Una
malattia in continua crescita, dall’allarmante peso sociale: per 8 pazienti su
10 ha serie influenze sul lavoro. Il prof. Vittori (SIGO): “Con l’adesione di 5
Governatori possiamo estendere automaticamente l’Osservatorio a tutto il Paese.
Aiutando anche il welfare”
Nel
Lazio, una donna su 10 soffre di endometriosi. Quasi 300mila pazienti,
costrette in certi casi ad aspettare fino a dieci anni per ricevere una
diagnosi corretta. Vivono una quotidianità segnata da dolori mestruali
fortissimi e rapporti sessuali praticamente impossibili. Il 79% ha
ripercussioni sul lavoro. Ma oggi la ricerca è in grado di offrire loro un aiuto
importante: si chiama dienogest ed è la prima terapia orale specifica approvata
per la malattia. “È una molecola caratterizzata da profili di tollerabilità e
sicurezza che ne permettono l’impiego a lungo termine – spiega il prof. Giorgio
Vittori, Past President della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia
(SIGO) durante il Sanit, il 10° Forum internazionale della salute in chiusura
oggi a Roma –. Un progestinico in grado di ridurre il dolore e la
sintomatologia. Erano vent’anni che aspettavamo questa rivoluzione. Infatti,
l’endometriosi è una patologia molto invalidante. Le Società Scientifiche e le
Associazioni di pazienti già nel 2005 avevamo proposto al Parlamento italiano
di includerla tra le malattie di interesse sociale, perché non riguarda solo la
qualità della vita, ma tocca problematiche ben più ampie. È una delle più
diffuse cause di infertilità: ne è colpito il 30% delle donne che non riesce a
procreare. Una situazione che aggrava un dato già allarmante: nel nostro Paese
registriamo ogni anno 250mila nascite in meno di quelle necessarie per
mantenere la curva della previdenza sociale. In un momento nel quale il tasso
di fecondità è così basso, è evidente come l’endometriosi diventi una questione
nazionale. Per fortuna, nel 2012 la malattia è stata aggiunta nelle tabelle di
invalidità. Secondo il nostro parere, il prossimo passo decisivo è
l’istituzione di Registri regionali, presenti ad oggi solo in Friuli, il primo
a disporre, dopo legge ad hoc (n.18/2012), un Osservatorio sulla patologia con
il compito di promuoverne la diagnosi precoce e la sua conoscenza. Il vantaggio
della creazione di questi strumenti è poco percepito: conoscere meglio il
disturbo permette di organizzare strategie appropriate e minimizzare gli
sprechi. Coglierlo nelle prime fasi significa ridurre di 25 volte la spesa
sanitaria e previdenziale. Lanciamo quindi un appello agli Enti locali:
realizziamo i Registri regionali. Se soltanto accettassero cinque Governatori,
l’estensione scatterebbe in automatico a tutta l’Italia”. L’endometriosi è una
patologia dovuta alla presenza di tessuto endometriale al di fuori della sua
sede naturale, l’utero, che migra in altre sedi del corpo determinando lesioni
locali. È in costante crescita e colpisce fin dalla giovane età: 7 su 10 presentano
manifestazioni tipiche addirittura da adolescenti, ma il 47% deve consultare
addirittura cinque specialisti prima di ricevere la diagnosi. “La terapia a
base di dienogest riveste un’importanza assoluta per le pazienti in età
riproduttiva – aggiunge il prof. Felice Petraglia, Direttore della Scuola di
Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Siena –. Induce
uno stato di inibizione dell’ovulazione completo ma temporaneo, preservando
così la salute delle ovaie. Come dimostrato dagli studi, dopo la sua
sospensione l’attività fisiologica riprende in maniera regolare. L’efficacia
della molecola permette di ridurre in modo drastico anche gli interventi
chirurgici. Soluzioni comunque non definitive, che in un caso su 3 possono
presentare recidive. Inoltre il dienogest non presenta conseguenze androgeniche
di rilievo, come ad esempio l’irsutismo”.
Le cause dell’endometriosi non sono ancora del tutto note, ma è probabile che
un ruolo importante lo giochi il numero medio di mestruazioni nella vita.
Infatti, queste corrispondono a veri e propri picchi infiammatori, che
colpiscono ovviamente l’utero e i suoi tessuti. “Il numero di cicli è aumentato
in maniera considerevole nelle occidentali e in particolar modo nelle italiane
– conclude il prof. Vittori –, perché procreano sempre di meno. Il tasso di
fecondità del nostro Paese è di 1,39 figli per donna, uno dei più bassi al
mondo, con un’età media al primo parto elevata: 31,4 anni. Questo purtroppo non
basta a spiegare l’evoluzione di una patologia così particolare. Di
conseguenza, per assicurare alle pazienti la miglior qualità di vita possibile
dobbiamo monitorare con costanza l’evoluzione della malattia. Questo ci
permetterà di prevenire danni più ampi, come sul fronte della fertilità, e di risparmiare.
Non dimentichiamo che si tratta di pazienti costrette a consumare farmaci
antidolorifici e prestazioni diagnostiche e terapeutiche in gran quantità, sia
prima che dopo la diagnosi. L’endometriosi costa all’Unione Europea, in termini
sanitari e socio-economici, circa 30 miliardi di euro l’anno”.
Fonte: http://www.medinews.it/
Nessun commento:
Posta un commento