"Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... chi ha dato, ha dato, ha dato..." sembra il paradossale epilogo della vicenda Amianto nella Guardia di Finanza a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia. Alla mancata concessione (al personale dipendente) dei curriculum lavorativi per l'esposizione all'amianto, necessari per la prevista pratica di risarcimento previdenziale, i Comandi, che avevano dichiarato l'esposizione dei propri dipendenti entro i limiti di Legge, hanno aggiunto - in seguito agli accessi amministrativi degli interessati, per visionare i rilevamenti ed i monitoraggi previsti dalla Legge - di aver "buttato le carte" in seguito ad improbabili scarti d'archivio quinquennali.
Una tesi, questa, di una debolezza sconcertante, tenuto conto della notevole rilevanza dei monitoraggi ambientali e sanitari previsti ai fini della sicurezza del lavoro (specialmente in presenza di amianto, bonificato o da bonificare) e dell'innegabile interesse specifico, giuridico e amministrativo, del personale che ha in corso con i Comandi una vertenza già dal 2004, ed ha registrato - a causa dell'amianto - morti e patologie asbesto-correlate.
Un colpo di teatro inaspettato che difficilmente convincerà la Magistratura e che ha indotto, nell'immediato, l'Associazione Movimento dei Finanzieri Democratici e l'Avvocato Ezio Bonanni del Foro di Roma (noto specialista in materia e suo difensore) a promuovere due autonome interrogazioni parlamentari, depositate in queste ore dagli Onorevoli Giulio Camber e Carlo Monai.
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