venerdì 11 aprile 2014

LA BANCA CHE SMARRISCE I TITOLI DEL CORRENTISTA E’ COLPEVOLE E DEVE RISARCIRE!

Le clausole vessatorie secondo cui non rispondono di smarrimenti o furti di valori versati (titoli, assegni,cambiali) è illegale. la banca che smarrisce i titoli del correntista è colpevole e deve risarcire!

Bnl condannata dal Tribunale di Milano a rimborsare 67.000 Euro: ennesima vittoria Adusbef contro le banche

I contratti bancari (e postali) sono pieni di clausole vessatorie e patti leonini che danneggiano i correntisti, laddove recitano che la banca (art.9 contratto Bancoposta): ‘non risponde delle eventuali conseguenze dannose derivanti da cause a essa non imputabili, tra le quali vanno incluse, in via esemplificativa, quelle dipendenti da  smarrimento, sottrazione, furto o distruzione del titolo durante il trasporto’. Clausole contrattuali e norme inserite nei contratti di conto corrente per corrispondenza, così illegali da essere già stati sanzionati dai Tribunali e dalla Corte di Cassazione, ma le banche (e bancoposta) continuano a mantenerle in piedi, costringendo  i correntisti a lunghe rivalse giudiziarie, come nell'ultima sentenza 41399/2012, emessa dal giudice del Tribunale delle Imprese di Milano, dott.ssa Alessandra Dal Moro il 4 marzo 2014, che a  12 anni di distanza (31.10.2012), ha condannato Bnl a risarcire 67.205 euro, oltre interessi legali e 8.188 euro di spese di giudizio.

L’accredito sul conto corrente del cliente dell’importo di assegni o altri valori che deve ritenersi  effettuato salvo incasso (o salvo buon fine, o con riserva di verifica),riguarda il rischio di insolvenza del debitore, non già quello dello smarrimento del titolo, che grava invece sulla banca quale mandataria tenuta alla custodia che non può addossare furti, smarrimenti e perdete al correntista. L’avv.ssa Cristiana Rulli, delegata Adusbef Regione Abruzzo, è riuscita ad ottenere dal Giudice del Tribunale di Milano, la Sentenza n. 3465/2014 sul tema della responsabilità della banca in caso di smarrimento di cambiali alla stessa girati per l’incasso.

Nella fattispecie la società attrice, titolare di c/c presso un istituto di credito di Milano, dichiarava di aver versato sul conto corrente n.4 titoli cambiari  a sé intestati e che dall'estratto conto successivo apprendeva che la somma accreditata le era stata stornata con l’addebito di pari importo con la dicitura ”effetti smarriti” nell'iter dell’incasso e che non gli era stata mai presentata alcuna documentazione comprovante l’eventuale denuncia di smarrimento del titolo.  Malgrado i vari solleciti inoltre l’Istituto di Credito non solo non aveva provveduto a rimborsarle  l’importo delle cambiali, ma aveva intrapreso il ricorso per l’ammortamento dei titoli solo dopo circa due anni e mezzo dallo smarrimento. Il Giudice nell'affermare la responsabilità dell’Istituto di credito convenuto, ha ritenuto non condivisibile la tesi espressa dalla banca basata sulla legittimità del proprio operato conforme alla disciplina in materia di ammortamento dei titoli.

Conformemente agli orientamenti della Cassazione, il Tribunale di Milano  evidenzia  la grave negligenza con cui la banca ha agito, non solo smarrendo i titoli, ma avviando con colpevole ritardo la procedura di ammortamento, poiché se ciò avesse fatto dal momento in cui ha stornato la somma accreditata (alla fine di dicembre 2002 anzichè a maggio 2004) avrebbe potuto consegnare il decreto di ammortamento alla cliente verosimilmente un mese dopo (al più tardi a fine gennaio 2003) consentendo alla società di avviare iniziative a tutela della sua posizione creditori. Viene quindi accertata e dichiarata la responsabilità della convenuta Banca  per inadempimento colposo del contratto di mandato. La banca mandataria avrebbe dovuto fornire la prova che lo smarrimento sia stato determinato da causa ad essa non imputabile. Onere che, l’intermediaria, nel caso di specie, non ha assolto, limitandosi solamente a respingere qualsiasi addebito di responsabilità. Da qui, la condanna dell’Istituto di credito a risarcire l’incolpevole correntista. Ennesima sentenza importante contro un ‘sistema bancario’ protetto da Bankitalia, che ha addossato per decenni a consumatori e correntisti, le sue evidenti negligenze e responsabilità anche nel caso di furti dei valori, a volte ingenti nel caso di vincite al gioco, versati in banca.


giovedì 3 aprile 2014

INDAGINE ISPO CONFERMA CROLLO FIDUCIA VERSO BANCHE PERCEPITE COME ‘LADRE ED USURAIE’.

ANCHE ULTIMA INDAGINE ISPO CONFERMA CROLLO FIDUCIA VERSO BANCHE PERCEPITE COME ‘LADRE ED USURAIE’. MA L’ABI SI INVENTA L’ENNESIMA FONDAZIONE PER L’EDUCAZIONE FINANZIARIA,PAGATA DA UTENTI,UN RESTYLING DI UN  BIDONE DI PARTE, PER RECUPERO DELLA FIDUCIA TRADITA. ADUSBEF INVITA GLI UTENTI A NON FIDARSI !

Nella classifica del grado di fiducia verso le istituzioni, le banche sono al terz’ultimo posto, dopo  Parlamento e partiti politici, essendo percepite dai cittadini come usurarie, ladre e truffatrici, come è accertato perfino negli ultimi sondaggi di Renato Mannheimer: le prime parole associate alle banche infatti secondo i risultati dell’indagine Ispo  sono: “ladri”, “truffatori” ed “usurai”.

La storia economica degli ultimi 20 anni è funestata dal risparmio tradito che ha messo sul lastrico 1 milione di famiglie, bruciando 50 miliardi di euro di sudati risparmi, le quali oltre al gravissimo danno inferto loro dalle banche, hanno subito la beffa di istituti e fondazioni  Abi,  che invece dell’aiuto concreto, sono caduti dalla padella nella brace.

Tutti ricordano, in modo particolare 450.000 investitori di tango bond, che dopo avere acquistato, tra gli anni 1998 e 2001, i famigerati titoli obbligazionari emessi dalla Repubblica Argentina e dopo avere perso i propri soldi, non hanno agito contro le banche perché ingannati dall’Abi, l’associazione che istituì la T.F.A. (Task Force Argentina), che promosse una inutile procedura di arbitrato internazionale avviata dinanzi ad un organismo insediatosi presso la sede di Washington della Banca Mondiale (ICSID) e che, a distanza di 13 anni dal crack, non ha prodotto alcun risultato concreto per gli utenti.

Furono proprio le banche italiane a spingere infatti maliziosamente gli obbligazionisti in direzione dell’adesione all’arbitrato ICSID ed all’iscrizione gratuita alla TFA Abi, facendo loro sottoscrivere una clausola con cui i risparmiatori, aderendo a tale procedura, si impegnavano a non fare causa alle banche, con il risultato della beffa oltre al gravissimo danno subito.

Tutti ricordano, in particolar modo le decine di migliaia di investitori in titoli Lehman Brothers, il bollino di garanzia ed i consigli per gli acquisti sicuri di oltre 35 titoli tossici, pubblicizzati sul sito dell’Abi ‘Patti Chiari’, a differenza dei BTP, titoli di Stato italiani definiti a rischio e le rilevanti perdite di quegli utenti che si fidarono dei consigli per gli acquisti dell’Abi.

Banche e banchieri non perdono il vizio e ci riprovano ancora una volta con la Fondazione per l'educazione finanziaria e al risparmio dell'Abi, che prende il via dall'esperienza formativa di Patti Chiari, dalla creazione di materiale didattico innovativo e dal linguaggio comprensibile per tutti fino all'organizzazione di eventi nelle scuole (e non solo) e alla gestione di un portale web, con la motivazione che: “in Italia mancano gravemente iniziative pubbliche per l'educazione civica e civile e per l'educazione finanziaria e al risparmio”.

Le pelose ed interessate iniziative dell’Abi, che appaiono un restyling analogo a quelle dell’ultimo ventennio pagato dagli utenti dei servizi bancari, servono solo ad edulcorare usi, abusi e quotidiani soprusi delle banche, nella gestione del risparmio ed a giustificare gli elevatissimi costi dei conti correnti, verso i quali Adusbef consiglia una sana diffidenza, per non cadere ancora una volta, dalla padella nella brace.

Elio Lannutti (Presidente Adusbef)