Dall'inizio della crisi l’indebitamento è aumentato del 36,5%,
anche se nell'ultimo anno è in calo. Bortolussi: “L’insicurezza legata alla
crisi economica, al timore di una impennata dei tassi di interesse e, in particolar modo, alla
paura di perdere il posto di lavoro ha indotto moltissime persone a concentrare
le proprie entrate e una parte consistente dei risparmi al pagamento dei debiti“.
Secondo un’analisi realizzata dall'Ufficio studi della CGIA, dall'inizio della crisi al 31/12/2012 l’indebitamento delle famiglie italiane è cresciuto di 134
miliardi, pari ad un aumento percentuale del 36,5: in termini assoluti ha
toccato quota 501,58 miliardi di euro, anche se va evidenziato che la punta
massima registrata in questi ultimi anni è stata raggiunta alla fine del 2011,
con 506,2 miliardi di euro. Dalla CGIA sottolineano che tra il 2007
ed il 2012 l’inflazione è aumentata dell’11,2%.
L’indebitamento medio delle famiglie italiane è di 19.387 euro, mentre
le province più esposte con il sistema
bancario sono quelle lombarde: al primo posto troviamo Lodi,
con un dato medio per famiglia pari a 27.831 euro, seguono Monza-Brianza, con
27.628 euro, Milano, con 27.407 euro e Varese, con 25.968 euro. Niente a che
vedere con gli importi che caratterizzano le realtà provinciali meno esposte
con il sistema bancario: Vibo Valentia, con 9.094 euro, Enna, con 8.551 euro e
l’Ogliastra, con 8.408 euro.
Per indebitamento medio delle famiglie consumatrici italiane si è inteso
quello originato dall'accensione di mutui per l’acquisto di una abitazione, dai
prestiti per l’acquisto di auto/moto e in generale di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la
ristrutturazione di beni immobili, etc.
Come mai le famiglie italiane nell'ultimo anno hanno ridotto lo stock di
debito?
“Ho l’impressione – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA
– che nell’ultimo anno molte famiglie abbiano deciso di saldare i propri
creditori a scapito dei risparmi e dei consumi. L’insicurezza legata alla crisi
economica, al timore di una impennata dei tassi di interesse e, in particolar
modo, alla paura di perdere il posto di lavoro ha indotto moltissime persone a
concentrare le proprie entrate e una parte consistente dei risparmi al
pagamento dei debiti“.
Questo comportamento, legato anche agli aumenti delle tasse e del numero
dei senza lavoro avvenuti negli ultimi anni, ha concorso a contrarre il reddito
disponibile delle famiglie che, nel 2012, ha provocato un vero e proprio tracollo
dei consumi: -4,3%. Niente a che vedere con quanto era successo negli anni
precedenti: +0,1% nel 2011; +1,5% nel 2010 e -1,5% toccato nel 2009.
Più in generale, come vanno interpretati i risultati emersi a livello
territoriale?
“Premesso che le province più indebitate sono anche quelle che
presentano i livelli di reddito più elevati – prosegue Bortolussi – è
evidente che tra queste realtà in difficoltà vi sono anche molti nuclei
appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le forti esposizioni
bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi
investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci devono
preoccupare relativamente“.
Per la CGIA, tuttavia, si sta facendo strada un fenomeno molto
pericoloso:
“La maggiore incidenza del
debito sul reddito – conclude Bortolussi – la riscontriamo nelle famiglie
economicamente più deboli: è chiaro che con il progressivo aumento della
disoccupazione e la conseguente riduzione del reddito disponibile questa
situazione è destinata a peggiorare. Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia
esiste un ampio mercato del prestito informale che non transita per i canali
ufficiali. Vista la forte contrazione degli impieghi bancari avvenuta in questi
ultimi anni, non è a escludere che questo fenomeno sia in espansione, con il
pericolo che la piaga dell’usura si diffonda a macchia d’olio“.
Fonte: http://www.cgiamestre.com
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