Una “ristrutturazione del diritto del lavoro” che il governo opera “come primo atto, dopo la pausa estiva, colpendo i diritti dei lavoratori in un momento di grave difficoltà per il mondo del lavoro e per l’occupazione”. E’ questo il giudizio del segretario confederale della CGIL, Fulvio Fammoni, sul ddl Ddl AS 1167 B Bis, noto come ‘collegato lavoro’, che domani verrà discusso nell’aula del Senato - il via libera definitivo dovrebbe avvenire martedì 28 settembre - per poi passare alla Camera.
Nel corso del suo intervento al presidio promosso oggi dalla CGIL davanti a Palazzo Madama, davanti a un centinaio di lavoratori, Fammoni ha ricordato i punti critici del provvedimento: “la certificazione dei contratti che potrà riguardare singoli aspetti del rapporto di lavoro, anche in deroga alle norme dei Contratti nazionali; il rimettere preventivamente ad un 'arbitrato di equità', che può decidere anche in deroga a leggi e contratti, il dirimersi di eventuali controversie, togliendo così ai lavoratori la tutela della giustizia del lavoro; fino al depotenziamento - ha aggiunto - del ruolo del giudice del lavoro stesso tentando di relegarlo al puro accertamento dei presupposti di legittimità dei provvedimenti datoriali”. Così come, ha ricordato il dirigente sindacale, il provvedimento contiene anche “l’inaccettabile norma sull’apprendistato a 15 anni” e recupera “la delega sugli ammortizzatori sociali, prevista dal protocollo sul welfare del 2007, per approvare una legge però diversa da quello spirito scavalcando il Parlamento”.
La CGIL ha ribadito la presenza nel disegno di legge di ‘evidenti profili di incostituzionalità’: “Si vuole così capovolgere - rileva il dirigente sindacale - i fondamentali del diritto del lavoro, nato per tutelare il più debole, con una sproporzione evidente tra lavoratore e datore di lavoro. L’effetto deregolatorio e di pressione di queste nuove norme risulterà enorme”. Per questo continua la mobilitazione contro la ‘contro riforma del diritto e del processo del lavoro’: il presidio, infatti, che oggi ha visto la presenza di rappresentanti di Idv, Sel, Prc e l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano per il Pd, verrà replicato nel giorno del voto definitivo al Senato e nei successivi passaggi parlamentari.
Fonte:CGIL
Nel corso del suo intervento al presidio promosso oggi dalla CGIL davanti a Palazzo Madama, davanti a un centinaio di lavoratori, Fammoni ha ricordato i punti critici del provvedimento: “la certificazione dei contratti che potrà riguardare singoli aspetti del rapporto di lavoro, anche in deroga alle norme dei Contratti nazionali; il rimettere preventivamente ad un 'arbitrato di equità', che può decidere anche in deroga a leggi e contratti, il dirimersi di eventuali controversie, togliendo così ai lavoratori la tutela della giustizia del lavoro; fino al depotenziamento - ha aggiunto - del ruolo del giudice del lavoro stesso tentando di relegarlo al puro accertamento dei presupposti di legittimità dei provvedimenti datoriali”. Così come, ha ricordato il dirigente sindacale, il provvedimento contiene anche “l’inaccettabile norma sull’apprendistato a 15 anni” e recupera “la delega sugli ammortizzatori sociali, prevista dal protocollo sul welfare del 2007, per approvare una legge però diversa da quello spirito scavalcando il Parlamento”.
La CGIL ha ribadito la presenza nel disegno di legge di ‘evidenti profili di incostituzionalità’: “Si vuole così capovolgere - rileva il dirigente sindacale - i fondamentali del diritto del lavoro, nato per tutelare il più debole, con una sproporzione evidente tra lavoratore e datore di lavoro. L’effetto deregolatorio e di pressione di queste nuove norme risulterà enorme”. Per questo continua la mobilitazione contro la ‘contro riforma del diritto e del processo del lavoro’: il presidio, infatti, che oggi ha visto la presenza di rappresentanti di Idv, Sel, Prc e l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano per il Pd, verrà replicato nel giorno del voto definitivo al Senato e nei successivi passaggi parlamentari.
Fonte:CGIL
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