Le
reti familiari informali tengono, ma preoccupa il futuro dei figli. E il 23% ha
rinunciato al dentista perché troppo costoso
L'integrazione familiare dell'offerta
sanitaria pubblica. Le
famiglie del Lazio spendono di tasca propria per le prestazioni sanitarie più
di quanto avviene nel resto d'Italia. Nel Lazio l'88,7% delle famiglie ha
sostenuto spese nell'ultimo anno per acquistare farmaci a prezzo intero o per
pagare i ticket in farmacia (il 78,2% nella media italiana), l'83,5% ha
sostenuto spese out of pocket per prestazioni ambulatoriali come visite mediche
specialistiche o accertamenti diagnostici (il 60,3% a livello nazionale), il
43,6% per visite e prestazioni odontoiatriche private (contro una media del
38,6%). Data la scarsa copertura da parte del sistema sanitario pubblico, negli
ultimi due anni il 31% delle famiglie del Lazio ha effettuato solo le cure
odontoiatriche indispensabili, preferendo strutture pubbliche o puntando al
massimo risparmio in caso di accesso alle strutture private, anche rinunciando
alla qualità. E il 23% è stato costretto a rinunciare o rimandare il ricorso al
dentista, sebbene fosse necessario, perché troppo costoso. È quanto emerge da
una ricerca sul welfare nel Lazio realizzata nell'ambito del progetto «Welfare,
Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol, con la
collaborazione del Consiglio regionale Unipol Lazio.
I tagli alla sanità pubblica. Nel Lazio la sanità pubblica regionale è
soggetta a processi di razionalizzazione dell'offerta ospedaliera, con la
riduzione dei posti letto per acuti. E il Lazio è una delle Regioni con piano
di rientro, dovuto al deficit accumulato nelle precedenti gestioni, per cui gli
amministratori regionali si sono trovati a dover operare in questi anni una
riduzione complessiva dei costi, che potrebbe aver avuto un impatto anche sulla
qualità e la capillarità dei servizi erogati. Dal 2007 al 2011, sia le
strutture ospedaliere pubbliche che quelle private accreditate si sono ridotte
nella regione del 7% circa, mentre nel resto d'Italia sono aumentate. I posti
letto sono diminuiti del 19,7% nelle strutture pubbliche e del 28,4% in quelle
private accreditate, più che nelle altre aree del Paese (nella media nazionale
la variazione è pari a -6,6%). Anche il personale medico e infermieristico si è
ridotto nel Lazio rispettivamente del 5,7% e del 5% contro una sostanziale
stabilità registrata a livello nazionale. La spesa sanitaria pubblica per
abitante nel Lazio è diminuita del 4%, con una riduzione particolarmente
sensibile tra il 2009 e il 2010 (-2%), a fronte di un andamento pressoché
invariato nelle altre aree del Paese.
La rete del welfare familiare. Il 40% delle famiglie italiane è impegnato in
una vera e propria rete di supporto informale, fornendo aiuto ai familiari in
difficoltà. Questa tendenza appare ancora più spiccata nel Lazio (55%). Nella
regione la tipologia di supporto scambiata più frequentemente consiste
nell'aiuto a persone sole o malate (riguarda il 22,9% delle famiglie), il
prestito infruttifero di denaro o di altri beni (il 18,1% nel Lazio contro
l'8,2% a livello nazionale) e l'assistenza agli anziani (il 17,6% contro il
9,8% medio). Le voci di spesa più diffuse nel Lazio sono orientate
all'assistenza ad anziani e bambini e al mantenimento dei Neet, i giovani che
non studiano e non lavorano, con costi che gravano sulle famiglie a fronte di
una copertura pubblica carente.
I consumi al tempo della crisi. La congiuntura economica sfavorevole influenza
le scelte e i comportamenti delle famiglie. La strategia prevalente per
fronteggiare le difficoltà è la razionalizzazione, con la riduzione di sprechi
ed eccessi, adottata dall'82,5% delle famiglie del Lazio. Molte sono le
famiglie orientate alla ricerca di opportunità di risparmio e alla riduzione
dei consumi in vari ambiti, da quello alimentare (il 64,5% nel Lazio e il 72,8%
in Italia), alla convivialità del ristorante (il 53,2% nel Lazio e il 58,7% in
Italia), fino agli spostamenti e ai mezzi di trasporto (il 48,6% nel Lazio e il
59,6% in Italia).
Le preoccupazioni maggiori: il futuro dei figli. La paura più diffusa nel
Lazio è il rischio di ammalarsi (per il 37,7% delle famiglie). Ma il timore più
avvertito dalle famiglie della regione rispetto al resto del Paese è il futuro
dei figli (per il 32,3% contro il 26,6% registrato a livello nazionale), poi la
non autosufficienza (27%), la situazione economica (23,4%) e il lavoro (22,4%).
Con quali strumenti affrontare i
bisogni socio-assistenziali di domani? Il
44,7% delle famiglie nel Lazio si aspetta da parte del soggetto pubblico una
copertura sufficiente (si tratta di chi non ha alternative alla copertura
pubblica per ragioni economiche), il 46,1% integrerà i servizi pubblici con
quelli privati pagando di tasca propria, il 9,2% (contro il 9,8% a livello
nazionale) considera il ricorso a strumenti assicurativi e finanziari privati.
Di questi ultimi, il 7,1% (il 5,7% nella media Italia) propende per un modello
di welfare mix, integrando la copertura pubblica con le prestazioni finanziate
tramite mutua o assicurazione, e il 2,1% (il 4,1% a livello nazionale) pensa di
affidarasi completamente al privato grazie a strumenti assicurativi. Emerge così
una consapevolezza diffusa che la copertura pubblica necessiterà di
integrazioni private. Ma la cultura dell'autoregolazione e dell'out of pocket
rimane ancora largamente dominante, con un mercato delle prestazioni
assistenziali fortemente disomogeneo.
“La fotografia restituita dalla ricerca
presentata quest'oggi ci conduce a prendere sempre più consapevolezza del fatto
che gli attuali assetti di welfare non sono più in grado di rispondere ai nuovi
bisogni socio-assistenziali della famiglie italiane, nonché ai cambiamenti
strutturali dell'economia, ai trend demografici e al nuovo mercato del lavoro”,
ha detto Pierluigi Stefanini, Presidente di Unipol. “Il progetto "Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche
sociali", che quest'anno giunge alla seconda annualità, si pone
l'obiettivo di riflettere in maniera permanente e di concerto con tutti i
soggetti impegnati nel settore sulle modalità attraverso le quali rendere il
sistema del welfare più efficiente, dunque strumento di sviluppo economico, occupazionale
e di inclusione sociale”, ha concluso Stefanini.
“Preoccupa quanto emerge da questa ricerca.
Preoccupa e allarma perchè vi si legge un progressivo sgretolamento nel corso
degli anni del sistema di welfare anche nel nostro territorio, falcidiato da
una recessione economica senza precedenti”, ha detto Claudio Di Berardino,
Segretario Generale della Cgil Roma e Lazio e Presidente del Consiglio
regionale Unipol Lazio. “E' necessario un
nuovo modello di welfare, a partire dal rilancio del ruolo e delle scelte
strategiche del pubblico, capace di includere e dare risposte ai disagi vissuti
quotidianamente dalle famiglie”, ha concluso Di Berardino.
Fonte:http://www.censis.it
Nessun commento:
Posta un commento