senza parole. Siamo riusciti anche nell'intento di
far morire un'oceano. E' evoluta la specie che uccide il suo unico
habitat?
Barbara
L’uomo e l’ambiente: 500mila anni di
follia in 3 minuti e mezzo
Scritto da: Davide Mazzocco -
lunedì 18 novembre 2013
Il genio di Steve Cutts per
raccontare la (d)istruttiva storia di quello che l’uomo ha chiesto e continua a
chiedere alla natura. Un corto d’animazione che diventa operetta morale
Steve Cutts è un eclettico blogger ed
artista londinese che spazia dalla pittura alla scultura, dall’illustrazione
all’animazione. Quello che Ecoblog vi
propone quest’oggi è un video dalla forte tematica ecologista, intitolato Man. Pubblicato il 21 dicembre 2012
su Youtube, questo video è diventato un vero e proprio caso ottenendo oltre 5.211.000 visualizzazioni sulla
principale piattaforma video al mondo e più di un milione di play su Vimeo.
Il tema centrale di questo splendido
corto è l’ambiente. L’uomo arriva sulla Terra e la prima cosa che impara è la
violenza verso gli altri esseri
viventi. Dall’atto gratuito si passa all’utilitarismo.
L’uomo utilizza la pelle dei serpenti per fare degli stivali e le pellicce per
coprirsi dai rigori del freddo, poi inizia a uccidere gli animali per i motivi
più futili: per divertimento, per oggetti di lusso. Lo stupro nei confronti
della natura continua con foreste di alberi che vengono trasformate in
altissime colonne di fogli di carta.
In un progresso autodistruttivo
scandito dal Peer Gynt di Edvard Grieg, l’uomo, inconsapevole
dei danni che procura alla Terra, continua incessante la sua marcia
cementificando tutto il cementificabile. Lasciamo agli utenti di Ecoblog la sorpresa del beffardo epilogo,
consapevoli del fatto di come un video di questo genere sia più potente, dal
punto di vista della comunicazione, di qualsiasi campagna o pubblicità
progresso di stampo tradizionale.
L’animazione è un’arte giovane e
vitale che trova nella forma del corto la sua espressione più efficace. In poco
più di tre minuti e mezzo, Cutts ci mette di fronte all’assurdità dei nostri
comportamenti. E il male più grande non sembra tanto essere l’errore quanto la
perseveranza nello sbagliare. Una perseveranza che rischia di fare dell’uomo,
il folle re di un regno inutile.
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