Italiani
e politica, fine di un amore antico. Il 77% degli italiani considera
«mediocri» le persone ai vertici della politica, il 18% le giudica appena
sufficienti. Il 37% dei cittadini non ha alcuna fiducia nei politici e il 50%
una fiducia molto bassa. Per il 77% degli italiani in politica si fa carriera
con raccomandazioni e favoritismi, per il 15% grazie a progressioni
automatiche, solo per l'8% in virtù del merito. Se un tempo la politica
coinvolgeva, appassionava, era importante per gli italiani, nella «società
impersonale» fare politica logora il prestigio di chi la fa. Sono stati più di
14 milioni gli astenuti elle elezioni politiche del febbraio scorso (il 27,8%
degli aventi diritto, il più alto tasso di astensione nella storia della
Repubblica), con un balzo del 28,2% rispetto alle precedenti elezioni (un
incremento superato solo nel 1979, rispetto alle politiche del 1976, quando
l'aumento fu del 48,2%). E il dato dell'astensionismo è salito ancora al 37,6%
alle ultime elezioni amministrative. Il 56% degli italiani non è coinvolto in
nemmeno una delle forme di partecipazione politica non elettorale (firma di
petizioni, partecipazione a dibattiti pubblici nazionali o locali, espressione
del proprio punto di vista agli eletti ai vari livelli, ecc.): la percentuale è
più alta della media europea (42%), superiore a quella di Germania (47%),
Grecia (49%), Svezia (36%) e Francia (28%).
Il
volto svelato dell'elettore grillino. La Ue come maledizione, il web e i
giovani per redimere la democrazia, tanta rabbia per la crisi e contro i
politici: sono questi i connotati che distinguono gli elettori del Movimento 5
Stelle rispetto a quelli degli altri schieramenti. Per il 58% degli elettori
grillini l'euro è la vera causa dei nostri problemi economici e sociali (la
percentuale scende al 55,5% tra gli elettori del centro-destra, al 30,5% tra
quelli del centro-sinistra, al 28% tra quelli del centro). Il 27% dei grillini
ritiene che, se uscissimo dalla Ue e tornassimo alla lira, l'Italia sarebbe più
forte (la pensa allo stesso modo il 37% nel centro-destra, ma solo l'11% nel
centro e il 9% nel centro-sinistra). L'Europa è ostaggio dei Paesi forti,
Germania in testa, per l'81% dei grillini (la pensa così l'84% nel
centro-destra, il 75% tra gli elettori centristi, il 71% nel centro-sinistra).
Il web über alles riassume il valore della rete per gli elettori del M5S: il
66% ritiene che Internet conti molto o abbastanza nella formazione delle loro
opinioni politiche, dalle decisioni di voto al punto di vista sui vari temi (la
percentuale scende al 42% tra gli elettori del centro-sinistra, al 34% tra
quelli del centro-destra, al 24% tra quelli del centro). Al vertice delle cose
da fare per migliorare la democrazia italiana, il 37% degli elettori grillini
mette la partecipazione dei cittadini alle decisioni tramite il web. E, secondo
loro, è ora di fare largo ai giovani per migliorare la democrazia (lo pensa il
52%).
Italiani
arrabbiati, impauriti e rancorosi: pronti per derive populiste. Negli
ultimi tre anni gli italiani sono diventati più preoccupati (52%) e più
arrabbiati (50,5%), il 45% ha iniziato a provare rabbia verso politici e
istituzioni, il 40% a nutrire una minore fiducia nel futuro (tra i giovani di
18-29 anni questa percentuale sale al 57%) e il 35% ad avere paura. La nostra è
una società seduta che non ha grandi speranze per il futuro, che anzi prova
timore e reagisce con rabbia e rancore verso la politica. La «società
impersonale» vive con la tendenza a fare da spettatrice di quello che accade e
poi inveisce contro tutto e tutti: una miscela potenzialmente infiammabile,
come accaduto altrove, da populismi abili.
Per
quanto dura, la crisi non innescherà la lotta di classe. Se un tempo tutto
si coagulava intorno all'appartenenza di classe e all'identità politica, oggi i
fattori di tensione sociale sono individuati nel conflitto tra chi paga le
tasse e chi non le paga (fattore indicato dal 28,5% degli italiani), tra
autoctoni e immigrati (27%), tra ricchi e poveri (18%). Solo il 6% degli
italiani avverte tensioni derivanti dalla diversità delle opinioni politiche.
Ci
tengono insieme gli stili di vita simili. A tenerci insieme, a farci
sentire vicini agli altri, è la comunanza degli stili di vita. Il 26% degli
italiani dichiara che le persone alle quali si sentono più vicini sono quelle
che hanno stili di vita simili ai loro, cioè che fanno le stesse cose nel tempo
libero e hanno un rapporto simile con i consumi. Il 16,5% indica quelle con cui
si condividono valori fondamentali, dal patriottismo alla tolleranza. Per il
16% ciò che unisce è l'appartenenza alla stessa generazione, per il 10% vivere
in prossimità, per l'8% fare lo stesso lavoro, per il 7% avere lo stesso
reddito, e solo quote residuali riconducono il concetto di vicinanza alla
dimensione politica (3%) o religiosa (2%).
Fonte: Censis
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