Anche la ministra della Giustizia Annamaria Cancellieri cede
alla tentazione di utilizzare la scorciatoia del diritto penale per affrontare
un problema, quello della sicurezza stradale, che avrebbe bisogno di maggiori
controlli da parte delle forze dell'ordine e la messa in sicurezza delle
infrastrutture. Solo che questi interventi costano, inasprire le pene no
(almeno in apparenza e all'inizio).
Il sistema penale è al collasso: milioni di processi arretrati, un sistema di prescrizioni che garantisce l'impunità a chi può permetterselo, lasciando agli altri condizioni di detenzione che costituiscono gravissime violazioni del diritto umanitario (vedi le condanne contro l'Italia della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo).
La stessa ministra aveva denunciato, quale concausa del collasso, l'eccessivo ricorso al diritto penale da parte della politica per raccogliere consensi elettorali, indicando nella depenalizzazione una delle esigenze fondamentali per ripristinare la legalità di uno Stato tecnicamente fuorilegge. Niente di nuovo, la miglior dottrina lo denuncia da tempo, e non solo in Italia.
Eppure, in evidente difficoltà politica ed in odor di rimpasto nel Governo, la ministra fa quello che prima di lei hanno fatto gli artefici del disastro attuale: non solo non vi è stato un singolo reato depenalizzato in questa legislatura, ma si affronta il problema degli incidenti stradali per l'ennesima volta inasprendo le sanzioni penali, come nella peggior consuetudine dei suoi predecessori da lei stessa criticati. E si ipotizza addirittura di obbligare il giudice a considerare dolosa una condotta colposa, pur sempre gravissima, stravolgendo alcuni dei più elementari principi del diritto.
Non sappiamo se sbandierare una proposta quale l'”omicidio stradale”, sostenuta in primis dal nuovo segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, sarà sufficiente a salvarle la poltrona. Di certo non servirà a far diminuire gli incidenti stradali causati da chi si mette alla guida sotto effetto di alcol o stupefacenti, come non sono servite le misure di inasprimento introdotte da tempo a cadenza quasi annuale. Infatti, potrebbe avere l'effetto perverso di incoraggiare ulteriormente la fuga di chi causa un incidente.
Purtroppo, per garantire una maggiore sicurezza stradale servono soldi da destinare ai controlli e alle infrastrutture. A poco serve l'inasprimento continuo delle sanzioni penali, o il moltiplicarsi di autovelox e altri strumenti di rilevazione automatica delle infrazioni, se non a raccogliere qualche consenso e a far cassa. Soprattutto, finirà per appesantire e quindi rallentare ancora di più la “giustizia” penale.
di Pietro Yates Moretti
Fonte: http://www.aduc.it
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