In
20 anni è salita di 7 volte la spesa per le scommesse, ma si sono dimezzate le
vincite vere.
Il
codice penale vieta il cosiddetto "gioco" d'azzardo. Ma, di deroga in
deroga, leggina dopo leggina, politici e lobby hanno portato gli italiani a
spendere in media 1.410 euro a testa tra videopoker, grattini, puntate online e
altre scommesse. Media che nel 2001 era di "appena" 336 euro.
Quello
dell'azzardo è uno dei pochissimi consumi cresciuti in Italia, iperstimolato
dall'illusoria sensazione di vincere, con gratificazioni civetta "a
piccole dosi", ovunque e in ogni situazione, a tutte le ore. Lo spaccio di
azzardo nel Belpaese è così il più florido del mondo. Ma sempre più avaro.
Praticamente
in 20 anni sono sprofondate le vincite degne di questo nome e si è impennata la
spesa per consumo di azzardo.
"Le
vincite vere sono quelle in cui prendi più di quanto hai speso, e i premi
apprezzabili sono convenzionalmente fissati dai 500 euro in su, tanto che la
tassazione aggiuntiva del 6% scatta sui premi superiori a questo importo. Nel
2012 i premi significativi sono stati la metà di quelli vinti nel 1994, quando
però "giocava" un settimo di quello che si scommette oggi."
A
fornire i dati è il sociologo Maurizio Fiasco, aggiornatissimo studioso del
fenomeno e consulente della Consulta Nazionale Antiusura.
"Il
meccanismo ora si basa su una enorme e crescente partecipazione al consumo di
azzardo: 88 miliardi e 571 milioni di euro (al netto del nero) giocati nel 2012
-nuovo record, quasi 8,7 miliardi in più rispetto al 2011- e sulle
microrestituzioni."
Vale
a dire che moltissimi puntano importi contenuti, ricevono magari qualche
zuccherino e si sentono incentivati a rigiocare. "C'è un esercito di gente
che perde piccole somme tutti i giorni -dice Fiasco- e di solito ci si ricorda
di quando si vince, senza tenere una contabilità, come facevano quelli che puntavano
alle corse dei cavalli, e non si ha la reale percezione delle perdite. Se mi
tagli un braccio, me ne accorgo; ma se mi prendi un flacone di sangue al
giorno, non mi accorgo che mi stai succhiando la vita. Siamo passati da un
sistema di "gioco" a frequenza di puntata contenuta, ma in cui si
prospettavano grandi vincite, tipo la Lotteria Italia, il Totocalcio, il terno
al Lotto, i Gratta e Vinci prima maniera e altre lotterie, ad una diffusione
pervasiva delle occasioni di "gioco", ma a bassa remuneratività e
forte induzione alla dipendenza. Per cui il tempo dedicato all'azzardo si
dilata all'inverosimile: si scommette molto di più, ma si vince sempre di
meno". Anche se la lobby dell'azzardo dice il contrario, affermando che il
pay out è consistente. "Carte e dati alla mano, le vincite sopra i 500
euro nel 2012 sono state di appena 920 milioni di euro, esattamente la metà del
1994, quando però si vinceva il doppio, cioè l'equivalente attualizzato di 1
miliardo e 85 milioni di euro a fronte di circa 15 miliardi e 205 milioni di
euro scommessi, sempre attualizzati coi coefficienti di rivalutazione
Istat."
E anche sul fronte del
"guadagno" per lo Stato biscazziere l'impoverimento galoppa. "E'
una partita senza trasparenza, ma secondo i miei calcoli -annuncia
Fiasco, snocciolando i dati più aggiornati in circolazione- nell'intero 2012 le
entrate da tasse sull'azzardo si sono ulteriormente ridotte: il fisco ha
incassato un misero 9,1%, 612 milioni di euro in meno rispetto al 2011, anno in
cui però si erano giocati 8 miliardi e 674 milioni in meno". Soli 10 anni
fa, lo Stato ci prendeva intorno al 30%, sui circa 25 miliardi di scommesse e
"giochi" vari. Hanno legalizzato tutto questo azzardo perché,
dicevano, produrrà introiti fiscali allo Stato. Una bufala. La stessa che più
di qualcuno vorrebbe attuare legalizzando droghe e prostituzione. C'è da scommetterci...
è il caso di dirlo!
I
crescenti contentini ai "giocatori" servono solo per incentivare all'azzardo.
"La stragrande maggioranza -precisa l'esperto- rimette i soldi ripresi coi
cosiddetti premi nel "gioco" e i soldi non escono dal
meccanismo". Enormi flussi di denaro così anziché finire al supermercato
per fare la spesa, nei negozi e nel circuito dell'economia, riprendono la
strada della macchinetta mangiasoldi e delle scommesse.
Un
vampiresco business, che produce immiserimento di massa delle famiglie,
depressione dei consumi di beni e servizi, con danni rilevantissimi ai settori
direttamente produttivi, e incremento della crisi fiscale dello Stato".
Insomma,
un enorme danno economico, finanziario e sociale. Invece che sostenere lo
sviluppo di persone, famiglie e imprese sane, la casta ne ha favorito il
degrado, l'alienazione, l'impoverimento. Parlamentari, premier, ministri,
politici, manager, hanno reso lo Stato un avvoltoio. Hanno trasformato la
nostra penisola in una gigantesca piattaforma delle scommesse, un enorme casinò
sul Mediterraneo. Risultato? "Il reddito disponibile delle famiglie italiane"
-afferma Fiasco- risulta aver subito un "taglio secco" di almeno 17
miliardi di euro alla fine del 2012". Cioè oltre 4 volte le entrate
annuali dall'IMU. L'emorragia potrebbe essere anche più grave. Però non si può
sapere: l'amministrazione dei Monopoli di Stato ha messo il bavaglio alla dea
bendata. Dallo scorso ottobre non pubblica più i numeri sulla spesa
nell'azzardo. Cosa c'è da nascondere?
di Francesco
Buda
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