venerdì 17 dicembre 2010

REGGIO CALABRIA, SUICIDIO NEL REGNO DI GIUSEPPE SCOPELLITI

Orsola Fallara si era dimessa dal suo incarico di dirigente per il Comune calabrese dopo le critiche che l'avevano bersagliata per il caso delle parcelle d'oro. E aveva convocato una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni.

Orsola Fallara è morta. A nulla è servito il delicatissimo intervento chirurgico, durato 5 ore. L’acido muriatico bevuto dal dirigente del settore Finanze e Tributi del Comune di Reggio Calabria era entrato già in circolo e aveva danneggiato l’esofago (ricostruito dall’equipe del chirurgo Costarella), il fegato, il pancreas e la milza.

La Fallara è deceduta stamattina nel reparto di rianimazione. Poche ore prima del tentato suicidio aveva tenuto una conferenza stampa per rispondere alle accuse dell’opposizione e per le quali era indagata dalla Procura della Repubblica. L’incontro con i giornalisti è stato uno sfogo che, col senno di poi, ha il sapore di un testamento. Riascoltando le sue parole è facile capire che il dirigente del settore Bilancio del Comune di Reggio Calabria stava pensando a un gesto eclatante, a conclusione di otto anni al fianco dell’ex sindaco Peppe Scopelliti. Andato via da Palazzo San Giorgio l’attuale governatore, per la Fallara è iniziato un rapporto teso con il nuovo sindaco facente funzioni Peppe Raffa. Il dirigente è depositario di numerosi segreti, a partire dal bilancio comunale che, finiti i tempi delle feste, degli spettacoli e della “Reggio da bere”, si ritrova in dissesto. Un buco finanziario di diverse centinaia di milioni di euro. Una patata bollente che Scopelliti ha lasciato in mano a Raffa.

Nel video, la Fallara spiega le sue ragioni. Si sofferma su alcuni pareri circa la vicenda che, nelle ultime settimane, ha scatenato numerose polemiche in città oltre a un’indagine giudiziaria per accertare la regolarità di un’autoliquidazione di circa un milione di euro come rimborsi per essere stata componente della commissione tributaria per conto del Comune. Non certamente la prima indagine in cui lei è rimasta coinvolta in qualità di dirigente comunale.


Durante la conferenza stampa, la Fallara ha detto anche altre cose. Si è dimessa da dirigente al settore Finanze e Tributi, ha chiesto scusa alla famiglia, ha ammesso di avere sbagliato e di non avere seguito più le indicazioni dell’ex sindaco Giuseppe Scopelliti, “che voglio chiamare Peppe – aveva affermato poche ore prima del tentato suicidio – proprio perché sono cresciuta con lui e per me è stato un onore lavorare al suo fianco” e ha aggiunto  “Scopelliti, a differenza di altri, è un politico con la “P” maiuscola e ha fatto bene a dire che ormai non faccio più parte del suo gruppo, perché non ho agito seguendo le indicazioni e i principi ai quali lui sempre si è ispirato. Peppe Scopelliti ha lavorato con grande onestà per fare grande questa città. Non ho nemmeno il coraggio di chiamarlo al telefono perché è chiaro che il mio rapporto con lui è finito".

Dopo le scuse, la Fallara era passata al contrattacco. Se l’è presa con esponenti politici di centrosinistra, avvocati parenti di altri dirigenti, il sindaco facente funzioni Peppe Raffa e l’ex consigliere comunale del Pd Demetrio Naccari.     

Inquietante la sua frase prima di licenziare i giornalisti: “Da domani Naccari e Raffa saranno i responsabili di quel che mi succederà. Sono riusciti a distruggere Orsola Fallara, hanno provato a fare di me lo strumento per gettare fango sul “modello Reggio” ma non ci riusciranno perché quel modello ha cancellato il 208 (ex ghetto rom al centro della città, ndr), riaperto il teatro Cilea, incrementato i servizi sociali e l’acqua nelle case. E poi io avrò sbagliato, ma non posso accettare lezioni di morale da chi non ha titoli per darne. È vero che mi sono rivolta alla giustizia civile del Tribunale per sapere se ho diritto o meno a ricevere quelle somme, ma dopo tanti pareri contrastanti e dopo aver fornito le carte alla Procura mi restavano solo il Tribunale e la giustizia divina”.  

Prima del folle gesto, quindi, la Fallara si è scagliata contro chi, dopo un lungo letargo, ha svolto il ruolo di opposizione in una Reggio, feudo incontrastato di Peppe Scopelliti che per otto anni ha “drogato” i cittadini con un fiume di soldi in spettacoli e feste. Milioni e milioni di euro spesi che oggi si traducono in un buco in bilancio difficile da colmare.
di Lucio Musolino

Fonte: il Fatto Quotidiano

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