Golpe
di stato: la lista nera dei traditori della patria – Terza guerra mondiale
parte IV
Di
Alessandro De Angelis - per nocensura.com
Se
ci troviamo, come dimostrato nei precedenti articoli, sotto un regime di
dittatura da parte dell'oligarchia bancaria, dove la BCE e la Commissione
Europea decideranno le politiche sociali degli stati, imponendo loro tasse e
licenziamenti, lo dobbiamo a una strategia che parte da lontano nel tempo e che
si è potuta estrinsecare grazie all'aiuto di politici con loro collusi.
Vediamo
quindi chi sono gli artefici principali di questa strategia in Italia e se
possono essere imputabili di alto tradimento nei confronti dello stato, della
sua sovranità e della sua costituzione.
Nel
1981 il ministro del Tesoro Andreatta e il Governatore della Banca d'Italia
Azelio Ciampi decretano il divorzio tra il ministero del tesoro e Banca
d'Italia. Cessa quindi l'obbligo di Banca d'Italia di acquistare tutti i titoli
di stato che venivano emessi dal ministero del tesoro per finanziare il deficit
dello stato stesso. Questo porterà all'acquisto di titoli di stato da parte
delle grandi banche commerciali che, comprando i titoli, costringerà lo stato a
pagare loro interessi, generando così un debito vero che passerà dai 142
miliardi dell'81 (falso debito, in quanto alla Banca d'Italia bastava stampare
il denaro per ripianarlo) a ben 850 miliardi nel 1992 (debito vero, in quanto contratto
con banche commerciali private, che lo stato e quindi il popolo dovrà ripagare
sotto forma di tassazione forzata).
29
gennaio 1992, legge 35/92 Amato-Carli: viene emanata la legge per la
privatizzazione di istituti di credito e di enti pubblici. Banca d'Italia viene
privatizzata in palese violazione con l'art. 3 del suo statuto che recita: “In
ogni caso dovra essere assicurata la permanenza della partecipazione
maggioritaria al capitale della banca da parte di enti pubblici o di società la
cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti
pubblici”.
Si
è quindi ceduta la sovranità monetaria, violando due articolo fondamentali
della costituzione: l'art. 1 (“La sovranità appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”) e l'art. 11 (“L'Italia
[…] consente in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra
le nazioni”).
Non
bastasse, il 7 febbraio 1992 viene varata la legge 82 con cui il ministro del
Tesoro Guido Carli (ex governatore di Banca d'Italia) attribuisce alla Banca
d'Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo
più concordare con il Tesoro”, cosicché, da questo momento, è Banca d'Italia a
decidere per il nostro stato il costo del denaro, ovvero gli interessi con cui
ripagare la stampa del denaro.
Successivamente,
il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il ministro degli Esteri Gianni
De Michelis e il ministro del Tesoro Guido Carli firmano il trattato di
Maastrich, con cui viene istituito il sistema europeo di banche centrare (SEBC)
e europea (BCE), che ha il compito di emettere la moneta unica (Euro) e di
gestire la politica monetaria.
Il
4 gennaio 2004 si scoprono le quote di partecipazione di Banca d'Italia che è
in mano, per il 95%, a banche private, mentre solo il 5% è ancora in mano allo
stato attraverso l'INPS.
Nel
2006 il governo Prodi modifica lo statuto 3 di Banca d'Italia che la voleva un
ente di diritto pubblico.
In
questi passaggi si sono violati i due articoli sopraccitati della costituzione,
in quanto oltre alla perdita di sovranità appartenente al popolo, l'art. 11
della costituzione consente limitazioni – ma non cessioni! – della sovranità
nazionale, che inoltre, per quanto riguarda la sovranità monetaria, non è stata
ceduta neanche in condizioni di parità, poiché le quote di partecipazione non
sono sono paritarie e vi fanno inoltre parte stati, come l'Inghilterra, che non
fanno parte dell'euro, ma che partecipano alle decisioni di politica monetaria
del nostro stato.
Tutti
i signori sopraccitati, nonché i senatori e i deputati dei vari governi che
hanno firmato questi accordi, hanno violato il codice penale 241 che recita: “Chiunque
commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato, o una parte
di esso, alla sovranità di uno stato straniero, ovvero a menomare
l'indipendenza dello Stato, è punito con l'ergastolo.”
Viene
violato inoltre l'art. 283 del codice penale che recita: “Chiunque commette
un fatto diretto a mutare la costituzione dello stato o la forma del governo
con mezzi non consentito dall'ordinamento costituzionale dello stato, è punito
con la reclusione non inferiore ai 12 anni.”
Infatti
i nostri cari politici hanno ceduto un potere indipendente e sovrano del nostro
stato ad un organismo privato ed anche esterno allo Stato stesso. Rendendosi
conto della gravità di questi reati, il 24 febbraio 2006 con la legge n. 85
vengono introdotte “modifiche al codice penale in materia di reati
d'opinione” e verranno modificati proprio gli art. 241, riguardanti gli
attentati contro l'indipendenza, l'integrità e l'unità dello stato, 283,
relativo all'attentato contro lo stato, 289, che riguarda l'attentato contro
organi costituzionali e contro le assemblee regionali, ovvero attentati alle
istituzioni democratiche del nostro stato.
Cittadini!
Iniziamo a far tremare i politici, traditori dello stato, creando una lista
nera di tutti coloro che invece di essere puniti con l'ergastolo, o con la
reclusione fino a 12 anni, si sono salvati modificando le leggi stesse che li
condannavano. Facciamo sapere loro che il giorno in cui il popolo verrà a
conoscenza di questo alto tradimento e si libererà dalla dittatura cui è stato
sottoposto verranno ricancellate le leggi che si sono modificate e sconteranno
la condanna che gli è dovuta ed il sequestro di tutti i loro beni.
Facciamoli
tremare.
Alessandro
De Angelis
scrittore
e ricercatore antropologo
Fonte: http://www.nocensura.com
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