martedì 28 settembre 2010

Corea del Nord, nel regno dei Kim

Dietro il congresso del Partito dei lavoratori in cui si decide la successione al "caro leader"

Nel "regno eremita" della Corea del Nord si apre la strada alla successione di Kim Jong-il. Le notizie che arrivano dal congresso del Partito dei lavoratori confermano le previsioni: il terzogenito del "caro leader", il ventisettenne (o ventottenne) Kim Jong-un, è stato nominato generale a quattro stelle, manovra di avvicinamento a quel potere militare che è il vero pilastro del regime. E' lui - concordano gli analisti - il delfino di casa Kim. Chiediamo un ulteriore approfondimento a Rosella Ideo, coreanista e storica dell’Asia orientale.

Cosa sta succendendo al congresso del Partito dei lavoratori della Corea del Nord?

Senza fare troppa dietrologia sulla salute di Kim Jong-il, il congresso, il primo da 44 anni, è stato rimandato per le alluvioni di agosto che hanno impedito letteralmente ai delegati di raggiungere Pyongyang a causa della situazione pessima delle infrastrutture. Inoltre con una popolazione al culmine della sofferenza non era possibile fare questo "show" prima di oggi.
Alcune nomine molto importanti sono state fatte comunque prima ancora che si riunisse il congresso.

Kim Jong-il è stato nominato segretario generale: significa che sta bene e che è sempre saldo al comando.

Kim Jong-un ha avuto una carica ancora più importante di quanto si aspettassero gli osservatori: generale a quattro stelle, in una società intrisa di confucianesimo in cui l'età ha comunque una grossa importanza. Significa che l'appoggio militare c'è stato, ora suo padre Jong-il ha fretta di stabilire una successione che abbia anche l'appoggio politico. In più ci si aspetta che Jong-un riceva anche un'altra carica dall'interno del Partito dei lavoratori, che nell'ultimo ventennio è stato relegato in secondo piano rispetto alla commissione di difesa nazionale di cui è capo assoluto e indiscusso Kim Jong-il. E' probabile quindi che in questa fase della successione si voglia rivalutare il ruolo del partito.

Altre nomine importanti riguardano due fedelissimi di Kim Jong-il: Kang Sok-ju, che è l'architetto del programma nucleare nordcoreano e che ha accompagnato Kim Jong-il in Cina, è stato nominato vice Primo ministro. Kim Kye Gwan, negoziatore principale nei colloqui a sei sulla denuclearizzazione della penisola coreana, è diventato primo viceministro degli Esteri al posto suo.
La successione comincia con queste nomine di fedelissimi.

Le analisi si fanno su questi dati scarni, perché dei processi interni alla politica nordcoreana noi davvero non sappiamo niente, sudcoreani compresi.

Non credo che ci sarà mai una designazione ufficiale per Kim Jong-un: sarà celebrato e gli saranno date cariche importanti. Ho letto sulla stampa sudcoreana che probabilmente sarà incaricato di creare una Zona di sviluppo speciale sul modello di quelle cinesi per far vedere che si occupa di cose importanti, ma non ci sarà mai la dichiarazione "questo è il mio erede". Non è nella tradizione della Corea del Nord, regno socialista della famiglia Kim.

Quando ci si riferisce a questo "regno", si sente parlare di "Songun" (militari al primo posto) e "Juche" (autosufficienza). Quali sono i cardini del regime nordcoreano?

Il "Songun" è stato inventato negli anni Novanta da Kim Jong-il. C'era dietro l'idea del programma nucleare che, a differenza del padre, lui è effettivamente riuscito a sviluppare, nonostante sia un personaggio molto più scialbo.
Kim Il-sung aveva tentato di avere la bomba, cioè di avere una difesa contro la potenza Usa, ma i russi non gli avevano mai permesso di farlo. Va detto che lui è stato forse il leader più amato del Novecento dalla propria popolazione, perché nella fase post-coloniale riuscì a creare uno stato tra i più industrializzati dell'Asia. Poi ci fu il declino per vari motivi, con la botta finale quando l'Unione Sovietica di Gorbacev ha tagliato gli aiuti, soprattutto le esportazioni di greggio.

La Corea del Nord ha una delle percentuali più scarse di terra coltivabile sul totale della sua superficie, ha dovuto per forza di cose basare il proprio sviluppo sull'industria e ce l'ha fatta. La mancanza di materie prime è stata però letale quando i russi hanno tagliato le forniture per ragioni politiche e per l'eccessivo debito della Corea del Nord, che da allora si è ripiegata su se stessa ed è diventata poverissima.

E' un regime autocratico molto più legato alla tradizione confuciana rispetto alla Corea del Sud. La fedeltà al padre, per esempio, ha un valore totalizzante. E' inoltre un Paese militarizzato, con un milione e duecentomila soldati, più sette milioni di riservisti, su una popolazione di ventidue-ventitrè milioni di abitanti. E' un "Paese-guarnigione" con un controllo totale della popolazione e dell'informazione. Da quando nascono sono convinti che stanno combattendo contro il Paese più potente del mondo e anche la guerra di Corea è riletta come aggressione americana.

Certamente oggi sia noi sia gli stessi nordcoreani abbiamo informazioni più precise grazie ai fuoriusciti che riescono a mantenere i contatti con le famiglie attraverso le Ong - come la sudcoreana "Good Friends" - che sono la migliore fonte di informazioni. Molti fuoriusciti vanno e vengono dalla Cina corrompendo le guardie di frontiera, come succede sempre nelle situazioni di guerra. Perché quello è un Paese che vive come se fosse in guerra.

Dopo l'ennesima inondazione ci sono grossissimi problemi, il Paese è alla fame. I bambini nordcoreani sono più piccoli di sette centimetri rispetto ai coetanei del Sud, sono generazioni marchiate.

In questa situazione i rapporti internazionali hanno un peso enorme e la politica dell'amministrazione Obama è deludente e conservatrice, nonostante il presidente Usa avesse criticato la politica di Bush. Dopo sessant'anni dalla guerra di Corea, non c'è ancora un trattato di pace. A prescindere dal fatto che Kim Jong-il sia un orribile dittatore, tutta la penisola coreana è ostaggio delle grandi potenze.

Quello di cui non ci rendiamo conto è che la Corea del Nord è importantissima. Nonostante ci siano molti altri motivi di frizione, uno dei maggiori dissidi tra Washington e Pechino è proprio sul problema nordcoreano, perché riguarda la geopolitica dell'intera regione.

Nonostante i proclami volti al dialogo, gli Stati Uniti stanno ancora seguendo la politica di Bush incentrata sulle basi militari in Giappone. Finché non ci si pone come obiettivo immediato un trattato di pace tra le due Coree, i nordcoreani continueranno a morire come mosche perché non hanno neanche le medicine di base, nonostante siano stati almeno fino alla fine degli anni Ottanta - cioè prima dell'abbandono sovietico - un popolo a suo modo ricco e colto, anche grazie alle politiche di Kim Il-sung contro l'analfabetismo. Questo dovrebbe essere il primo problema per la comunità internazionale.

Quali sono gli attuali rapporti della Corea del Nord con Pechino?

Da quando gli Usa hanno assunto un atteggiamento tra l'ostilità e l'oblio, soprattutto nell'ultimo anno, la Cina ha mandato sempre più aiuti: si parla di un aumento del duecento per cento negli ultimi dieci mesi. La Cina è il grande tutor, l'unico Paese che in questo momento aiuta politicamente, economicamente e diplomaticamente la Corea del Nord. C'è stato anche l'aiuto sudcoreano ma solo per le ultime inondazioni.

Pechino fa questo pur non approvando il regime dei Kim. Da anni cerca di spingerlo sulla via delle riforme, ma la leadership nordcoreana non ne vuole sapere per timore di perdere il controllo sulla popolazione.

Un collega cinese mi ha detto: "Siamo separati in casa", espressione azzeccata in cui per 'casa' si intende l'Asia Orientale. L'interesse della Cina è molto chiaro: non vuole la destabilizzazione della Corea del Nord perché non vuole un enorme flusso di profughi nordcoreani nelle sue regioni nordorientali e gli americani alle porte di casa, dato che un'eventuale riunificazione significherebbe di fatto l'annessione del Nord al Sud. Chiaramente gli Usa hanno interessi opposti. La Cina fa coincidere i propri interessi nazionali con quelli della Corea del Nord. Anche la Russia, con Putin, ha cercato di riallacciare buone relazioni diplomatiche ma è chiaro che ha meno soldi da spendere della Cina. Pechino gioca in casa.

Con l'incidente della Cheonan in marzo, gli Usa hanno tentato una forzatura con una commissione d'inchiesta ufficialmente indipendente ma di fatto controllata da loro. Gli altri hanno preso le distanze, compresa la Svezia che era in commissione.

Che segnali arrivano dall'interno della Corea del Nord?

Negli ultimi vent'anni c'è stata sempre un'altalena tra tecnocrati che cercano di aprire all'economia di mercato ed elite militare, di fatto preponderante, che frena. Alla fine del 2009 i militari hanno imposto la rivalutazione della moneta, lo won, per stroncare quel barlume di mercato spontaneo che andava formandosi. Ora bisogna stare a vedere. Chiaro che una riforma strutturale sarebbe necessaria in un Paese in cui per esempio non esiste una rete elettrica, non ci sono infrastrutture.

Tra l'altro le famose donazioni del World Food Program non arrivano quasi più, perché i donatori si sono quasi tutti stufati.

Se non si riesce a fare una politica di ricostruzione e di "mani tese", anche se crollasse il regime ci troveremmo in una situazione disastrosa soprattutto per la Corea del Sud, costretta a gestire una riunificazione insostenibile.

di Gabriele Battaglia
Fonte:PeaceReporter

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