pagando in media 98 euro, si aspettano solo 7 giorni. Per una prima visita cardiologica si pagano 40 euro di ticket e la lista d'attesa è di 51 giorni, nel privato con 107 euro si aspettano 7 giorni. Una visita ortopedica nel sistema pubblico costa 31 euro di ticket con 34 giorni di attesa, nel privato 104 euro e occorrono 5 giorni per avere l'appuntamento. Una visita ginecologica richiede 29 euro di ticket e 27 giorni di attesa, nel privato 100 euro con 5 giorni di attesa. In sintesi, se si vogliono accorciare i tempi di accesso allo specialista bisogna pagare: con 70 euro in più rispetto a quanto costerebbe il ticket nel sistema pubblico si risparmiano 66 giorni di attesa per l'oculista, 45 giorni per il cardiologo, 28 per l'ortopedico, 22 per il ginecologo.

Accertamenti diagnostici e riabilitazione: tempi biblici o fuga nel privato. Per effettuare una colonscopia in una struttura pubblica il ticket costa 49 euro e si richiede un'attesa media di 84 giorni (2 mesi e 20 giorni), nel privato con 213 euro si aspettano 8 giorni. Per effettuare una risonanza magnetica del ginocchio il ticket è di 49 euro e l'appuntamento è dopo 68 giorni, nel privato pagando 149 euro si aspettano 5 giorni. Per un'ecografia all'addome il ticket ammonta a 53 euro e l'attesa a 65 giorni, nel privato per un costo di 113 euro si aspettano 6 giorni. Per una mammografia il ticket è di 43 euro e l'attesa è di 55 giorni, per 90 euro in una struttura privata l'attesa è di 6 giorni. Riguardo ai trattamenti riabilitativi, la laserterapia antalgica ha un ticket di 5 euro per un'attesa di 45 giorni, mentre nel privato per 27 euro si aspettano 4 giorni. Per la riabilitazione motoria c'è da pagare un ticket di 8 euro con un'attesa di 40 giorni, nel privato si spendono 42 euro e si aspettano 5 giorni.

A ogni territorio il suo ticket e i suoi tempi d'attesa. L'ammontare del ticket da pagare varia fortemente nelle diverse aree geografiche del Paese. Per le visite specialistiche (oculistica, cardiologica, ortopedica e ginecologica) oscilla tra un valore medio minimo di 20 euro al Nord-Est e uno massimo di 45 euro (più del doppio) al Sud. Negli accertamenti diagnostici spiccano i casi della risonanza magnetica del ginocchio senza contrasto e della colonscopia, per i quali il ticket varia tra i 36 euro del Nord-Est e i 60 euro del Nord-Ovest. Una mammografia può avere un ticket minimo di 36 euro al Nord-Est e uno massimo di 48 euro al Nord-Ovest. E i tempi d'attesa? Variabilissimi. Per effettuare una visita ortopedica in una struttura pubblica si va da un minimo di 22 giorni in media al Nord-Est a un massimo di 65 giorni al Centro. Per una prima visita oculistica si passa dai 50 giorni al Nord-Est ai 125 giorni del Centro. Per avere un appuntamento per effettuare una visita ginecologica si oscilla tra 12 giorni al Sud e 68 giorni al Centro. Per la colonscopia si attendono da un minimo di 33 giorni al Nord-Est a un massimo di 216 giorni al Centro. Per l'ecografia dell'addome i tempi variano dal minimo di 36 giorni al Nord-Est al massimo di 206 giorni al Centro. Per la risonanza magnetica del ginocchio si attendono 22 giorni al Nord-Est e dieci volte di più (213 giorni) al Centro.

La sanità peggiora, secondo gli italiani. Il 38,5% degli italiani (erano il 28,5% nel 2011) ritiene che la sanità della propria regione sia peggiorata negli ultimi due anni. Per il 56% è rimasta uguale e solo il 5,5% ritiene la sanità regionale migliorata. Nelle regioni con Piano di rientro la percentuale di cittadini che ritengono peggiorata la sanità regionale schizza al 46,8%, mentre nelle altre regioni è pari al 29,3%. Crolla dal 57,3% del 2011 al 44,4% del 2014 la quota di italiani che giudicano positivamente la competenza delle Regioni sulla sanità. Laddove la sanità peggiora di più, è più forte il rigetto dei cittadini per la soluzione regionalista. Nelle regioni con Piano di rientro è solo il 38,9% dei cittadini ad avere un giudizio positivo sul ruolo istituzionale e amministrativo delle Regioni, mentre nelle altre è il 50,3%. Nella visione dei cittadini esiste un nesso diretto tra la ristrutturazione della sanità imposta dai vincoli economici e l'abbattimento della qualità dei servizi. È anche per questo che la «Schengen della sanità» potrebbe attirare sempre di più: sono complessivamente 1,2 milioni gli italiani che si sono curati all'estero per un grave problema di salute.

Fonte: Censis

lunedì 16 giugno 2014

ANZIANI DA ROTTAMARE? NO, ESSENZIALI PER ECONOMIA E WELFARE «FAI DA TE»

Boom della ricchezza familiare degli anziani: +118% in 20 anni. Pensioni basse integrate dai redditi da patrimonio. Superattivi nel welfare informale: 9 milioni accudiscono i nipoti, 7 milioni danno soldi alle famiglie dei figli, 4,7 milioni assistono altri anziani non autosufficienti. E sono 1,3 milioni gli over 70 che ancora lavorano. L'avanzata inarrestabile degli ultra-anziani: nell'ultimo decennio gli 80enni sono aumentati di 1,1 milioni

Più anziani, più ricchi. La ricchezza familiare netta delle famiglie anziane è cresciuta del 117,8% negli ultimi vent'anni (tra il 1991 e il 2012), cioè più del doppio di quella del totale delle famiglie italiane (+56,8%), e vale in media 273mila euro. Nel 1991 gli anziani detenevano il 19,3% della ricchezza familiare netta totale in Italia, nel 2002 la percentuale era diventata il 28,4%, oggi è salita al 34,2%. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis in collaborazione con Fondazione Generali. Negli anni si è avuto un considerevole spostamento della ricchezza verso le fasce più anziane della popolazione e ai giovani per ora non resta che aspettare l'eredità. Il 79,6% delle famiglie anziane (rispetto al 71,6% del totale delle famiglie italiane) possiede almeno un immobile tra abitazione principale, seconda casa, cantina, box, ecc.

La parola d'ordine è: integrare la pensione. Risparmi accumulati nel tempo, redditi da investimenti nel mattone, ma anche redditi da lavoro consentono agli anziani di arricchire le basse pensioni (l'importo lordo medio dei redditi pensionistici è di 1.284 euro mensili, ma il 41% è sotto i mille euro). Per vivere meglio e per aiutare figli e nipoti la parola d'ordine è: integrare la pensione. Ormai le pensioni costituiscono solo il 64,3% del reddito familiare degli anziani, il resto è dato da redditi da capitale (27,6%) e da lavoro dipendente o derivanti dalla libera professione (8,1%).Sono quasi 2,7 milioni le persone con 65 anni e oltre che lavorano, in modo regolare o in nero: 1,7 milioni lavorano di tanto in tanto, 929mila con continuità. Tra i lavoratori anziani 1,3 milioni hanno più di 70 anni. Continua a lavorare in tarda età soprattutto chi ha un alto titolo di studio ed elevate competenze. Lavorano il 36,6% degli anziani laureati (di cui il 14,2% con continuità), il 28,6% dei diplomati (il 9,3% con continuità), il 25,8% di quelli con la licenza media (il 7,3% con continuità) e il 14,7% di quelli con la licenza elementare (il 6,3% con continuità).

Nella crisi, meno male che nonno c'è. Gli anziani sono primattori del welfare «fai da te», quello che tiene insieme le nostre comunità e che ha ammortizzato gli impatti sociali della crisi. 9 milioni di longevi (3,2 milioni regolarmente) si prendono cura dei nipoti, 7 milioni contribuiscono al sostegno delle famiglie dei figli (di cui 1,5 milioni regolarmente, attivando un flusso redistributivo di risorse pari a 5,4 miliardi di euro all'anno), 4,7 milioni (972mila regolarmente) danno assistenza ad altri anziani bisognosi o non autosufficienti.

L'invasione degli ultra-anziani. L'anagrafe registra 1,1 milioni di 80enni in più in dieci anni: come se in un decennio fossero sorte due città grandi come Torino e Messina popolate solo da persone con almeno 80 anni. In 25 province l'incremento del numero dei più longevi tra il 2003 e il 2013 è stato superiore al 50%. Monza e Brianza (+71,7%), Crotone (+66,4%), Latina (65,3%) e Caserta (+63,3%) guidano la classifica. Oggi gli italiani con almeno 80 anni sono in totale 3,6 milioni.

Soddisfatti e con un sogno nel cassetto. Oltre 7 milioni di longevi guidano ancora l'auto, 5,4 milioni frequentano locali d'intrattenimento dove fanno acquisti, cenano, ballano, ascoltano musica dal vivo, 4,8 milioni giocano al lotto e al superenalotto, 3,7 milioni svolgono attività fisica in palestra o in piscina, 2,9 milioni frequentano sale e scuole da ballo, 1,8 milioni fanno regolarmente gite fuori porta che legano il piacere della tavola alla bellezza del paesaggio. E cresce la tribù dei tecno-anziani: 1,5 milioni di persone di 65-80 anni navigano abitualmente sul web. I dati raccontano vite piene, gioiose, fatte di relazioni e impegni. L'84,5% degli anziani valuta positivamente la propria vita. Il sogno nel cassetto da realizzare nei prossimi anni? Per il 58,6% fare un viaggio esotico, per il 27,9% imparare una lingua straniera, per il 18,9% dedicarsi alla pittura, per il 18% pubblicare un romanzo.

Gli anziani fragili: i non autosufficienti. Secondo il 53,8% delle persone con 65 anni e oltre (il 62,4% di quelle con 80 anni e più) si diventa anziani quando si perde l'autosufficienza, per il 28,7% (il 35,5% degli ultra-ottantenni) lo si diventa alla morte del coniuge, per il 22,6% (il 14,1% degli over 80) si diventa anziani al 70° compleanno. È la dipendenza dagli altri l'evento della vita che può far crollare il mondo di un longevo e della sua famiglia. I membri di 909mila famiglie italiane si sono dovuti auto-tassare per assicurare l'assistenza necessaria a un familiare anziano non autosufficiente: per pagare la badante o per coprire la retta della residenza protetta. Sono 330mila le famiglie che hanno dovuto utilizzare tutti i risparmi per pagare l'assistenza, 190mila hanno dovuto vendere l'abitazione con la formula della nuda proprietà, 152mila si sono dovute indebitare. Nel vuoto del sistema di supporto pubblico ai non autosufficienti, dovere e volere aiutare un parente non autosufficiente può trascinare a fondo l'economia di intere famiglie. In Italia si stimano in almeno 167mila gli anziani con limitazioni funzionali che avrebbero bisogno di aiuto e non ce l'hanno. E 2,1 milioni di longevi con limitazioni funzionali non ricevono la necessaria assistenza sanitaria a domicilio.


Fonte: Censis 

sabato 14 giugno 2014

nocensura.com: TICKET SANITARIO, ESENZIONE: DAL 1 LUGLIO CAMBIA TUTTO E NESSUNO LO SA!

nocensura.com: Ticket sanitario, esenzione: dal 1 luglio cambia t...: Ticket sanitario 2014, esenzione: dal 1 luglio nuovo sistema, autocertificazione non più valida!   Fate girare questa immagine per spar...

*** ATTENZIONE: CAMBIA IL SISTEMA PER L'ESENZIONE DEI TICKET: NON LO SA QUASI NESSUNO, E SE GLI INTERESSATI NON PROVVEDONO ENTRO IL 30 GIUGNO A REGOLARIZZARE LA PROPRIA POSIZIONE SI TROVERANNO A PAGARE !!!! FATE GIRARE LA NOTIZIA IN MODO CHE LA NOTIZIA GIUNGA A TUTTI GLI INTERESSATI***


giovedì 12 giugno 2014

I MEGA STIPENDI DEI BUROCRATI BANKITALIA

I mega stipendi dei burocrati Bankitalia, Visco (496.000 Euro); Rossi (450.000) Panetta E Sannucci  350.000 Euro difesi a spada tratta da Draghi,mentre i giovani fanno la fame. Governi  impotenti  per  aver assegnato a cleptocrati ed oligarchi funzioni sovrane nelle democrazie, devono rivedere i Trattati Ue  se vogliono  riaffermare  primato della politica ! 


Se i governi vogliono davvero difendere  la volontà popolare, devono rivedere i trattati europei che assegnano impropriamente a mostri giuridici come  Bce e Mes, poteri che nelle democrazie appartengono a Stati e Governi sovrani eletti democraticamente, non certo  a tecnocrati ed oligarchi, nominati per grazia ricevuta ad organismi autoreferenziali, come la Banca Centrale Europea.

Mentre i giovani disoccupati al 46% (61% al Sud) fanno la fame, senza speranza per il futuro  costretti a vite precarie trimestrali a 600 euro al mese, il presidente della Bce Mario Draghi ha posto il veto sul decreto del Governo che tentava di abbassare i mega-stipendi dei mandarini di Palazzo Koch, con un "no" netto, al tentativo di ridurre i costosi oneri di funzionamento della Banca d’Italia,  pachiderma inefficiente e costoso, che non suscita scandali e polemiche sulla stampa allineata.

Il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che predica l’austerità e tagli a stipendi e pensioni miserabili, guadagna 41.333 euro al mese, 496.000 euro l’anno: ben 121.000 euro in più del presidente Bce Mario Draghi, che ne riceve 375.000 euro, 346.000 euro in più di Janet Yellen, la nuova presidente della Federal Reserve USA, che si ferma a 150 mila euro. Il direttore generale Salvatore Rossi, guadagna 37.500 euro al mese, 450.000 euro l’anno, i tre vicedirettori generali Fabio Panetta, Luigi Federico Signorini e Valeria Sannucci 26.250 euro/mese, 315.000 euro l’anno, mentre un funzionario generale si porta a casa 130.000 euro l’anno, 10.833 euro al mese, che equivale allo stipendio annuo di milioni di giovani precari, costretti a sputare sangue per vedersi rinnovare i contratti trimestrali. I dirigenti di Bankitalia, passata dalla funzione monetaria alla funzione bibliotecaria per propagandare (come si legge sul sito ufficiale) collezioni d’arte, mostre e claque organizzata per gli alti papaveri che vanno in visita per le 58 Filiali, sono 606, i funzionari 1.449, i coadiutori 1.317, gli altri dipendenti 3.697. Il monte stipendi, più oneri vari, per il personale in servizio è ammontato nel 2012 a 747 milioni di euro, mentre pensioni ed indennità di fine rapporto, nel 2012 sono costati 323 milioni di euro. In media ognuno dei 7.069 dipendenti di Palazzo Koch sito in Roma a via Nazionale 91 e delle 58 filiali sparse per l’Italia, è costato alla collettività 105.672 euro l’anno.

Adusbef auspica che il presidente del Consiglio Renzi, possa portare in occasione del semestre di presidenza italiano in Europa, un ordine del giorno per rivedere Trattati intollerabili per governi e popoli sovrani impoveriti dalla crisi sistemica per diretta responsabilità di banche e banchieri centrali che hanno intossicato di derivati le economie sane, estendendo le forbici della spending review anche ai ‘mandarini di Palazzo Koch’ e di una Banca d’Italia, che oltre ad aver perso la funzione monetaria in cambio della funzione bibliotecaria con stipendi 10 volte maggiori dei lavoratori delle biblioteche, funge da zerbino agli interessi delle banche e dei banchieri, senza mai prevenire i crack bancari, affrontando con urgenza sperperi e sprechi scandalosi ed intollerabili.

Elio Lannutti (Adusbef)


Fonte: Adusbef

martedì 3 giugno 2014

Fallujah, la città dove nascono (morti) i bambini-mostro

Le foto scorrono sullo schermo, in un piano alto del Fallujah General Hospital, il policlinico della città irachena rasa al suolo dalle bombe al fosforo bianco, armi di distruzione di massa impiegate dagli Usa nel 2004. Di colpo, scrive Robert Fisk, l’ufficio amministrativo del direttore ospedaliero, Nadhem Shokr Al-Hadidi, si trasforma in una camera degli orrori: «Un neonato con una bocca terribilmente deformata. Un altro con una malformazione del midollo spinale, con materia midollare che fuoriesce dal corpicino. Un neonato con uno spaventoso, enorme occhio da ciclope. Un altro neonato, con solo mezza testa, nato morto come i precedenti, data di nascita 17 giugno 2009». Un’altra foto passa sullo schermo: il piccolo, nato il 6 luglio 2009, è nato con solo «un mozzicone del braccio destro, del tutto privo della gamba sinistra e senza genitali». Orrore quotidiano, fotografie che vanno al di là delle parole: «Come si può anche solo immaginare di descrivere un bambino nato morto, con una sola gamba e la testa che misura quattro volte la taglia del suo corpicino?».

«Ho chiesto di poter vedere queste fotografie per assicurarmi che i bambini nati morti, con le loro deformità, fossero reali», premette il grande giornalista inglese, inviato dell’“Independent”, preoccupato che qualche lettore possa pensare a montature a scopo di propaganda anti-Usa. «Ma le fotografie rappresentano una schiacciante, orribile ricompensa a tali dubbi». Un neonato ha braccia deformi. Un altro, nato nel 2010, presenta «una massa grigia su un lato della testa». Un medico spiega che si tratta della “Tetralogia di Fallot”, un difetto del setto interventricolare. Un altro piccolo, nato il 3 maggio 2010, è «una creatura dall’aspetto di una rana». Per il medico, «è come se tutti gli organi addominali cercassero di uscire dal corpo». È troppo, aggiunge Fisk: le fotografie sono eccessivamente crude, incarnano un dolore e una angoscia che ne rende impossibile la visione, perlomeno ai poveri genitori. Immagini che, in poche parole, non possono essere pubblicate.

Quel che è veramente vergognoso, aggiunge Fisk, in un servizio ripreso da “Come Don Chisciotte”, è che queste deformità si ripetano senza alcun tipo di monitoraggio o controllo. «Un medico di Fallujah, una ostetrica formatasi in Gran Bretagna, dove ha acquistato a sue spese uno scanner da 79.000 sterline per la rilevazione prenatale delle anomalie congenite destinato alla sua clinica privata – e che è rientrata a Fallujah solo cinque mesi fa – mi dice il suo nome e mi domanda perché il ministero della salute a Baghdad non promuova una approfondita indagine ufficiale sui bambini deformi di Fallujah». E’ andata dal ministro, che le ha promesso che avrebbe creato un comitato. 

«Sono andata a incontrare il comitato: non hanno fatto nulla, non sono riuscita a ottenere alcun tipo di risposta».

I medici di Fallujah si mostrano estremamente onesti e prudenti, aggiunge
Fisk: sanno che alcune malformazioni possono essere imputate a problemi genetici ereditari, dovuti a matrimoni tra parenti. Quello che è assolutamente anomalo, però, è la recente esplosione del fenomeno: decisamente allarmante, per la dottoressa Samira Allani, secondo cui la frequenza dei difetti congeniti ha raggiunto «cifre senza precedenti» a partire dal 2010. «Quando i medici cercano di ottenere dei finanziamenti per la ricerca, capita che a volte si rivolgano a organizzazioni che hanno un preciso orientamento politico», spiega Fisk. «Lo studio della dottoressa Allani, ad esempio, ha ricevuto finanziamenti dalla “Kuala Lumpur Foundation to Criminalise War”, fondazione malese per mettere al bando la guerra, un’entità che in maniera appena marginale si oppone all’uso di armi da guerra statunitensi a Fallujah. Anche questo, temo, è parte della tragedia di Fallujah».

Per neutralizzare un’infezione fetale basta una semplice trasfusione di sangue, dicono i sanitari, ma questo non aiuta a rispondere alle principali domande: perché l’incremento degli aborti, dei bambini nati morti, delle nascite premature? Il dottor Chris Busby, proveniente dall’università dell’Ulster, ha esaminato circa 5.000 persone a Fallujah, molte delle quali colpite da tumori. «Alcune forti esposizioni ad agenti mutageni sono sicuramente avvenute nel 2004, quando avvennero i bombardamenti», ha dichiarato. Il suo report, redatto in collaborazione con Malak Hamdan ed Entesar Ariabi, afferma che la mortalità infantile a Falluja è pari ad 80 soggetti su ogni 1.000 nati, rispetto ai 19 in Egitto, 17 in Giordania e solo 9,7 in Kuwait. Un altro dei medici di Fallujah dice a Robert Fisk che l’unico contributo ricevuto dal Regno Unito proviene dal dottor Kypros Nicolaides, primario in medicina fetale presso il King’s College Hospital, che attraverso un ente di beneficenza come la Foetal Medicine Foundation ha formato uno dei medici di Fallujah.

«L’aspetto da incriminare maggiormente – dichiara a Fisk il medico britannico
– è che, durante la guerra, né il governo inglese né quello americano son stati capaci di recarsi da Woolworths, il centro commerciale, ad acquistare dei computer con cui poter documentare le morti in Iraq. Esiste una pubblicazione “Lancet” in cui si stima che il numero dei morti durante la guerra si aggiri intorno ai 600.000. Eppure le potenze occupanti, Usa e Gran Bretagna, non hanno avuto la decenza di dotarsi di un computer del valore di anche solo 500 sterline, in modo da dire “questo corpo è ci è stato portato oggi e questo era il suo nome”». Ora, aggiunge il dottore, «sapete che esiste un paese arabo che ha un numero di malformazioni o tumori maggiore di quello dell’Europa intera». Il medico si dice «sicuro» che queste deformazioni siano in relazione con l’uso di armi da parte dei soldati americani. Ma ora l’Iraq è senza un vero governo, proprio quando servirebbe un accurato studio epidemiologico. «Chiudere gli occhi è molto facile per chiunque – tranne che per qualche professore pazzoide e sensibile come me che, da Londra, cerca di fare qualcosa».



Fonte: libreidee.org

MANIFESTAZIONI DI DELTAPLANO E PARAPENDIO IN VAL COMINO (FROSINONE) E BOLZANO

Per i prossimi 7 ed 8 giugno il Volo Libero Val Comino ha organizzato il terzo raduno di deltaplani e parapendio che per tradizione passa sotto il nome di "Ciao Caro".

Teatro della manifestazione la splendida cornice dei monti della Val Comino,sul versante laziale del Parco Nazionale d'Abruzzo. Per entrambe le giornate centro dell'organizzazione sarà l'atterraggio in località Campo Guerrano nel comune di San Donato V.C. (Frosinone), dove i piloti si ritroveranno verso le ore 9,mentre in piazza Coletti avverranno le procedure di registrazione mezz'ora dopo. Il decollo di questi mezzi privi di motore, che volano sfruttando le correnti ascensionali provocate dall'irraggiamento solare del suolo, avverrà dalla località Tre Ponti a quota 1150 a partire da mezzogiorno.

Da qui i piloti, condizioni meteo permettendo, potranno sorvolare la catena delle Mainarde ed il monte Meta, alto 2240 metri e distante circa venti chilometri dal decollo. Alla sera nella piazza centrale del paese è prevista
una cena offerta dagli abitanti di San Donato e l'esibizione di un gruppo
folcloristico musicale, il sabato, sostituito la domenica sera dalla consegna dei riconoscimenti ai partecipanti.

Lo spirito delle due giornate, dedicate alla memoria del pilota Angelo Antonio D'Aguanno, sarà quello dell'amicizia e del volo libero inteso, non solo come volo senza motore, ma anche libero da vincoli competitivi, non potendo classificare come tali le prove d'abilità previste in atterraggio.

Lo scorso anno si contarono settanta intervenuti, numero che gli organizzatori si apprestano ad eguagliare, se non battere.

Per il trentesimo anno ad Alpe di Siusi in Val Gardena, nella parte occidentale delle Dolomiti, il Deltaclub Schlern di Terlano (Bolzano) organizza per il 21 e 22 giugno la festa della giornata più lunga dell'anno che, condizioni meteo permettendo, si spera sarà favorevole alla pratica del volo libero in deltaplano e parapendio.

La manifestazione è pensata come raduno di piloti con contorno di musica live e d.j. Chi vuole può atterrare presso il rifugio Spitz Bühl a quota 1980 metri, oppure raggiungerlo in seggiovia. Qui gran parte dei piloti trascorreranno la notte tra sabato e domenica in attesa dell'alba ed ammirare il fantastico panorama dello Scillar, di Punta Santnere, godere dell'ampia veduta sulla conca di Bolzano, prima di riprendere il volo.

Diversamente sarà possibile partecipare alla festa in atterraggio, soggiornare negli alberghi vicini e partecipare a nuovi voli la domenica.