Nell’arco di 10 anni la percentuale di malati in
Italia è passata dal 3,7% al 5,5%
Presentata
al Senato l’edizione 2013 dell’Italian Barometer Diabetes
Report, documento redatto annualmente da Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation che si pone l’ambizioso obiettivo di
fornire il più aggiornato ‘stato dell’arte’ del diabete in Italia. “Il Rapporto
2013 raccoglie i contributi di oltre 50 tra i maggiori esperti nazionali di
diverse discipline e rappresenta una selezionata antologia di ricerche e
riflessioni di colleghi che rappresentano le massime autorità scientifiche nel
campo”, spiega Agostino Consoli, Professore
di Endocrinologia, Università Gabriele d’Annunzio di Chieti, che ha curato il
Report 2013.
“Il diabete può essere considerato il modello paradigmatico delle
malattie croniche non trasmissibili e di esse è probabilmente la più diffusa ed
una delle più pericolose, essendo gravata da una serie di complicanze
gravissime e costosissime”, prosegue Consoli. Tra i dati
evidenziati nell’Italian Barometer Diabetes Report 2013 emerge come,
secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la malattia, entro il 2030,
rappresenterà in Europa la quarta causa di morte, raggiungendo
quindi il triste primato di contribuire alla mortalità della popolazione più di
quanto non facciano collettivamente AIDS, malaria e tubercolosi, considerate
‘la peste dei nostri tempi’.
Nel
documento si sottolinea, inoltre, come il diabete sia decisamente una patologia ‘sociale’,
dal momento che, per la sua elevatissima diffusione, coinvolge di fatto gran
parte della popolazione. Nell’arco di 10 anni la percentuale di malati in
Italia è passata dal 3,7% al 5,5% (dati ISTAT 2012). Ogni minuto, nel nostro
Paese viene effettuata una nuova diagnosi di diabete; ogni 3 minuti e mezzo un
diabetico ha un attacco cardiaco, ogni dieci minuti un diabetico muore.
Una
malattia con tale prevalenza non può non impattare fortemente anche sulla
spesa: in media ogni malato spende
2.600 euro l’anno per la sua salute, più del doppio rispetto ai
concittadini senza diabete, incidendo per lo 0,29% sul Pil. “E’ estremamente importante sottolineare che di questi 2.600 euro
solo il 7% deriva dalla spesa per i farmaci, mentre il 25% è legato ai costi
delle complicanze cardiovascolari, renali, oculari e neuropatiche e si calcola
che il costo per i pazienti che presentano complicanze sia addirittura
quadruplo rispetto ai pazienti non complicati – dice ancora Consoli - e una fetta ancora più cospicua
è relativa alle ospedalizzazioni per diabete, poiché circa il 20% delle persone
in ricovero ospedaliero sono affette da questa patologia”.
“Alla sfida posta da questa malattia occorre dare una risposta
forte, che veda impegnati non solo i medici e gli operatori sanitari, ma
coinvolga in prima linea le Istituzioni, la società e i cittadini, oltre
ovviamente alle persone con diabete e alle loro famiglie, per definire le
azioni da intraprendere ed individuare un preciso modello organizzativo nel
quale queste azioni vengano collocate”, aggiunge Renato Lauro,
Presidente di IBDO Foundation. “Con i propri progetti di ricerca e di osservazione sistematica,
nei quali la pubblicazione del Rapporto annuale ovviamente si inserisce, IBDO
Foundation si propone di contribuire a questo sforzo”,dice Lauro.
Se
può essere di conforto osservare che la rete diabetologica italiana è
sicuramente tra le più evolute a livello mondiale, e in tal senso i risultati
clinici, sociali ed economici, desumibili dalla letteratura internazionale,
dimostrano un’eccellenza dell’Italia nella cura delle persone con diabete, “la
sfida posta dalla malattia, per le dimensioni che il fenomeno ha assunto e, in
mancanza di un deciso intervento, assumerà nel futuro, richiede uno sforzo
ulteriore”, riprende Consoli.
La lista delle cose da fare e
delle azioni da intraprendere è
lunga. il Report 2013 ne suggerisce alcune: promuovere comportamenti sani e
creare un ambiente che consenta l’adozione di un sano stile di
vita. Migliorare la salute dei neonati, dei bambini, delle madri e delle
donne in gravidanza. Attuare iniziative di prevenzione in popolazioni
vulnerabili e ad alto rischio. Implementare interventi di diagnosi e
trattamento precoce. Utilizzare questionari e carte del rischio sul
diabete elaborati a livello nazionale. Migliorare la gestione ed il
controllo del diabete.
Fonte: http://www.gosalute.it
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