Buone notizie per migliaia di automobilisti che subirono
un salasso da accordi di cartello tra le maggiori compagnie di assicurazioni
già sanzionato dall’Antitrust con una multa da 700 miliardi di vecchie lire,
che avranno il sacrosanto diritto al rimborso dell’aumento del 20% del costo
delle polizze Rca pagato per gli anni 1996-2000, oggetto del verdetto
dell’Autorità garante del mercato e della concorrenza che, con la decisione
8.546 del 2000, ha sanzionato le società assicuratrici per aver stretto una
“intesa orizzontale” con il risultato che in Italia le polizze erano più care
che nel resto d’Europa.
La Corte di Cassazione con la sentenza n.27527 della Terza
sezione civile depositata martedì 10 dicembre 2013, riapre la possibilità
dei rimborsi azionati da migliaia di automobilisti, che nei primi anni duemila
a seguito della condanna Antitrust al cartello delle compagnie, avevano
maturato il diritto al risarcimento del 20% sui premi pagati in più e come al
solito sottratto dal Governo dell’epoca ai Giudici di Pace e devolute dal 2007
alla competenza delle Corti di Appello, con la data della prescrizione che
decorre dalla pubblicazione del provvedimento sanzionatorio dell’Antitrust,base
certa del diritto al rimborso. La Suprema Corte accogliendo il ricorso di
un automobilista campano contro la decisione con la quale la Corte di Appello
di Napoli, nel 2006, aveva escluso che la società assicuratrice da lui chiamata
in causa nel 2003 per l’illecito caro-polizza dovesse restituirgli alcunchè per
gli anni da assicurato 1997-2000 e che, comunque, il diritto alla restituzione
si era in parte prescritto. Pertanto il ricorrente potrà essere rimborsato di
circa 1.051,85 euro più interessi, cifra pari al 20% dei premi pagati per i tre
anni richiesti, compreso il 1997 che secondo i giudici napoletani – ora
sconfessati – si era prescritto essendo trascorso, nel 2003, il termine dei
cinque anni.
Inoltre, in favore degli automobilisti salassati, la
Cassazione obietta che se è vero che l’Antitrust ha sanzionato l’ipotesi di
intesa illecita e non quella del cartello dei prezzi, tuttavia “non è esatto
però sostenere che il Garante non si sia affatto pronunciato sul collegamento
causale tra l’intesa illecita e l’abnorme incremento dei premi che ne è
conseguito”. “Ha formulato al contrario – proseguono gli ermellini – ampi
rilievi in proposito, tali da giustificare la presunzione, o quanto meno da
prospettare significative ragioni di sospetto, circa la sussistenza di un tale
collegamento”.
La stessa Agcm – nota l’alta Corte – ha evidenziato che
“lo scambio di informazioni è andato ben oltre le finalità, lecite e
fisiologiche per le imprese del assicuratrici, di comunicarsi i dati rilevanti
per la determinazione del premio puro e si è esteso a comprendere i dati
sensibili che concorrono a determinare il premio commerciale”, creando un
“equilibrio di mercato collusivo, anche in assenza di accordi espliciti sui
prezzi”. Rimandando la causa ai magistrati d’appello, gli ermellini li
ammoniscono a ricordarsi che “indicazioni emerse in sede comunitaria” ritengono
sia “sommo interesse dell’ordinamento giuridico economico” assicurare il
risarcimento alle vittime delle violazioni al libero mercato, “anche in
funzione preventiva e dissuasiva rispetto ad ulteriori illeciti” e ai danni che
ne “derivano alla collettività intera”.
Adusbef e Federconsumatori, che avevano fatto una dura
battaglia denunciando all’Antitrust il salasso delle compagnie, daranno
assistenza legale a migliaia di assicurati scippati dal cartello Ania-Isvap-Compagnie,
a favore delle quali il Ministro Marzano aveva confezionato l’ennesimo regalo
con la devoluzione dei ricorsi - che costavano più dei rimborsi dovuti - alle
Corti d’Appello e non più ai Giudici di Pace, come precedentemente previsto dalla
normativa.
Fonte: http://www.adusbef.it
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