Il Siope, Sistema
informativo delle operazioni degli enti pubblici, costituito presso il
MEF/Ragioneria Generale dello Stato, tra le altre informazioni fornisce i dati
di spesa corrente e spesa in conto capitale per regioni, province e comuni.
Per l’anno 2012, Siope
riporta i seguenti livelli di spesa:
TAB.
1- Spese enti locali anno 2012 (in miliardi di euro)
In
parentesi la percentuale sul Totale della spesa
Fonte
SIOPE. Elaborazioni dr. Mauro Novelli Segretario Nazionale Adusbef su dati
ufficiali
Da rilevare l’alta incidenza delle spese correnti delle Regioni (89%) sul totale della spesa complessiva regionale, rispetto alle spese correnti delle province (79%) e dei Comuni (78,5%).
Complessivamente,
gli enti locali impegnano per spese correnti l’85,7 per cento della spesa
totale, mentre destinano agli investimenti solo il 14,3 per cento.
Dei
240,265 miliardi di spesa complessiva degli enti locali, oltre 163 miliardi (il
68%) sono imputabili alle Regioni; poco più di 10 miliardi (il 4,2%) alle
Province; 66,7 miliardi (il 27,8%) ai Comuni.
In
altri termini, ogni italiano contribuisce al funzionamento di Regioni, Province
e Comuni con 4.031,3 euro l’anno: 2.742 per le Regioni; 169,7 per le Province;
1.119,7 per i Comuni.
E’
quindi evidente come la spending review e la revisione della struttura
costituzionale degli enti locali farebbero bene ad occuparsi delle Regioni
prima ancora che delle Province.
In una più recente ricerca sui bilanci
regionali del 2012, Roberto Perotti (lavoce.info del 22 novembre 2013), riporta
dati quantitativi e finanziari disaggregati per le Regioni:
Tab. 2- Spesa delle
Regioni. Anno 2012
Spese per Consiglieri
in servizio e cessati, spesa per il personale, contributi ai gruppi.
Fonte R. Perotti su
lavoce.info (*)
In migliaia di euro.
(In rosso il dato massimo per colonna)
(*) Riportiamo la tabella con i dati
ricavati da R. Perotti, anche se alcuni “totali” risultano discrepanti con i
totali effettivi da me ricavati (ultima riga marcata in giallo).
Circa
gli emolumenti dei Consiglieri, è la
Regione Calabria la
più generosa, con 281mila euro contro una media nazionale di 204mila. La
Calabria è però
sopravanzata dalla Regione Sicilia per la spesa complessiva per
consigliere (ultima colonna) con 1,735 milioni, seguita proprio la
Calabria con
1,548 milioni di euro.
Dalla Tab. 2- ricaviamo il dato sia della spesa
totale per i Consiglieri in servizio, pari a 228,608 milioni, che quella per
pensioni e vitalizi dei Consiglieri cessati dal servizio, pari a 172,572
milioni.
Di
rilevanza il dato Siciliano per la spesa complessiva per i Consiglieri in
servizio (20,628 milioni) e quella per i Consiglieri cessati (20,200 milioni).
Circa
i contributi ai gruppi consiliari, la
Regione Lazio è
la più munifica con oltre 13 milioni, seguita dalla Sicilia con oltre 12
milioni e dalla Lombardia con oltre 11 milioni.
Si
consideri inoltre che, nel 2012, le regioni hanno erogato ai gruppi consiliari
contributi pari a 85.635 euro per ogni consigliere, 28 mila euro ciascuno in
più, mediamente, rispetto a quanto versato dal Senato e dalla Camera ai gruppi
parlamentari: 57.539 euro pro-capite
In
ultima analisi, il “funzionamento della politica” in ambito regionale,
escluse le spese dell’Amministrazione, costa 995,911 milioni: ogni italiano
contribuisce con 16,7 euro l’anno
Una
ricerca del Sole 24 Ore del settembre 2012 (TAB.
3-) fornisce, tra gli altri
dati, una analisi comparativa per regione circa il numero dei gruppi, il numero
dei gruppi con un solo iscritto, la spesa per abitante di studi e consulenze.
Al
di là del numero gruppi consiliari, è interessante la rilevazione dei gruppi
costituiti da un solo consigliere: su un totale di 221 gruppi, ben 73 hanno un
solo iscritto. In valore assoluto, spicca il dato del Molise dove i 30
consiglieri hanno dato luogo a 17 gruppi di cui ben 10 sono costituiti da un
solo iscritto. In Basilicata 9 dei 12 gruppi contano un solo consigliere; in
Umbria 6 su 10 gruppi, nelle Marche 9 su 15. Ecco la tabella:
TAB. 3- Regioni.
Numero gruppi consiliari, posizioni con indennità aggiuntive, costo consulenze
per abitante. Fonte il Sole 24 ORE (9-2012).
(In rosso il dato massimo per colonna)
(*) Sono conteggiate solo le posizioni che
danno diritto a indennità aggiuntive secondo le norme della Regione: Giunta,
Uff. di Presidenza, presidenze e vicepresidenze di commissione, capigruppo,
Altra nota dolente nella gestione delle regioni è
la spesa per studi e consulenze, soluzione adottata dai partiti politici per
far rientrare nella legge prebende e finanziamenti altrimenti sanzionabili per
la maggior parte. Ancora una volta a farne le spese sono gli abitanti delle
piccole entità: i Trentini si caricano di 55 euro l’anno per mantenere i
consulenti a cui si rivolge l’amministrazione provinciale; i Valdostani
di 48,2 euro; gli abitanti della provincia di Bolzano di 31,1 euro.
Mediamente ogni italiano paga 9,5 euro per studi e
consulenze impostate dalle Regioni per un totale nazionale di oltre 566 milioni
di euro.
A dimostrazione degli
eccellenti trattamenti istituzionali della casta regionale, si ricorda, infine,
che la sentenza del 16 luglio 2013 della Corte Costituzionale ha abolito le
sanzioni previste dalla spending review per gli amministratori “manibucate”,
che andavano dalla cacciata del governatore, all’interdizione dello stesso da
cariche istituzionali per 10 anni. Inutile ogni commento sui “costi della
politica”.__________________
NOTA (1):
I Consigli Regionali,
per le regioni a statuto ordinario, sono composti da un minimo di 20 ad un
massimo di 80 consiglieri, secondo quanto stabilito dai singoli statuti
regionali.
Il decreto legge approvato
dal Governo il 12 agosto 2011 prevede che il numero massimo di consiglieri,
escluso il presidente, dovrà essere uguale o inferiore a 20 per le Regioni con
una popolazione fino a un milione di abitanti; uguale o inferiore a 30 per le
Regioni con una popolazione fino a due milioni di abitanti; uguale o inferiore
a 40 per le Regioni con una popolazione fino a quattro milioni di abitanti;
uguale o inferiore a 50 per le Regioni con popolazione fino a sei milioni di
abitanti; uguale o inferiore a 70 per le Regioni con una popolazione fino ad
otto milioni di abitanti; uguale o inferiore a 80 per le Regioni con una
popolazione superiore ad otto milioni di abitanti.[1] Ben più generosi sono
invece i parametri imposti alle regioni autonome, che variano da un minimo di
35 consiglieri per la
Valle d'Aosta,
ossia uno ogni 4mila abitanti, ad un massimo di 90 per la
Sicilia. In Basilicata
con L'Art. 7, comma 10, Legge Regionale n. 35/2012, l'assise è stata ridotta a
20 membri (escluso il Presidente della Giunta) dalla consiliatura successiva
all'approvazione del provvedimento.
Mentre nel 2012 la pressione fiscale in Italia è al 44% sul Pil,
in crescita rispetto al 42,5% dell'anno precedente, al quarto posto assieme
alla Finlandia (pure al 44%);
il potere d'acquisto delle famiglie è
crollato del 9,4% tra il 2008 e il 2012, come si legge nel bilancio sociale
Inps, secondo il quale solo tra il 2011 e il 2012 il calo è stato del 4,9%, la
spesa per gli ammortizzatori sociali nel 2012 è aumentata del 19% rispetto al 2011
superando quota 22,7 miliardi, con la spesa principale utilizzata per la
disoccupazione con 13,811 miliardi, oltre due miliardi in più rispetto ai
11,684 miliardi spesi nel 2011,le caste regionali usano fondi pubblici perfino
per acquistare “mutandoni verdi d’ordinanza” o per vacanze esotiche a spese dei
contribuenti.
Mentre cresce
il rischio di povertà ed esclusione sociale, con il 29,9% della popolazione
italiana che diventa povera, peggio solo la
Grecia con il
34,6%; con 18,2 milioni di italiani in condizioni di particolare
sofferenza dovute alla povertà o alla mancanza di lavoro nel nostro Paese,
contro i 15,9 della Germania (il 19,6%), gli 11,8 della Francia (il 19,1%), i
15,1 del Regno Unito (24,1%), i 13,1 della Spagna (il 28,2%), i 2,7 del Portogallo
(il 25,3%), peggiore perfino della Spagna, che pure è in grave difficoltà
economica con una disoccupazione molto alta e per trovare situazioni peggiori,
dobbiamo uscire dai Paesi dell'Eurozona: in Romania risulta a rischio il 41,7%
della popolazione, in Bulgaria il 49,3%, in Croazia il 32,3%; le idrovore
politiche nazionali, provinciali e Regionali, hanno contribuito a dissestare i
conti pubblici, utilizzando i capienti bancomat della spesa pubblica per
acquisti privati.
Occorre
un profondo rinnovamento della politica improntata ai valori di merito, onestà,
competenza, trasparenza ed una revisione dei trattati europei, per far
ritornare l’Italia a crescere e restituire ai giovani, privi di lavoro al
42%,la speranza.
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario
Trefiletti (Federconsumatori
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