giovedì 30 settembre 2010

Roma, emergenza sangue: l'associazione AD SPEM minaccia il blocco delle attività dal 1/10/2010 per protesta Contro la gestione del Policlinico nel pagamento crediti.

Ho ricevuto adesso e pubblico volentieri la lettera di un amico donatore di sangue, lascio a voi il commento in quanto la Regione Lazio è sempre in Emergenza sangue e mancano oltre 30mila unità di sangue l'anno.

Mi sembra scandaloso che l’Azienda Policlinico Umberto I non riesca a pagare le fatture all’ Associazione Ad Spem, che conta 24,620 iscritti e versa in una situazione economica gravissima al punto che minacciano il blocco dell’attività dal 1 ottobre 2010. Come al solito la crisi colpisce sempre i più deboli, in questo caso gli essere umani ricoverati che hanno bisogno di sangue.

Vi invito ad entrare al seguente indirizzo http://www.policlinicoumberto1.it/ (sito del Policlino Umberto I di Roma) e inviare una mail al Commissario straordinario Dino Cosi al seguente indirizzo d.cosi@policlinicoumberto1.it per sollecitare il pagamento delle fatture ed evitare così che i bisognosi di sangue debbano ritardare gli interventi


Di seguito la lettera:
                                                                                                   Egregio
                                                                                                Dr. Dino Cosi
Commissario Straordinario
 Azienda Policlinico Umberto I

RACCOMANDATA A MANO

                                                                                                    Pc Avv.to Antonio Capparelli
                                                Direttore Amministrativo
       Azienda Policlinico Umberto I

Roma, 24 settembre 2010
Prot. Nr. 46/10
Pc Dr. Carmine Cavallotti
Direttore Sanitario
Azienda Policlinico Umberto I



Pc Dr. Francesco Vaia
Direttore Sanitario di Presidio
Azienda Policlinico Umberto I

Pc Prof.ssa Gabriella Girelli
Direttore UOC Immunoematologia e Medicina Trasfusionale
Azienda Policlinico Umberto I

 Pc Dr. Alessandro Chierchia
Direttore Ragioneria
Azienda Policlinico Umberto


Pc Dr. Luca Casertano
Dirigente Area
Dipartimento Sociale


 
Direzione Regionale Programmazione
e Risorse del SSN
Area Programmazione Rete Osp.liera
(Pubblica, Privata, Policlinici Universitari)
e Ricerca Regione Lazio


 
Pc Ass.re Sveva Belviso
Assessore Politiche Sociali e Cura
della Persona Comune di Roma


Pc Prof. Robin Foà Direttore di Ematologia
Azienda Policlinico Umberto I






Oggetto: preavviso di sospensione di attività



L'Ad Spem, una tra le maggiori associazione che si occupa di raccolta di sangue nella Regione Lazio e che conta 24.620 iscritti, versa in una grave situazione economica a causa dei continui e cronici ritardi nei pagamenti delle fatture emesse a carico dell'Azienda Policlinico dall'inizio dell'anno e che di seguito elenchiamo.

Questi importi vengono impegnati all'80% per il pagamento del personale medico, infermieristico, informatico e tecnico utilizzato per il regolare svolgimento delle operazioni di prelievo e lavorazione del sangue donato. Infatti, a totale carico dell'Associazione ci sono 4 medici, 5 infermieri, 4 tecnici informatici, 10 tecnici di laboratorio e 3 amministrativi che lavorano in supporto/sostituzione del personale della Struttura Trasfusionale.

Ricordiamo che nel 2009 l'Associazione ha raccolto 3484 sacche di sangue nel corso delle raccolte effettuate al di fuori della Struttura Trasfusionale mentre le sacche raccolte presso la Struttura Trasfusionale con il supporto di personale Ad Spem sono state 11548, alle quali vanno aggiunte 988 sacche di plasma e 589 in citoaferesi; i primi 8 mesi del 2010 sono stati caratterizzati da un incremento del sangue raccolto che ammonta a: 2332 al di fuori della Struttura Trasfusionale, 7339 presso la Struttura; 660 di plasma e 417 in citoaferesi.

Se non si troverà una soluzione a questa grave situazione l'Associazione, suo malgrado, si vedrà costretta alla sospensione di tutte le attività svolte a supporto/sostituzione della Struttura Trasfusionale, a decorrere dal 1 ottobre p.v.

Il tutto si tradurrà, oltre ad un notevole disagio per i Donatori, in una drastica diminuzione delle sacche raccolte e quindi nell'aggravio della già grave carenza di sangue che caratterizza la città di Roma, situazione che potrebbe generare la sospensione degli interventi chirurgici programmati e la terapia per numerosi pazienti.

Ricordiamo che, secondo le disposizioni contenute nella nuova Convenzione, le Associazioni di donatori di sangue sono equiparate a creditori privilegiati e che la raccolta di sangue rientra nei LEA. Chiunque quindi impedisca od ostacoli le Associazioni nelle attività riconosciute dalla Legge, commette un reato.







Antonietta Leoni
Presidente Ad Spem


Questo l'elenco delle fatture inevase:

Nr. fattura       Data                Importo


03/10         16/03/2010           € 40.734,19


04/10        15/04/2010           € 42.403,95


05/10        11/05/2010           € 44.920,65


07/10        14/06/2010           € 50.297,71


08/10        12/07/2010          € 40.388,04


09/10        23/08/2010          € 32.202,45


10/10        09/09/2010          € 24.195,43


TOTALE                            € 275.142,42

Documentario Cibo s.p.a: che cosa mangiamo. Che cosa mangeremo

Cibo s.p.a. è un documentario che descrive la trasformazione radicale dell'industria alimentare avvenuta negli USA negli ultimi decenni.

Vedere da vicino ciò che è successo in America è sicuramente importante per capire quello che rischiamo di veder succedere anche da noi molto presto.

Nonostante il consumatore venga illuso di avere a disposizione una grande varietà di marche e prodotti diversi, in realtà questi fanno tutti capo ad un numero molto ristretto di super-aziende alimentari, che poi li immettono sul mercato con nomi e sotto marche diversi. Ancora più inquietante è il fatto che, indipendentemente dal produttore, uno degli ingredienti principali rimanga il granoturco, nelle sue forme più disparate.

La sua estrema economicità, ottenuta in modo artificiale, grazie a pesanti incentivi pubblici, ha portato ad utilizzarlo anche come mangime per i bovini, al posto dell'erba che dovrebbe essere il loro nutrimento ideale.

Gli allevamenti di bestiame hanno raggiunto dimensioni enormi ed i mattatoi sono diventati catene di montaggio ad altissima efficienza, dove gli animali al massacro sono trattati poco peggio degli stessi dipendenti, che vengono usati come "macchine umane".

Tale ciclo lavorativo porta con se altre deleterie conseguenze quale un altissimo rischio di infezioni e contaminazioni dei prodotti, che devono quindi essere sottoposti a fasi di lavorazione che includono una forte sterilizzazione.

Non manca infine il capitolo dedicato alla tristemente famosa Monsanto, che a seguito della recente possibilità di brevettare forme di vita (vegetali o animali) sta cambiando radicalmente il settore agricolo, e impedisce di fatto agli agricoltori di svolgere il loro lavoro con le metodologie che da sempre hanno caratterizzato la loro attività.


Consiglio la visione di questo documentario (disponibile grazie ad Arcoiris TV) della durata di 93 minuti. Se si preferisce, è possibile scaricare la versione ad alta qualità del film.





Fonte: Il Portico Dipinto


























Birmania, la giunta annuncia liberazione di Aung San Suu Kyi

Ma potrebbe trattarsi dell'ennesimo annuncio a vuoto da parte dei militari

La frase sembra a uscita a sorpresa, come una folata d'aria che entra in una stanza chiusa, dalla bocca di un funzionario del regime birmano: "Novembre, tra le elezioni e la liberazione di Aung San Suu Kyi, sarà un mese per noi molto impegnativo".

La corsa alla conferma, alla validazione di quella che potrebbe essere una notizia tra le più inaudite (e gradite) è cominciata pochi secondi dopo la battitura dell'agenzia. Poche parole, nella dichiarazione del funzionario, che per alcuni preludono a un'apertura, per molti forse solo a uno spiraglio, dal quale potrebbe filtrare una luce nuova per il Paese asiatico, stretto nelle spire di un regime repressivo e oscurantista. Tuttavia, chi conosce bene la realtà della Birmania (che dal colpo di Stato del 1988 la giunta ha rinominato Myanmar), sa che potrebbe trattarsi dell'ennesimo annuncio a vuoto, il settimo, l'ottavo forse, per una scarcerazione che da anni è attesa dal Premio Nobel per la pace come dai suoi sostenitori. La giunta militare avrebbe fissato la data del rilascio il 13 novembre, una settimana dopo le prime elezioni libere nel Myanmar degli ultimi vent'anni. Elezioni alle quali il partito della San Suu Kyi non parteciperà perché non esiste più: è stato infatti sciolto dalla giunta militare il 6 maggio di quest'anno perché dichiarato illegale dopo il rifiuto di registrarsi a elezioni che saranno sicuramente un'altra farsa: cinque i partiti in lizza, due dei quali, i maggiori, filo-regime. Il primo a gettare acqua fredda sull'entusiasmo dei seguaci della San Suu Kyi è proprio il suo legale, Jared Ginser. Il suo scetticismo è una caratteristica comune ai membri dell'opposizione birmana: "Si tratta di un annuncio per placare le pressioni internazionali e in particolare le ultime prese di posizione dell'Onu - ha detto Ginser in un comunicato - in particolare del presidente Ban Ki-Moon. Voglio ricordare che le elezioni si terranno comunque senza il partito della San Suu Kyi, quindi anche una sua liberazione non significherebbe nient'altro se non l'inizio di un lunghissimo processo per arrivare a una pallida normalizzazione del Paese".

Cautela, ma soprattutto scetticismo, anche dal vice-direttore del più importante mezzo di informazione birmano in esilio, il Democratic Voice of Burma, di stanza a Oslo. Khin Maung Win, vice-direttore del giornale (e dell'omonimo canale televisivo), ha dichiarato a PeaceReporter che "bisogna conservare lo scetticismo consueto di fronte a queste informazioni, peraltro non confermate. Non conosciamo il nome del funzionario militare che ha fatto tale dichiarazione, e sarebbe davvero una grossa sorpresa vedere San Suu Kyi uscire dalla porta di casa sua in libertà. Non nutro molte speranze in merito. L'hanno detto più volte, che l'avrebbero liberata. Questo regime ci ha abituato a non essere ottimisti, in quanto non stanno governando il Paese in modo... come dire, logico".

Cosa si aspetta dalle elezioni?

Beh, posso rispondere senza alcun dubbio che il regime farà di tutto per assicurarsi la vittoria del suo partito, lo Union Solidarity and Development Party (Usdp). Ricordiamoci bene cosa è accaduto trent'anni fa: hanno indetto elezioni libere e le hanno perse. Hanno preso il potere con la forza, incarcerato gli oppositori e governato nell'impunità fino ad oggi. Perchè avrebbero indetto nuove elezioni, se non fossero totalmente certi di vincerle? Sono cinque i partiti che parteciperanno. Ma se pensiamo che lo Uspd ha circa la metà della popolazione tra i suoi membri (iscritti volontariamente ma più spesso costretti a iscriversi), è ovvio il risultato è scontato. E se non lo fosse, ci penserebbe la giunta a farlo diventare scontato.

Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, ha trascorso agli arresti domiciliari 15 degli ultimi 21 anni. Attualmente sta scontando una pena di 18 mesi per aver incontrato un cittadino americano che era entrato illegalmente nella sua residenza.

di Luca Galassi

Fonte:PeaceReporter

Pakistan, esecuzione sommaria di civili, un video shock accusa l'esercito

Fucilazione nella valle di Swat, filmato ritenuto credibile da fonti Usa. E' polemica

Un video comparso su Internet, che mostra soldati pachistani che fucilano sei uomini in abiti civili, solleva polemiche sulle esecuzioni sommarie compiute dall'esercito di Islamabad con la copertura Usa.

Il filmato, apparso sulla pagina di Facebook del gruppo "Associazione Internazionale dei Pashtun" e ripreso dal New York Times, mostra sei uomini, legati e bendati, che vengono allineati lungo un muro, fucilati e poi finiti dagli uomini in uniforme.

L'esercito pachistano dichiara che si tratta di un video propagandistico confezionato ad arte dia militanti islamici. Fonti militari Usa rimaste anonime ritengono invece che potrebbe essere vero.

Il filmato si aggiunge alle testimonianze che giungono dal Pakistan, secondo cui militari di Islamabad compierebbero esecuzioni sommarie di civili e torture nelle aree tribali riconquistate ai talebani.

Il video sembrerebbe girato nella valle di Swat, dove l'esercito ha scatenato un'offensiva l'anno scorso, finanziata in buona parte dagli Stati Uniti. Dal 2001, oltre 10 miliardi di dollari sono stati versati da Washington nelle casse dei militari pachistani.

Il video dura cinque minuti. I soldati parlano urdu, la lingua utilizzata nell'esercito, e si rivolgono al proprio comandante - un uomo barbuto con i capelli rasati - con l'appellativo "Sahib", non comune tra i jihadisti. Utilizzano inoltre fucili G-3 in dotazione ai militari di Islamabad. Prima dell'esecuzione, un soldato chiede al comandante: "Uno alla volta o insieme?". "Insieme", è la risposta.
 
Fonte: PeaceReporter

La crisi del capitalismo e come combatterlo

Gli "esperti" di Wall Street e dei media della grande impresa, obbligano loro stessi a farneticare sul fatto che in agosto il settore privato abbia creato 67.000 posti di lavoro. Non importa che ciò rappresenti un declino dalla media mensile di 90.000 posti di lavoro del settore privato creati nell'ultimo anno. E non importa che lo scorso mese 141.000 lavoratori del censimento governativo siano stati licenziati.

Soprattutto, non importa che circa 30 milioni di lavoratori siano disoccupati, sottoccupati o abbiano abbandonato la forza lavoro ( circa uno su cinque).

In un'altra nota, l'industria automobilistica, che sta esponendo profitti, si vanta che quest'anno ha aggiunto 55.000 posti di lavoro. Ma nell'anno prima del fallimento dell'auto ha licenziato 324.000 lavoratori. Washington ha dato a General Motors e Chrysler 85 miliardi per restringere l'industria, licenziare operai e chiudere fabbriche.

Ormai è diventato luogo comune affermare che questa è la peggiore depressione economica dalla Grande Depressione. Ora sempre più economisti capitalisti affermano che è una crisi "strutturale".

Ma semplicemente ripetendo quello che la maggior parte dei lavoratori sa bene, non getta alcuna luce sulla crisi. La classe lavoratrice ha bisogno di conoscere la natura della crisi per capire come uscirne fuori.

Le questioni più importanti che devono ancora essere spiegate dagli "esperti" ufficiali sono: Cosa c'è dietro la peggiore ripresa senza posti di lavoro nei 70 anni trascorsi? E perché il sistema non può di nuovo mettersi in moto?

E come può essere che dopo 10 trilioni di salvataggi bancari statali, un pacchetto di incentivi di 787 miliardi e un miglioramento di 12 mesi nell'attività economica, 30 milioni di lavoratori ancora necessitano di lavoro?

L'essenza del capitalismo: sfruttamento di classe

E' importante chiarire cos'è il capitalismo.

Anche i più ostinati difensori del capitalismo possono vedere che il sistema sta fallendo. Gli stessi capitalisti e i media della grande impresa, i politici e i sapientoni parlano tutti del capitalismo.

Propongono diversi concetti del capitalismo. Alcuni affermano che il capitalismo è caratterizzato da "forze di mercato", comprare e vendere; alcuni enfatizzano l'ottenimento di profitti e il motivo del profitto; altri enfatizzano la proprietà privata come l'essenza del capitalismo.

Tutte queste cose sono vere. Ma non arrivano alla vera questione di esso. L'essenza del capitalismo non è mai discussa dai presuntuosi della classe dominante.

L'essenza del capitalismo è che esso è un sistema di sfruttamento di classe. È il dominio della società da parte di una minuscola minoranza di ricchi sfruttatori e oppressori che non lavorano. Questi vivono su una classe molto grande di lavoratori che non hanno nessun altro modo per vivere so non lavorare — a meno che non vengano licenziati o si aprano un varco permanentemente nell'esercito dei poveri e dei disoccupati, che è in modo schiacciante di afroamericani, latini, asiatici e indigeni, specialmente giovani.

Qual’ è la base di questo dominio? La classe capitalista possiede tutto ciò di cui la classe lavoratrice ha bisogno per vivere e sopravvivere — le fabbriche, le miniere, le fattorie e i campi, gli uffici, i grandi magazzini, gli ospedali, i mezzi di trasporto e le banche — e siede al vertice della società a causa del controllo del denaro.

Questa classe di proprietari capitalisti è collettivamente la classe dominante e prospera sul lavoro della classe lavoratrice.

D'altra parte, la classe lavoratrice ha bisogno di accedere ai mezzi per la sopravvivenza ma non può ottenerli a meno che non venda il proprio lavoro a qualche padrone. La forza lavoro è la capacità di lavorare, la capacità di creare cose o servizi utili, l'abilità di creare nuovo valore. La nostra classe, la classe lavoratrice, deve vendere la propria forza lavoro tutti i giorni, tutte le settimane, tutti i mesi, anno dopo anno, ripetutamente, per ottenere dai padroni ciò di cui abbiamo bisogno per vivere, sotto forma di salari o stipendi. I padroni, dall'altra parte, diventano sempre più ricchi dall'appropriazione dei prodotti del nostro lavoro e dalla loro vendita per il profitto.

Questo è il sistema della schiavitù del salario.

Crisi di sovrapproduzione

In cambio della nostra forza lavoro riceviamo un salario o uno stipendio. Un salario è l'ammontare di denaro di cui abbiamo bisogno per sopravvivere. I salari, sia che siano alti, medi oppure bassi — come nel caso della maggior parte degli uomini e delle donne afroamericani, latini, asiatici, indigeni — per rimanere proprio entro la stretta portata della sussistenza.

Poiché i capitalisti vogliono ricavare quanto più profitto possibile, la produzione aumenta vertiginosamente e alla fine supera la capacità collettiva dei lavoratori di acquistare tutti i prodotti del loro lavoro a un prezzo sufficientemente alto per dare profitti ai padroni. Quando i profitti scendono, la produzione si ferma. I lavoratori vengono licenziati e l'economia affonda.

Questa viene chiamata una crisi di sovrapproduzione e sta dietro la crisi attuale. Naturalmente, in relazione ai bisogni umani non vi è nessuna sovrapproduzione. Gli ultimi rapporti indicano che un numero record di famiglie vivono in rifugi per senzatetto. Vi è anche un numero record di abitazioni vuote a causa di sequestri e di sfratti.

I senzatetto non possono permettersi di acquistare le case ad un prezzo elevato per dare un profitto agli immobiliaristi. Questa è sovrapproduzione capitalista. Lo stesso vale per le automobili, centri commerciali, grandi elettrodomestici e così via.

Il profitto è l'obiettivo di tutta la produzione sotto il capitalismo. La classe capitalista cerca costantemente di incrementare i suoi profitti a spese dei lavoratori. Dagli inizi del capitalismo, il modo più efficace di fare questo è stato di introdurre la nuova tecnologia che ha ridotto la necessità dei lavoratori, ridotto le abilità dei lavoratori o accelerato il ritmo di produzione dei lavoratori.

Negli ultimi 30 anni, la classe capitalista mondiale, guidata dalla classe capitalista degli USA, ha investito sempre più nella tecnologia. Questo ha fatto produrre ai lavoratori sempre più beni e servizi in sempre meno tempo e per salari sempre più bassi. Questo processo ha portato ad una crisi di sovrapproduzione sempre maggiore.

Questo è ciò che sta dietro la ripresa senza i posti di lavoro di oggi. I padroni hanno utilizzato la tecnologia per creare una competizione mondiale tra lavoratori. Hanno utilizzato robot, satelliti, computer, internet e software aziendale per aumentare la produttività dei lavoratori e costringerli a produrre sempre di più.

Quando l'attuale crisi è cominciata vi era un eccesso di abitazioni, un eccesso di automobili, un eccesso di processori di computer e così via. I lavoratori avevano prodotto così tanto che non potevano ricomprare ciò che avevano prodotto a prezzi che davano ai padroni un profitto. Così il sistema ha cominciato a bloccarsi.

È per questo che in un anno e mezzo sono stati licenziati otto milioni di lavoratori. Ed è per la stessa ragione che il sistema capitalistico non ha potuto mettersi di nuovo in moto.

Gli esperti capitalisti sanno che i diversi salvataggi e i pacchetti di stimolo sono le uniche cose che impediscono al sistema di crollare completamente. Ora è fissato che nei prossimi mesi i pacchetti di incoraggiamento si esauriscano.

Così l'amministrazione Obama ha messo a punto misero il cosiddetto "disegno di legge dei posti di lavoro" da 50 miliardi. Se sarà approvato oppure no è un grosso interrogativo. Ma anche se lo fosse, non sarebbe sufficiente per riassumere i 30 milioni di lavoratori che si trovano nel bisogno.

Ci vuole la creazione di 150.000 posti di lavoro al mese soltanto per stare al passo con la crescita della popolazione. Inoltre, la povertà si diffonde insieme alla disoccupazione. Così i capitalisti, buttando fuori dal lavoro i lavoratori, abbassando i salari e aumentando il ritmo della produzione, contraggono il mercato capitalista. Soltanto se un mercato riuscisse ad espandersi espandesse enormemente e che riuscisse a creare mezzo milione o più di posti di lavoro al mese per i prossimi anni, potrebbe procurare alla classe lavoratrice abbastanza posti di lavoro sulla base delle assunzioni dei capitalisti.

La classe capitalista e il suo sistema e l’immobilismo non stanno facendo niente altro che aggravare la disoccupazione ed accrescere sequestri, povertà e aumentare i senzatetto in maniera veramente razzista. I livelli di disoccupazione di afroamericani, latini e asiatici sono il doppio dei lavoratori bianchi. Ma anche un numero sempre più crescente di lavoratori bianchi vanno ad aumentare le cospicue fila dei disoccupati.

In altre parole, l'attuale crisi è più che semplicemente una crisi ciclica. È più che semplicemente una crisi strutturale. Non è rimasto nulla da ristrutturare. È una crisi dello sistema del profitto stesso.

Il sistema è giunto a un punto morto. Non può procurare posti di lavoro a salari da minimo vitale. Il capitalismo non è più in grado di far progredire la società. Il sistema dello sfruttamento di classe ha raggiunto lo stesso tipo di vicolo cieco nel quale era arrivato nel 1929 e nella Grande Depressione. Il sistema del profitto tra trascinando la società nella rovina e con esso la classe lavoratrice, come pure sta minacciando l'ecologia del pianeta.

Lottare per un massiccio programma di posti di lavoro statali

L'unico modo per alleviare l'attuale crisi di disoccupazione di massa è di costringere il governo di Washington a dare posti di lavoro a tutti i lavoratori che ne hanno bisogno — posti di lavoro con salari minimi con benefici.

Durante la Grande Depressione, l'amministrazione Roosevelt fu costretta a creare un vero e proprio programma di lavoro dove i lavoratori venivano assunti direttamente dal governo. Fu istituita la Works Progress Administration, in base alla quale ogni lavoratore che era qualificato aveva il diritto di ottenere un posto di lavoro. Alcuni operai vennero inviati a frequentare corsi di formazione. C’era anche la National Youth Administration che dava posti di lavoro ai giovani. Prima della WPA, la Civil Works Administration aveva creato posti di lavoro per 4 milioni di lavoratori, a cominciare dal mese di novembre 1933.

Alla fine del 1930 il WPA era il maggiore datore di lavoro del paese. Dal 1935 al 1943, 8,3 milioni di lavoratori ricevettero posti di lavoro. Costruirono strade, dighe, edifici pubblici, scuole, ospedali, piantarono alberi, crearono arte e furono responsabili di migliaia di progetti che esistono ancora oggi.

Questo non fu un programma di gocciolamento dove il denaro va ai padroni che poi, dopo aver preso la loro fetta di profitti, salari amministrativi e subappalti ecc. assumono qualche lavoratore. Ma il programma da 50 miliardi di dollari che viene ora da Washington è di questo tipo.

I lavoratori e le comunità devono mobilitarsi per lottare per un massiccio programma di posti di lavoro statali. Dobbiamo combattere per ri-dirigere i trilioni di dollari che ora vengono dati alle banche e le centinaia di miliardi che vanno al Pentagono e utilizzarli per alleviare le terribili sofferenze dei lavoratori durante questa crisi di disoccupazione.

L'ultimo scopo dovrebbe essere quello di andare oltre l’ alleviare questa crisi sotto il sistema dello sfruttamento di classe, e eliminare del tutto il sistema. Ciò significa prendere il controllo dell'economia e dei mezzi per la sopravvivenza, dei mezzi di produzione e di distribuzione, per la classe lavoratrice e per gli oppressi e utilizzare queste risorse per il bisogno umano, non per il profitto. In una parola, lottare per il socialismo.

E infine, deve essere dichiarato enfaticamente che la lotta per il socialismo e per abolire il capitalismo richiede la costruzione di un partito della classe lavoratrice rivoluzionario, impregnato della teoria del marxismo e imbevuto del suo spirito rivoluzionario.

Goldstein è autore del libro “Low-Wage Capitalism,” (capitalismo a Basso salario) un’ analisi marxista della globalizzazione e dei suoi effetti sulla classe lavoratrice degli USA. Questo articolo riflette la sostanza di un discorso che ha dato a una assemblea pubblica a Detroit l'11 settembre. Membro di primo piano del Workers World Party, ha anche scritto numerosi articoli e parlato dell’ attuale crisi economica. Per ulteriori informazioni visitare il sito http://www.lowwagecapitalism.com/.

Workers World, 55 W. 17 St., NY, NY 10011

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Titolo originale "The capitalist crisis & how to fight it"
Fonte: http://www.workers.org/

Link: http://www.workers.org/2010/us/capitalist_crisis_0923/

Tradotto con l’ausilio di google.

Amianto. Emergenza italiana

a cura di Legambiente


La mancanza di impianti di smaltimentoamianto è una nota dolente per tutto il territorio nazionale. Ad oggi le regioni che hanno una discarica dedicata allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto sono Abruzzo (in istruttoria per la riapertura), Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Lombardia (esaurita nel marzo 2009). La Basilicata ne ha 2, il Piemonte 3, Toscana e Sardegna hanno sul proprio territorio 4 impianti ciascuna. In tutti i casi le volumetrie residue sono inadeguate se riferite ai quantitativi di materiali contenenti amianto ancora presenti sul territorio. Al contrario, lo smaltimento dei materiali è un nodo cruciale da risolvere per un’adeguata azione di bonifica dell’amianto su tutto il territorio nazionale.

Nel 1992 con la legge 257 in Italia è stata messa al bando l’estrazione, l’importazione e l’utilizzazione dell’amianto e dei prodotti che lo contengono. La stessa legge obbligava le Regioni ad adottare entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore il Piano Regionale Amianto, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati dalla fibra killer. Sono passati oltre 18 anni dall’emanazione della legge e ancora oggi le Regioni si trovano in forte ritardo negli interventi per ridurre il rischio sanitario da amianto nel proprio territorio.

In Italia, secondo le stime di Cnr e Ispesl, ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale. Ma siamo ancora lontani dall’avere dati dettagliati su quanto ancora se ne nasconde all’interno di siti industriali, edifici pubblici o privati, cave, reti idriche, etc.

9.166 casi di mesoteliomamaligno (MM) registrati dal ReNaM (2010) in Italia fino al 2004 e distribuiti su tutto il territorio nazionale. Tra le regioni più colpite ci sono il Piemonte (1.963 casi di MM), la Liguria (1.246), la Lombardia (1.025), l’Emilia-Romagna (1.007) e il Veneto (856). Per quasi tre quarti dei casi registrati si è riusciti a risalire all’origine della causa. Tra questi per il 69,8 % la causa è professionale, per il 4,5% è familiare, per il 4,7% ambientale, per l’1,4% da attività di tempo libero e per il 19,5% altro.

Nell’arco di tempo analizzato dai Registri (1993-2004) è diminuita l’influenza dei settori tradizionali, come i cantieri navali, o la lavorazione in manufatti in cemento amianto, mentre crescono i casi riconducibili ad altri tipi di esposizione come quello del settore dell’edilizia oppure i casi non riconducibili ad attività a rischio svolte in precedenza. Un elemento importante perché dimostra che la grande diffusione di amianto nel nostro Paese causa un’esposizione a volte inconsapevole alla fibra.

Non esiste un livello di esposizione sotto il quale l’amianto risulta innocuo. Anche piccole esposizioni sia nel tempo che nella concentrazione della contaminazione possono far insorgere la malattia: Una vera e propria strage silenziosa che colpisce a distanza di decenni e che continuerà a mietere vittime anche negli anni a venire. Si stima che un’inversione di tendenza nella crescita del numero di casi diagnosticati di anno in anno possa essere attesa non prima del 2020.

Il Ministero dell’ambientedeve deve mettere in campo le risorse economiche ed umane necessarie a completare la mappatura nazionale prevista dal 2003: solo così sarà possibile avere un quadro completo della presenza di amianto in Italia, utile per Regioni, Province, Comuni e cittadini.

Il Governo deve garantire adeguate risorse economiche per produrre studi epidemiologici nei siti più interessati dall’esposizione all’amianto, a partire dai siti di interesse nazionale da bonificare, estendendole a tutto il territorio nazionale per monitorare gli effetti di questa “strage silenziosa”.

Le Regioni inadempienti devono adoperarsi per una rapida approvazione dei piani regionali sull’amianto individuando le criticità e facendo una capillare mappatura degli edifici e dei manufatti interessati per stabilire le priorità di intervento; prevedere adeguate risorse economiche per co-finanziare la rimozione e la bonifica delle strutture contaminate di proprietà dei Comuni e dei cittadini; pianificare la realizzazione di una imprescindibile impiantistica regionale di trattamento e smaltimento a supporto delle auspicabili operazioni di bonifica; svolgere un’adeguata attività di informazione sui rischi derivanti dall’esposizione alle fibre dovuta al deterioramento e allo smaltimento illegale delle strutture in cemento-amianto dismesse.

Fonte: Legambiente

Impianti fotovoltaici al posto dell’amianto

AzzeroCO2 e Legambiente organizzano il primo convegno nazionale “Provincia Eternit Free”

Parte la corsa contro l’amianto. Il decreto del 24 Agosto 2010, infatti, ha prorogato fino al 2012 e potenziato gli incentivi speciali per le aziende che sostituiranno le coperture in eternit, piaga irrisolta di molti capannoni italiani, con fotovoltaico. L’ultimo rapporto di Legambiente “Liberi dall’amianto” mostra, infatti, come le Regioni, a distanza di 18 anni dalla legge del '92, che mise al bando l'amianto in Italia, siano in ritardo rispetto ai compiti di censimento, bonifica e smaltimento loro assegnati.

Si è tenuto a Roma, presso la Sala delle Conferenze del Senato, il primo convegno nazionale sulla campagna “Provincia Eternit Free”, organizzato da AzzeroCO2 e Legambiente, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, degli Assessori delle province aderenti (Roma, Lecce, BAT (Barletta, Trani), Bari, Vercelli, Alessandria, Benevento e la Comunità Montana della Marsica).

La campagna è nata con l’obiettivo di promuovere sul territorio la sostituzione dei tetti in eternit con impianti fotovoltaici, beneficiando degli incentivi speciali introdotti dallo Stato e di favorire anche la riduzione delle emissioni CO2 sul territorio. Per le imprese, dunque, ma anche per chi ha capannoni agricoli o tetti di superficie adeguata, un’occasione unica per realizzare gli obiettivi di risparmio energetico e di tutela del territorio e della salute dei cittadini con i minori costi possibili e con un significativo ritorno di immagine.

Elaborata in collaborazione con Legambiente, la campagna di AzzeroCO2 “Provincia Eternit Free”, commenta Mario Gamberale, AD di AzzeroCO2 si colloca in linea con le indicazioni europee, che raccomandano entro il 2020 un abbattimento del 20% delle emissioni di CO2, dei consumi energetici e un pari incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili. La sostituzione delle coperture in amianto dei capannoni ad uso agricolo e industriale con i pannelli fotovoltaici, infatti, oltre ad indubbi benefici all’ambiente e alla salute dei cittadini, porterà un incremento della produzione di energia rinnovabile sul territorio nonché una forte contrazione delle bollette per le aziende che potranno realizzare in proprio gli interventi”.

La legge 257/92 prevedeva che entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore tutte le Regioni si dotassero di un Piano Regionale Amianto, uno strumento per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati. Ancora oggi in alcune regioni, tale norma non è stata approvata - ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani -. Ma per individuare le principali criticità è necessario mettere in campo altre azioni, a partire dalla capillare mappatura degli edifici interessati. Su questo non ci sono ancora dati certi. Alcune stime (Cnr e Ispesl) parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, considerando solo le onduline in cemento-amianto, ma i numeri totali potrebbero essere molto maggiori. L’iniziativa Provincia Eternit Free si presenta allora come valido strumento per intervenire concretamente e in tempi brevi nel risanamento delle situazioni a rischio per la salute, con evidente vantaggio per l’ambiente e per lo sviluppo occupazionale e tecnologico”.


Fonte: Legambiente

Barilla, amianto a perdere. inchiesta di TerraNostra

Barilla, amianto a perdere. L’inchiesta di TerraNostra

RC AUTO: ANCHE LANTITRUST CONFERMA CHE LA SITUAZIONE E' ORMAI INSOSTENIBILE

Secondo le rilevazioni di Federconsumatori ed Adusbef, dal 1994 ad oggi, le tariffe RC AUTO sono aumentate del 173%!

A smentire completamente i dati dell’Ania circa una presunta diminuzione delle polizze giungono oggi le affermazioni di Catricalà.

Come sosteniamo da tempo, infatti, è ora di finirla con la guerra dei numeri sulle polizze rc auto. Piacerebbe molto anche a noi, e soprattutto a tutte le famiglie italiane, se le polizze fossero realmente diminuite, negli ultimi 5 anni, di oltre l’11%, ma purtroppo la realtà è ben lontana.

Secondo quanto rilevato dall’O.N.F. - Osservatorio Nazionale Federconsumatori, infatti, non accenna ad arrestarsi la corsa al rialzo delle polizze rc auto.

Maggiormente penalizzati sono i 50enni, che conoscono aumenti a due cifre, che si attestano, in media, al 18%. Continuano ad essere scandalose, inoltre, le tariffe per i neopatentati, che riportano una media di aumento tra l’8 ed il 10%, con punte che superano addirittura il 20%.

Tali dati confermano l’incredibile crescita di tali tariffe che, dal 1994 ad oggi, hanno registrato una crescita di ben in 173%, ben il 18% in più rispetto allo scorso anno.

Una voce che incide in maniera sempre più pesante sui budget delle famiglie" - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori ed Adusbef.

Per questo è indispensabile intervenire in maniera determinata su questo settore, promuovendo, come richiesto dall’Antitrust, maggiore chiarezza e trasparenza ed adottando misure che aumentino la competitività in tale settore, attraverso, ad esempio, l’incremento ed il potenziamento del ruolo degli agenti plurimandatari.


COSTO MEDIO,IN EURO,POLIZZA RC AUTO, MEDIA CILINDRATA (MAX 1.800 C.C.)

1994 700.000 £. (391 euro)

2010 1067 Euro                        + 173% rispetto al 1994

(+676 Euro rispetto al 1994)

Fonte: Federconsumatori

PROTESTA PASTORI: COLDIRETTI, INSODDISFATTI LA MOBILITAZIONE SI ALLARGA

Un incontro squallido in cui abbiamo assistito ad un disgustoso battibecco tra Governo e Regione Sardegna, con un rimpallo di responsabilità senza alcun rispetto per le difficoltà che stanno vivendo i 70 mila pastori italiani.

E’ quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare i risultati dell’incontro al Ministero delle Politiche Agricole dove il Governo e le Regioni hanno illustrato le misure che la loro task force ha predisposto contro la crisi della pastorizia. Grave - ha sottolineato Marini - è stata l’assenza per la seconda volta del Ministro delle politiche Agricole Giancarlo Galan che avrebbe dovuto fare sintesi in un tavolo di lavoro che dura oramai da un mese. Ed ancor piu’ grave - ha continuato Marini - il fatto che nei territori, ed in particolare nella regione Sardegna che è la piu’ interessata, siano state raccontate un sacco di bugie ai pastori rispetto ad una disponibilità finanziaria sulla quale c’è stato un clamoroso dietrofront.

Uno spettacolo mortificante conclusosi addirittura con una crisi tutta istituzionale consumatasi con la fuoriuscita dal tavolo Governo/Regioni dell’Assessore all’agricoltura della Sardegna. I pochi risultati che siamo riusciti a strappare dopo un acceso dibattito dimostrano - ha sostenuto Marini - che in un ora si è riesciti a concretizzare quello che il tavolo non è riuscito a fare in un mese, anche se ci rendono comunque insoddisfatti. Tutto questo non è accettabile e da oggi si cambia registro.

Da qui continua la nostra mobilitazione con uno spirito diverso, a livello nazionale e regionale, perché all’azione dei pastori - ha concluso Marini - si unirà quella di tutti i settori dell’agricoltura e dell’allevamento.

Dal Governo - riferisce la Coldiretti - è venuto l’impegno ad uno stanziamento di almeno 14 milioni di euro sul 2011 per il ritiro del pecorino da mercato da destinare agli indigenti, la convocazione per la settimana prossima del tavolo sul prezzo del latte, finanziamenti per la promozione, interventi per la ristrutturazione del debiti e l’avvio della discussione a maggio sull’articolo 68 mentre la regione Sardegna si è impegnata a versare 4 centesimi per litro di latte come previsto per tre anni nella finanziaria, oltre che finanziamenti per l’accesso al credito, per gli agrifidi e per l’industria che si impegna a pagare di piu’ il latte mentre sul benessere animale ha annunciato la mancanza di risorse disponibili.

Fonte:Coldiretti

Competitività del sistema Italia: i limiti del Governo e le proposte dei Consumatori nel nuovo Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti

ADICONSUM, ADOC, CITTADINANZATTIVA

Senza Ministro dello Sviluppo Economico, senza Presidente della Consob e senza un’Autorità di regolamentazione e vigilanza in settori liberalizzati quali trasporti, servizi idrici e postali: anche così si spiega il motivo per cui l’Italia è fanalino di coda nella classifica della competitività a livello europeo.

Alla vigilia della prima seduta del nuovo Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli utenti, prevista a Roma per il 30 settembre, le Associazioni di Consumatori Adiconsum, Adoc e Cittadinanzattiva si associano al recente appello del Presidente della Repubblica riguardante la oramai incredibile assenza, che perdura da oltre 4 mesi, del Ministro dello Sviluppo Economico.

Il monito del Presidente Napolitano - dichiarano congiuntamente le tre Associazioni – andrebbe fatto proprio dal Governo affinché doti l’Italia di una seria politica industriale capace di rafforzare la posizione del cittadino all’interno del mercato, e dia adeguato ascolto agli organi consultivi che ne rappresentano gli interessi.

Da troppo tempo, purtroppo, il Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti, espressione delle istanze dei cittadini presso il Ministero dello Sviluppo Economico, viene trascurato nelle consultazioni che contano, e anche questo è un indicatore di sviluppo e di crescita che non c’è.

È interesse delle stesse Associazioni dei Consumatori assicurare il massimo impegno per far funzionare al meglio il Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti, e l’auspicio - alla vigilia del nuovo corso del CNCU - è che tale organismo venga consultato obbligatoriamente in tema di competitività, oltre che sui necessari provvedimenti di riforma delle Autorità di regolamentazione.

Fonte: Adiconsum

mercoledì 29 settembre 2010

Adiconsum al Tar del Lazio: Confermare il regolamento Isvap sul collocamento delle polizze sui mutui.

Polizze assicurative sui mutui


La rivolta delle banche e finanziarie contro le regole date dall’Isvap per il collocamento delle polizze sui mutui nasconde un'indole speculativa che ripropone il volto nascosto di chi eroga questo servizio.

Un volto fatto di Cirio, Parmalat, Banca 121, banche islandesi, Lehman, teso esclusivamente a considerare il consumatore come uno “straccio da strizzare fino all'ultima goccia”.

Le banche e le finanziarie vorrebbero collocare un prodotto che garantisce esclusivamente loro stesse, ma pretendono di trattenere provvigioni fino all' 83% dell'intero importo pagato dal consumatore!

Non convinte dell'operato dell'Istituto di vigilanza ISVAP, esse pretendono ora che il TAR del Lazio annulli il regolamento per continuare ad introitare quasi un miliardo di euro di sole commissioni.

Banche e finanziarie dimenticano che il Regolamento varato dall'ISVAP è stato prodotto nell'ambito degli obblighi di vigilanza sugli intermediari assicurativi, banche comprese, riconosciuti dal Codice delle Assicurazioni.

Esse dimenticano la moral suasion condotta dalla stessa Isvap con ABI che non ha trovato alcuna attenzione da parte delle banche. Dimenticano che nel collocare tali prodotti esiste un evidente conflitto di interessi.

Adiconsum si aspetta dal TAR del Lazio la conferma della validità del Regolamento varato dall'ISVAP che rappresenta per i consumatori lo strumento utile per poter scegliere la polizza più adeguata e conveniente presso qualsiasi assicuratore, con risparmi che possono arrivare a migliaia di euro rispetto ad un prodotto monopolisticamente attribuito dalla stessa banca che eroga il mutuo o il prestito.

Per ogni violazione che dovesse verificarsi, Adiconsum è pronta a supportare i consumatori per far valere il libero diritto di scelta.

Fonte: Adiconsum

Lavoro: Istat; CGIL, continua il pericoloso calo occupazionale nelle grandi imprese

Nel mese di luglio, secondo dati forniti dall'Istituto Nazionale di Statistica, continua a scendere l'occupazione, registrando -1,6% rispetto 2009.


L’occupazione delle grandi imprese è un piano sempre più inclinato di cui ancora non si vede il fondo. Il pericoloso calo continua in tutti i settori nell’industria, prosegue da anni, e descrive ormai una contrazione della base produttiva oltre a quella occupazionale”. E’ quanto afferma il segretario confederale della CGIL, Fulvio Fammoni, in merito ai dati Istat di oggi su ‘lavoro e retribuzioni nelle grandi imprese‘.

Nel dettaglio, sottolinea il dirigente sindacale, “anche nelle imprese e nei servizi, per anni elementi di tenuta e di controtendenza, la caduta dell’ultimo periodo è verticale.

Una ulteriore conferma della gravità e della pervasività della crisi e del protrarsi nel tempo delle gravissime tendenze sull’occupazione”.

Per Fammoni, “di fronte a questo, alle centinaia di vertenze in coda al ministero ‘vacante’ dello Sviluppo economico, il governo oggi chiede la fiducia presentandosi alla Camera con un programma che non prende assolutamente in considerazione questi temi mentre al Senato approva un provvedimento che diminuisce i diritti dei lavoratori. Non ci siamo - conclude - occorre cambiare e questi sono i punti al centro della piattaforma della manifestazione europea del sindacato di oggi. Questa è la realtà che la propaganda ‘stiamo meglio di altri’ non può nascondere”.

Fonte: CGIL

L'ANALFABETA POLITICO

Il peggiore analfabeta è l’analfabeta politico.


Egli non ascolta, non parla né partecipa agli avvenimenti politici.

Non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche.

Un analfabeta politico è tanto sciocco che si inorgoglisce e gonfia il petto nel dire che odia la politica.

Non sa che dalla sua ignoranza politica proviene la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore ed il peggiore di tutti i banditi, che è il politico disonesto, ingannatore e corrotto, leccapiedi delle imprese nazionali e multinazionali.

Bertold Brecht

L’analfabeta politico, aggiungo io, è colui che entra in politica ingannando gli elettori, facendo loro tante promesse che poi non mantiene, per perseguire poi i suoi loschi affari in barba alla legalità, volendo raggiungere la propria impunità.

Falconara Marittima (AN) - Scoperte carcasse di animali in un'azienda agricola: sequestrati beni per 200 mila euro

militari del NOE di Ancona, insieme ai colleghi del NAS, in un'operazione congiunta, hanno ispezionato un'azienda agricola di Falconara Marittima. Sono stati effettuati anche alcuni scavi che hanno portato alla luce la carcassa di un bovino la cui causa di morte è al momento sconosciuta.


I Carabinieri hanno sospettato che nei terreni attorno all'azienda vi potevano essere sotterrate altre carcasse di animali, motivo per il quale è stata posta sotto sequestro un'area aziendale di circa 500 m.q. dove, nei prossimi giorni, si effettueranno ulteriori scavi per fugare ogni dubbio al riguardo.

Sono stati anche sequestrati 40 m.c. circa di pneumatici fuori uso abbandonati sull'area.

Il titolare dell'azienda, un bolognese di 53 anni, è stato denunciato in stato di libertà per la violazione delle norme sul Testo Unico Ambientale avendo allestito, illecitamente, un deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi.

L'uomo ora rischia una pena fino a due anni di reclusione e 26.000 euro di ammenda.

Il valore del sequestro, comprese le spese per la successiva bonifica, ammonta a circa 200.000 euro.

La situazione igienico - sanitaria e i danni ambientali sono ora sotto controllo. A breve si procederà alla bonifica del sito inquinato.

Fonte: Carabinieri.it

Bologna - Minaccia e molesta una donna che rifiuta le sue avances: arrestato un 35enne per stalking

I Carabinieri della Stazione di Bologna Porta Lame hanno tratto in arresto un 35enne di Bologna, con le pesanti accuse di atti persecutori nei confronti di una donna 45enne del luogo, in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna.La vicenda scaturisce dai comportamenti estremamente insistenti e minacciosi di cui il 35enne si è reso responsabile nei confronti della donna, degenerati in aggressioni fisiche, minacce di morte ed offese di tutti i tipi, tali da ingenerare nella vittima un grave stato d'ansia.

Infatti, la donna, ormai esasperata, ha raccontato ai Carabinieri di aver respinto le avances dell'uomo, poiché non interessata e peraltro già impegnata in un rapporto sentimentale.

Già dal mese di ottobre 2009, il 35enne, non accettando il rifiuto della donna, aveva cominciato ad assumere una serie di condotte vessatorie tra cui minacce verbali e con un bastone, danneggiamenti del citofono e delle tende di casa, distacco dell'energia elettrica dal contatore dell'abitazione, offese di tutti i tipi, fino ad arrivare a versare del liquido infiammabile all'interno della casa della donna, attraverso la porticina d'accesso del gatto, dando poi fuoco alla porta d'ingresso, fortunatamente senza conseguenze. Tutto ciò è stato denunciato dalla vittima ed accertato dai Carabinieri della Stazione di Porta Lame, attraverso le audizioni dei testimoni e dei vicini di casa i quali, in diverse occasioni, hanno assistito a tali vessazioni.

Pertanto, una volta raccolti gli elementi probatori sufficienti a ricostruire un'incriminazione per atti persecutori, i militari hanno richiesto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna l'emissione di una misura cautelare nei confronti dell'uomo, al fine di limitarne con effetto immediato i comportamenti aggressivi e violenti, in attesa che venga regolarmente processato.

Fonte:Carabinieri.it

BENVENUTI NELLA RIPRESA

Tranquillizzato, rinvigorito ed esplicitamente legittimato dalle festanti effusioni che annunciano la fine della recessione, sono uscito sabato mattina per fare una passeggiata. Basta con i profeti di sventura, respingerò, salvo tortura col taser, tutti gli antipatriottici guastafeste che mi additano le fabbriche in rovina, i supermercati vuoti e i mutui bloccati come prove che resteremo al palo per sempre. I nostri ascensori salgono e scendono ancora come yo-yo, grazie, tranne quelli delle fabbriche summenzionate. A proposito di pali, non sembra un piede quello che sporge da quella pozzanghera ghiacciata?

All’angolo tra la 9ª e Washington, c’è un bizzarro cartello: “EVITATE IL FALLIMENTO - 215 543-4941”. All’angolo tra la 7ª e Washington, “ACQUISTIAMO CASE IN CONTANTI – NO BANCHE”.

Mentre incedo verso lo Sugar House, il nuovissimo casinò di Philadelphia, passo davanti a un tabellone che promette, a me, personalmente, 23 milioni di verdoni, se solo avrò il magico potere e l’ardire di superare in astuzia la Lotteria della Pennsylvania, Gesù e Satana. La fortuna aiuta i giusti, e noi lo siamo, dopotutto. Ben presto ogni barbone desideroso di sistemarsi con la truffa, da una costa all’altra di questo splendente paese, aprirà il suo casinò personale. Ci saranno più sale da gioco autorizzate che giocatori.

A proposito di barboni, in giro si vedono più fannulloni che mai. Che sta succedendo? Secondo gli ilari esperti, la recessione dovrebbe essere finita fin dal giugno scorso, eppure in tutta la città, anzi, in tutto il paese, continuano a spuntare vagabondi abbacinati. Datevi un’occhiata in giro. I nuovi senzatetto sono facilmente identificabili da tutta la roba a cui tentano di aggrapparsi. Si tirano dietro valigie a rotelle, spingono carrelli con dentro troppe cose. Sono relativamente puliti, per adesso. Presto si lasceranno andare del tutto. A metà di Delaware Avenue, un uomo passeggia avanti e dietro con il classico cartello “SONO SENZA CASA E HO FAME. AIUTATEMI. DIO VI BENEDICA”. La povertà non è mai molto originale, vero? Ma ho visto anche: “AVVISO GRATUITO: SI ACCETTANO DONAZIONI”, “AIUTATEMI A SOSTENERE LA MIA DIPENDENZA DALLA MARIJUANA” e “HO BISOGNO DI DENARO PER UBRIACARMI COSI’ 2 DONNE POTRANNO PORTARMI A CASA E MOLESTARMI”. Non è bello che gli spiritosoni si mescolino con i mendicanti autentici, ma del resto noi non abbiamo mendicanti. Sarebbe così da Terzo Mondo. Noi abbiamo solo questuanti.

Un paio di mesi fa, a Detroit, un uomo visibilmente provato mi disse: “Mi servono 9,50$ per le medicine, signore. La prego”, ma non era un mendicante. Sarebbe così da Terzo Mondo. Anzi, non era nemmeno un questuante. Ero stato io a iniziare la conversazione. Sulle rampe dell’autostrada che vanno verso downtown si vedono persone con cartelli, ritte in piedi a chiedere la carità, come fanno in tutta America. Datevi un’occhiata in giro. A Richmond parlai con un certo Vincent, che era cresciuto a Syracuse e poi aveva studiato alla Penn State. Divorziato, con tre figli di 22, 16 e 12 anni, aveva lavorato come infermiere professionale per gran parte della sua vita. Il suo ultimo lavoro era stato quello di cameriere al Red Lobster. Ma gli affari andavano male, così prima gli ridussero l’orario e poi lo licenziarono. Non potendo più far fronte ai debiti, perse prima la macchina e poi l’appartamento. Vincent era sulla strada da sei settimane. Suo figlio più grande era al college, i suoi due figli più piccoli avevano vissuto con lui finché non era andato tutto in malora e avevano dovuto trasferirsi dalla madre. Quest’ultimo fatto lo aveva umiliato più di qualunque altra cosa, mi disse.

Mi sono trovato molte volte in miseria, ma non sono mai stato un senzatetto. In più di un’occasione sono andato al supermercato con 26 penny contati, il prezzo esatto di una confezione di spaghetti istantanei. Aspettavo che non ci fosse la fila, per affrontare la cassiera da solo. Una volta, volendo fare una follia, contai 159 penny e presi una lattina di SPAM. Mentre contavo, dietro di me si era formata la fila. Un’altra volta volli arrivare a due dollari e comprai un filone di pane e un panetto di burro con cui sopravvissi diversi giorni. Mi facevo la zuppa di ketchup. Grazie al cielo, quei giorni sono finiti. Ora ho raggiunto i livelli più alti della povertà. Mai dire mai, comunque, come dice, incidentalmente, anche un nuovo slogan della General Motors. Adesivo su un auto di Detroit: “ANCORA DISOCCUPATO? CONTINUA A COMPRARE MERCE ESTERA”. E sulla targa della stessa macchina: “IO LAVORO PER LA FORD. IO GUIDO UNA FORD”.

Dopo tre miglia di autostop, eccomi finalmente nello Sugar House. Smilze cameriere servono drink e scollature aprendosi il varco tra una folla lardeggiante, resa gelatinosa da decenni di grassi transgenici e sciroppi gassati. Vengono dal baby boom, molti di loro. A giudicare dal peso dei fondoschiena, non siamo ancora un paese povero. Nella semioscurità, i giocatori fissano, come mocciosi instupiditi, i personaggi animati che lampeggiano di luci e colori vivaci dalle slot machines. GOLD RUSH. AFRICAN DIAMOND. FORTUNE COOKIES. CASH FEVER. CASH FOR LIFE. CASH INFERNO. Chi si stanca di farsi rapinare, può prendersi un momento di respiro dando un’occhiata a una partita di football in TV. Da un angolo fuori dalla visuale, una band suona dal vivo musica rock classica, evocando la nostalgia di tempi meno disperati.

Le pubblicità dei casinò sono sempre piene di sorrisi con dentature perfette. Bianchi, neri o beige, essi appaiono inebetiti ed esilarati da vincite seriali. Con pochi spiccioli riescono a raggiungere l’orgasmo, in continuazione, fino al Giorno del Giudizio, si direbbe. Per contrasto, le persone reali sono uniformemente tetre. I poveri idioti ridono soltanto quando entrano, se pure lo fanno. Annoiato da questo spettacolo, mi dirigo di nuovo verso downtown. Lungo la strada, passo accanto a un gruppo di “Israeliti” che strepitano che l’uomo bianco è il demonio e che Dio odia i froci. Vicino a loro, un ragazzo bianco regge un cartello che recita: "'FANCULO A QUESTI STRONZI". Mi interrogo su un uomo che evacua su Market Street, una delle due principali arterie cittadine. Al City Hall, vedo una donna tossire in modo così violento che probabilmente non sopravviverà all’inverno, se resta sulla strada.

Questa è la tua America, America, ma non preoccuparti, la recessione è finita.

Versione originale:

Linh Dinh è autore di due libri di racconti, cinque di poesie e del recente romanzo Love Like Hate (http://www.amazon.com/exec/obidos/ASIN/1583229094/counterpunchmaga) . Documenta il nostro panorama sociale in decomposizione nel suo blog fotografico State of theUnion (http://linhdinhphotos.blogspot.com/) , che viene periodicamente aggiornato.

di Linh Dinh

dal sito Counterpunch

traduzione di Gianluca Freda

Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/

Dire razzista ad un poliziotto non è reato quando questi si comporta come tale.

Sarà capitato a chiunque di assistere a scene di vita quotidiana in cui le forze dell'ordine adottano, nello svolgimento delle proprie funzioni, modi non proprio urbani. Che utilizzino atteggiamenti intimidatori di vario genere, scortesie gratuite e toni di voce impropri. Ed e' anche possibile, se non probabile che, una volta su due, cio' sia accaduto ai danni di una persona straniera.

E' capitato al Sig. Christian De Vito a Firenze, che ha assistito, nel corso di operazioni di Polizia della Questura di Firenze finalizzate al controllo e in contrasto della immigrazione clandestina, ad un abuso immotivato della forza fisica nei confronti di due cittadini nigeriani. I due stranieri sarebbero stati fermati, identificati e, successivamente, spinti con violenza verso una ringhiera di ferro, senza motivo.

Contrariamente a quanto accade in genere, il Sig. De Vito non si e' solo indignato, ma ha provato ad opporre alla Polizia le proprie ragioni di dissenso. Dottorando in Storia Contemporanea alla Scuola Normale di Pisa, si e' – coraggiosamente - rivolto agli agenti, argomentando, infatti, per mezz'ora sull'ingiustizia cui aveva assistito e sulle ragioni discriminatorie dell'accaduto. Una lunga serie di pensieri e parole che poi - come era forse prevedibile – sono stati sintetizzati dagli operatori della Questura in una querela nei suoi confronti per ingiuria: avrebbe, a loro dire, dato di “razzista” alla Polizia. Ed e' passato dalla parte del torto.

Il caso e' finito nelle aule del Giudice di Pace di Firenze, che laconicamente ha “assoltoi poliziotti, e condannato invece l'osservatore. Questa la pseudoragione: “perche' mai avrebbero dovuto i poliziotti trattenere gli stranieri se gia' identificati? Cio' non e' credibile, non può esser accaduto”.

Inutile apostrofare l'assunto come illogico: se l'abuso e' privo di ragionevolezza, allora non puo' esser accaduto (il che' ovviamente equivale a negare la possibilità degli abusi e degli illeciti).

La Corte di Cassazione, ovviamente e per fortuna, ha cassato senza rinvio la sentenza del giudice fiorentino, dichiarando che il fatto – la presunta ingiuria -non costituisce reato.

In primo luogo ne ha ritenuto logicamente viziata la motivazione su descritta.

In secondo luogo perchè il fatto che parti offese siano agenti della Polizia di Stato non giustifica di per sé una loro “maggior attendibilità” rispetto al comune cittadino. Spetta al giudice, allora, accertare la verità dei fatti, al di là delle qualifiche possedute da chicchessia. Cosa che il giudice non ha fatto, dando per scontato che avessero ragione gli agenti.

Infine, la Corte di Cassazione ha ri-stabilito un principio di profonda civiltà giuridica e civile, che contrasta con le tendenze legislative che hanno di recente reintrodotto l'oltraggio a pubblico ufficiale: criticare la polizia e' un diritto.

Rientra, infatti, “nel diritto dei cittadini di sottoporre a controllo e a valutazioni negative l'azione dei pubblici funzionari, che appaiano difformi rispetto a norme di legge e ai supremi principi della nostra Costituzione. Queste valutazioni sono di immediata rilevanza sociale, perchè dalla loro formulazione, indenne da reazioni punitive da parte dello Stato, dipende la sussistenza e il consolidarsi della democrazia nel nostro paese.”

Parole di grande respiro, che non necessitano di commento. Semplici e dirette. Dirette, anche, a trovare il coraggio di chiamare, sia dentro che fuori di noi, le cose col proprio nome.


Claudia Moretti (aduc immigrazione)
Fonte: Aduc immigrazione

PROTESTA PASTORI: COLDIRETTI, “FALSI” 2 PECORINI SU 3, - 32 % EXPORT IN USA

Sono “false” due fette di pecorino su tre vendute negli Stati Uniti dove le imitazioni prevalgono a scapito del prodotto originale proveniente dall’Italia, come purtroppo avviene anche in altri paesi europei ed extracomunitari. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata dal presidente nazionale Sergio Marini in occasione dell’incontro con Governo e Regioni per la presentazione delle misure messe a punto contro la crisi della pastorizia al Ministero delle Politiche Agricole dove i pastori hanno portato tutti i differenti tipi di pecorino prodotto nelle diverse regioni italiane, da quello romano a quello siciliano, dal toscano al siciliano fino a quello sardo e di filiano.

La presenza di prodotti pecorini “taroccati” sui mercati internazionali è una causa importante della crisi del settore poiché è destinato all’esportazione circa un quarto dell’intera produzione nazionale, per un volume che nel 2009 è stato di ben 16 milioni di chili.

Negli Stati Uniti i prodotti di imitazione stanno prendendo progressivamente il posto di quelli originali in arrivo dall’Italia, con un crollo del 32 per cento delle esportazioni di pecorino e fiore sardo in valore nel primo semestre del 2010, secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. Ad avvantaggiarsene sono i “falsi” realizzati negli Stati del Wisconsin, California e New York, venduti ad esempio con il nome di “romano” cheese, ma anche quelli importati dall’estero, soprattutto dall’Europa, che utilizzano nomi di fantasia. E’ il caso della società Lactitalia che esporta in Usa e in Europa e produce in Romania formaggi di pecora venduti con marchi che richiamano al Made in Italy come Toscanella, Dolce Vita e Pecorino. Una società di proprietà della Simest, controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico, e dei Fratelli Pinna attraverso la Roinvest con sede a Sassari, con amministratori, tra gli altri, Andrea Pinna, che è vicepresidente del Consorzio di Tutela del Pecorino Romano, e Pierluigi Pinna, consigliere dell’organismo di controllo dei formaggi pecorino Roma, Sardo e Fiore Sardo Dop, che dovrebbero promuovere il vero pecorino e combattere la concorrenza sleale e le contraffazioni.

Fonte:Coldiretti

PROTESTA PASTORI: PECORE AL PASCOLO AL MINISTERO AGRICOLTURA

Oltre un migliaio di pastori hanno portato per la prima volta le pecore a pascolare a Roma davanti alla sede del Ministero dell’Agricoltura per denunciare l'impossibilità di continuare a mantenerle nelle aziende a costi che superano il prezzo di vendita del latte.

A pecore, montoni e agnellini delle principali razze italiane a rischio di estinzione è stata garantita la disponibilità di una comoda stalla allestita per l’occasione con fieno ed acqua in abbondanza, con tutta l’attrezzatura per la mungitura giornaliera.

Tra gli animali più curiosi, la rustica pecora sarda, la pecora sopravissana dall’ottima lana, la pecora comisana con la caratteristica testa rossa o quella massese dall’insolito manto nero.

A vigilare sulle loro condizioni oltre un migliaio di pastori giunti a Roma dalla Sardegna, Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria, Basilicata e da altre Regioni italiane, in occasione dell’incontro con Governo e Regioni al Ministero delle Politiche Agricole, in Via XX Settembre 20, per la presentazione delle misure messe a punto contro la crisi della pastorizia.

Fonte: Coldiretti