venerdì 24 settembre 2010

Congo, indagine Onu su stupri di massa: ''Crudeltà inimmaginabili''

Rapporto dell'Onu ricostruisce gli attacchi brutali da parte di gruppi paramilitari nei mesi di luglio e agosto scorsi e accusa i caschi blu di non aver protetto la popolazione

Sono più di 300 gli stupri avvenuti in Congo, tra il 30 luglio e il 3 agosto scorsi, condotti durante attacchi nell'est della Repubblica Democratica del Congo.

Gli assalti sono stati commessi da parte di tre gruppi armati: i Mai Mai Ceka, le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (Fdlr) e di elementi vicino al «colonnello Nsengiyumva», un disertore dell'esercito.

Il numero delle vittime potrebbe essere anche più alto, afferma il documento Onu. Raggiungere alcune località è difficile, e la popolazione è ancora nascosta nella giungla per paura di altri attacchi.

Per l'Alto Commissario per i diritti umani, Navi Pillay, "la scala e la crudelatà di questi stupri di massa superano l'immaginabile". E ha dichiarato: "Anche nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove lo stupro è stato un problema costante e massiccio negli ultimi quindici anni, questo episodio si distingue per il sangue freddo e il modo sistematico con il quale sembra essere stato pianificato ed eseguito".

Il rapporto precisa: "Quasi tutte le vittime sono state stuprate dagli assalitori in gruppi da due a sei persone, qualunque fosse la loro condizione fisica o la loro età".

Secondo l'indagine, si è trattato di spedizioni punitive che miravano alla sottomissione della comunità locale. Il territorio di Walikale, (Nord Kivu), è ricco di minerali, e la popolazione è considerata simpatizzante del governo.

Pillay ha offerto l'aiuto del suo ufficio alle autorità della Repubblica Democratica del Congo per svolgere indagini e assicurare giustizia agli autori dei crimini.

Gli stupri di massa sono paradossalmente avvenuti a pochi chilometri di distanza da una base del corpo di pace dell'Onu per Congo e Ruanda.

"Nè le forze congolesi, nè i caschi blu dell'Onu presenti nella regione sono stati in grado di portare soccorso alle popolazioni dei villaggi dell'est della Repubblica democratica del Congo vittime di terrificanti stupri di massa", si legge nel rapporto Onu.

La violenza carnale è un'arma di lotta usata sia dai ribelli che dall'esercito congolese, e l'ONU stima che oltre 200.000 donne siano state violentate dall'inizio della guerra, dodici anni fa. Le violenze sistematiche vengono compiute davanti a figli e mariti. Annientare le donne è un metodo veloce e sicuro per riuscire a mutilare intere comunità.

Fonte:PeaceReporter

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