Il pensiero neoliberista imperante ha, tra i suoi dogmi
fondamentali, l’assioma della privatizzazione più spinta: lo Stato si deve
occupare del minimo “indispensabile”, dell’esercito, della riscossione delle tasse,
dell’ordine pubblico (forse), ecc. Il resto deve essere lasciato all’attività
dei privati che sono più “efficienti”.
Il sistema finanziario, per mano delle banche, fa la parte
del leone in questa campagna di privatizzazione alla quale non deve sfuggire
alcun settore della produzione di beni e servizi, anche quelli vitali per la
popolazione.
A questa logica non sfugge nemmeno la previdenza che, in
Italia, a partire dalla riforma Dini del 1995, ha visto trasferire al privato
fette sempre più consistenti della previdenza pubblica.
Il grimaldello è stato l’introduzione del sistema
contributivo per il calcolo delle pensioni, sbandierato come maggiormente equo
(l’importo della pensione deve essere proporzionato all’ammontare dei
contributi versati durante tutto l’arco della vita lavorativa), che in realtà
perpetra l’ennesima ingiustizia in quanto favorisce quei soggetti che dai 25
anni in poi “trovano” posti da manager o da consulente pagato profumatamente e
che sono i rampolli (o i servi, in qualche caso) della classe affamatrice che
ci schiavizza: i figli delle varie Cancellieri e Fornero, i Michel Martone di
turno, per capirci. Mentre i figli della gente comune, che non trovano lavoro e
che quel poco che trovano è precario e sottopagato, non avranno mai una
pensione.
Tra l’altro, dettaglio tecnico importante che il grande
pubblico non conosce, il calcolo con il sistema contributivo si riduce ad un
calcolo statistico affidato esclusivamente ad un elaboratore elettronico con il
quale chiunque sia in grado di premere un tasto può elaborare la pensione.
Ci sarebbe molto da dire sull’aspetto sociale di siffatto
modo di guardare al trattamento economico di chi non è più in grado di
lavorare, ma quello che rileva è che anche una banca (udite udite!) può gestire
ed erogare le pensioni: in futuro, quando ormai saremo completamente spremuti,
andremo in banca a presentare la nostra domanda di pensione.
Tutto ciò non è fantascienza. L’INPS ha già da tempo
avviato un processo di “esternalizzazione”, cioè di affidamento ai privati, di
pezzi della propria attività istituzionale, processo strisciante, spacciato
all’utenza come efficientamento e risparmio del denaro pubblico, salvo poi far
pagare il servizio ai cittadini attraverso i finanziamenti a questi privati
attingendo dalle entrate fiscali.
Ma ci si è spinti molto avanti: a partire dal 1° gennaio
2012, per il pagamento al di fuori del territorio nazionale dei
trattamenti pensionistici, l’Istituto di previdenza si avvale di Citibank N.A.
che, in qualità di Istituto di Credito designato contrattualmente al
servizio in argomento, è subentrato alle attività a suo tempo svolte dalla
Banca d’Italia.
Le condizioni previste dal contratto di servizio
prevedono, tra l’altro, che Citibank proceda, con cadenza annuale, alla
verifica dell’esistenza in vita dei beneficiari di pensioni pubbliche riscosse
all’estero, attività che, precedentemente, era svolta dalle Rappresentanze
diplomatiche e consolari italiane.
Per l’ordinamento giuridico italiano, la verifica di
esistenza in vita di un cittadino è demandata esclusivamente ad una Pubblica
Amministrazione attraverso propri pubblici ufficiali. In questo caso, invece,
un soggetto privato, Citibank N.A., invia ai soggetti interessati un plico
contenente la modulistica personalizzata e i pensionati hanno a
disposizione 120 giorni per trasmettere alla banca il modulo di certificazione
dell’esistenza in vita compilato, firmato, datato e corredato della
documentazione di supporto inviandolo ad una casella postale in Gran Bretagna.
Se un pensionato all’estero, per errore, invia il modulo all’INPS, questa lo
dirotterà su Citibank senza neanche guardarlo.
La mancata “adesione” entro la scadenza stabilita nella
comunicazione oppure la mancata validazione dei moduli trasmessi dal pensionato
per compilazione incompleta della modulistica, comporta la sospensione dei
pagamenti del trattamento pensionistico. Cioè, la Citibank, un soggetto
privato, ha il potere che per legge è affidato all’Ente Pubblico di sospendere
la pensione al malcapitato!
Quanto sarà lungo o breve il passo per estendere anche al
territorio nazionale questa gestione privata dei trattamenti pensionistici? I
segnali sono allarmanti. E’ ormai in atto da tempo lo smantellamento
sistematico Previdenza pubblica spacciato per razionalizzazione della Pubblica
Amministrazione. La spending review, figlia del governo Monti e affidata
attualmente a Cottarelli, guarda caso fino a ieri alto funzionario del Fondo
Monetario Internazionale, sta falcidiando l’INPS, al quale viene richiesta una
drastica riduzione del personale senza considerare che in pochi anni ha già
ridotto il proprio organico del 20%ed è in una fase riorganizzativa
delicatissima dopo l’assorbimento dell’INPDAP, secondo colosso della previdenza
italiana, senza contare le centinaia di milioni di euro di risparmi imposti
all’Istituto che finiscono dritti nelle casse dello Stato per il risanamento
dei conti, cioè, quindi, nelle casse del sistema bancario per pagare gli
interessi sul debito. Il futuro dell’INPS appare quanto mai incerto.
di Ida Lorusso
Fonte: http://cogitoergo.it
Nessun commento:
Posta un commento