domenica 26 settembre 2010

Usa, doppio schiaffo in Senato

Karen Dolan, politologa di Washington, spiega a PeaceReporter perchè la Camera Alta ha bocciato il "Dream act" e salvato il "don't ask, don't tell". Aumenta la tensione nella corsa verso le elezioni di medio termine di novembre.

La campagna politica per le elezioni di medio termine del prossimo 2 novembre entra nella fase più accesa. Dopo le batoste del Tea Party ai Repubblicani durante le primarie, arrivano quelle dello stesso Gop (Grand Old Party ndr) ai democratici. L' ostruzionismo repubblicano in Senato ha neutralizzato, ancora una volta, i disegni politici del presidente Barack Obama che ha visto bloccare il National Defence Authorization Act, la legge sul budget militare, dal mancato raggiungimento della fatidica "quota sessanta". Questa volta il disegno di legge era accompagnato da due emendamenti di particolare importanza. Il primo puntava all'abolizione del "don't ask, don't tell" la controversa politica che vieta ai gay di entrare a far parte dell'esercito Usa. Il secondo voleva introdurre l'ormai famoso Dream Act (acronimo di Development, Relief and Education for Alien Minors Act ndr) un provvedimento che mira alla regolarizzazione residenziale negli Stati Uniti per quegli immigrati reclutati nelle forze armate, o immatricolati all'Università, da più di due anni. I democratici, che in Senato hanno solo 59 rappresentanti, avevano bisogno del voto di almeno un repubblicano. Invece è accaduto il contrario con i democratici Blanche Lincoln e Mark Pryor che si sono uniti al Gop e il capogruppo Harry Reid, l'uomo di Obama al Senato, che ha votato contro per ottenere, secondo quanto previsto dal regolamento della Camera Alta, la possibilità di ridiscutere in futuro il disegno di legge. A poco più di un mese dal giro di boa del mandato di Obama, i repubblicani votano due "no" pesanti per l'uomo del "change". Solo un caso o ferree logiche di campagna elettorale? PeaceReporter lo ha chiesto a Karen Dolan, ricercatrice presso l'Institute for Policy Studies di Washington e direttrice dei progetti sociali Cities for Peace e Cities for Progress.

Al di là dei numeri perché i due emendamenti del Defense Act non sono passati in Senato?

I repubblicani hanno anche bloccato il dibattito sull'intero disegno di legge. Essi non vogliono indisporre la loro base elettorale a poche settimane dalle elezioni di medio-termine permettendo che si discuta il Don't ask, don't tell.

Siamo a poco più di un mese dalle elezioni di medio-termine. L'ostruzionismo del Gop è stato dettato da logiche elettorali o solo da una opposta visione politica rispetto ai democratici?

Sono convinta che la politica elettorale sia la fonte del continuo ostruzionismo repubblicano. I parlamentari del Gop continuano a ostacolare le votazioni anche quando sono ideologicamente d'accordo. L'hanno sempre fatto come ad esempio nel caso di due provvedimenti dell' ex amministrazione Bush: l'estensione ai tagli fiscali alla classe media e il rifinanziamento delle campagne militari.

La bocciatura del provvedimento mantiene, di fatto, la politica "don't ask, don't tell" che vieta ai gay di arruolarsi nell'esercito. Gli Stati Uniti non sono ancora pronti a questo passo?

Sembra che in molti l'abbiano accettato all'interno del Comando dell'Esercito degli Stati Uniti, delle truppe e dell'opinione pubblica in generale. C'è stato un drastico spostamento negli ultimi anni verso l'accettazione dei gay nelle forze armate e il riconoscimento del fatto che questa è una questione di diritti civili che devono essere rispettati. Solamente nell'ala più radicale della base del Gop questo rimane ancora tema caldo e indiscutibile. Ma questa corrente è proprio quella di cui il partito avrà più bisogno per una grande vittoria a novembre.

Il capogruppo dei democratici Harry Reid ha votato contro solo per questioni di tattica o anche per conquistare i voti di quell'ampia fascia di popolazione immigrata che guarda ai conterranei irregolari?

Sono certa che quello del senatore Reid sia stato puramente un voto tattico procedurale, volto a riprendere in futuro la discussione tanto sul "dream act" quanto sul "don't ask, don't tell".

La vittoria del Tea Party alle primarie repubblicane è, forse, il segnale più forte della perdita di consensi da parte del presidente Obama. L'inquilino della Casa Bianca è davvero sulla via della sconfitta?

Ormai non è un mistero che le vittorie del Tea Party evidenzino molto di più le carenze del establishment repubblicano che non quelle di Obama. Sì, i membri del Tp manifestano una profonda insoddisfazione nei confronti del presidente, ma la sfida più diretta la lanciano ai vertici del partito repubblicano. È, comunque, ancora troppo presto per fare pronostici sulla tornata elettorale di novembre o addirittura prevedere se Obama sia destinato ad affrontare la sconfitta alle presidenziali del 2012.

Per i pronostici è presto ma i sondaggi di gradimento parlano chiaro: Il presidente sta dilapidando i suoi voti. Come potrà fare a recuperare il suo elettorato?

Obama ha bisogno di creare posti di lavoro pubblici diretti, e di farlo quanto più velocemente possibile. Deve attuare politiche efficaci per ridurre il tasso di disoccupazione e far sì che la gente si senta più sicura.

Fonte: PeaceReporter

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