L’attuale presidente di MPS Alessandro Profumo e
Unicredit, sono stati indagati, anche mediante perquisizioni ed acquisizioni
documentali, dal pubblico ministero Filippo Nardi e dal procuratore aggiunto
Nello Rossi della Procura della Repubblica di Roma, dopo un esposto denuncia
inviato dall’Adusbef nel 2010, sulla maxi liquidazione da 42 milioni di euro
elargita al banchiere quando era alla guida di Unicredit. Ma non vi sarebbero
rilievi penali, nella richiesta di archiviazione trasmessa al Gip, contro la
quale Adusbef farà richiesta di opposizione.
«I dati analizzati dal consulente tecnico, evidenziano che
non vi era alcun motivo plausibile per riconoscere al dottor Profumo una
liquidazione di tale entità». Dall' analisi condotta per conto della Procura
dal professor Stefano Loconte, è emerso che le comunicazioni al mercato
sarebbero state corrette e gli azionisti informati di tutte le delibere.
Eppure, secondo il rapporto consegnato da Loconte alla procura, quei 42 milioni
di «buonuscita» sarebbero effettivamente troppi, perché i risultati ai quali
erano agganciate tutte le voci della retribuzione del banchiere, non sarebbero
stati raggiunti, nè per quanto riguarda gli obiettivi di breve termine, e
neppure per quanto riguarda quelli di lungo termine.
Il consulente tecnico ha ricostruito, delibera per
delibera, la carriera retributiva di Profumo. A partire dal 1999, quando
assunse la carica di amministratore delegato dell' allora Unicredito Italiano,
con un compenso annuo di 400 milioni delle vecchie lire. Già un anno dopo, la
sua retribuzione era lievitata a 2 miliardi. Poco più di 12 mesi dopo un altro
aumento di stipendio: 2,5 miliardi di vecchie lire. Poi avanti a colpi di bonus
e incentivi. La vera svolta, secondo la ricostruzione fatta da Loconte, è
arrivata nel 2006, quando oltre alla retribuzione di 2,65 milioni, a Profumo
vengono riconosciuti dei benefit. Nel caso in cui avesse raggiunto tutti gli
obiettivi, nel 2006 avrebbe guadagnato 14,325 milioni, 15,980 milioni nel 2007
e nel 2008 17 milioni circa. Nel 2010 i rapporto è
stato sciolto con un accordo per il pagamento di 36,5 milioni come incentivo
all' esodo, 1,5 milioni per patto di non concorrenza, più il pagamento di
13sima e 14sima mensilità, oltre a un versamento di 2 milioni alla Fondazione
Sasso di Maremma. Cifre che hanno lasciato i pm «esterrefatti». E sulle quali
il sipario non è calato, per la ferma opposizione dell’Adusbef ad uno
scandaloso compenso.
Nella denuncia presentata in Procura, Adusbef
stigmatizzava:”La crisi sistemica generata dall’avidità dei banchieri, che ha
distrutto, secondo il FMI ben 32 milioni di posti di lavoro dal 7 luglio 2007,
tramite la speculazione sulle materie prime con gli strumenti derivati OTC
(Over The Counter) pari a 700.000 miliardi di dollari - una vera e propria
creazione dal nulla di denaro e piramidi finanziarie costruite sulla sabbia per
pagare le stock option e le dorate prebende dei banchieri, con le banche
italiane che hanno addebitato a rate sulle spalle delle famiglie e piccole e medie
imprese, gli elevatissimi costi della loro inefficienza, sia con tassi più alti
rispetto alla media UE, che con prezzi dei conti corrente più esosi delle altre
banche Ue, presentando il conto di una tangente annua pari a 4,2 miliardi di
euro di extra spese addossata ai correntisti, che ammonta a ben 42 miliardi di
euro, sottratti ai consumatori solo nell’ultimo decennio”.
Non è
più tollerabile che banche e banchieri, con il concorso diretto di Bankitalia,
oltre a saccheggiare consumatori e risparmiatori con elevatissimi costi di
gestione dei conti correnti e fraudolenti consigli per gli investimenti,
possano continuare a ricevere milioni di euro di bonus e stipendi, mentre
consumatori e famiglie a causa delle banche fanno la fame.
Fonte: http://www.adusbef.it
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