domenica 26 settembre 2010

Sudan: Amnesty International chiede al governo di fermare il giro di vite sulla libertà di espressione prima del referendum

In un nuovo documento pubblicato sul Sudan, Amnesty International ha chiesto alle autorità di Khartoum di porre fine alle persecuzioni e intimidazioni di giornalisti nel periodo che precede lo svolgimento del referendum sull'indipendenza del sud, previsto nel gennaio del 2011.

"Le catene restano: restrizioni alla libertà di espressione in Sudan" documenta il giro di vite sulla libertà di espressione in Sudan a partire dalle elezioni dello scorso aprile 2010, periodo nel quale i giornalisti sono stati regolarmente arrestati per aver eseguito il loro lavoro mentre altri sono stati torturati o processati sulla base di accuse politiche.

"Nessuna credibile espressione di voto può essere portata avanti in un contesto in cui la libertà di espressione continua a essere così apertamente violata" - ha dichiarato Rania Rajji, ricercatrice per il Sudan di Amnesty International. "I governi del Nord Sudan e del Sud Sudan devono porre fine a ogni ulteriore restrizione alla libertà di espressione, assicurare che il voto abbia luogo in un'atmosfera dove tutti i cittadini sudanesi potranno liberamente esprimere le loro opinioni".

In tutto il Nord Sudan, i Servizi di sicurezza nazionale e intelligence (Niss) hanno messo in atto un rigido controllo sulla stampa. Tra maggio e agosto di quest'anno gli agenti del Niss hanno ispezionato ogni giorno le tipografie dei giornali, eliminando gli articoli sensibili. Molti giornali sono stati chiusi.

Benché questa censura preventiva sia stata rimossa il 7 agosto, un "codice d'onore giornalistico" continua a imporre molte restrizioni. Il codice, introdotto dal governo nel settembre 2009, chiede ai giornalisti di "difendere l'interesse della nazione" e di fatto costringe i giornali all'autocensura per paura di ritorsioni o di azioni legali.

Quest'anno a luglio, i Niss hanno distribuito un modulo a tutti i quotidiani chiedendo ai giornalisti di inserire le informazioni personali, inclusi indirizzi di casa e coordinate bancarie.

In seguito alle elezioni presidenziali di aprile, cinque giornalisti di Rai Al Shaab sono stati arrestati per aver pubblicato una serie di articoli, tra cui un'analisi dei risultati elettorali. Secondo quanto appreso da Amnesty International, due di loro sono stati torturati durante la detenzione. Uno di loro è stato rilasciato mentre gli altri quattro sono stati sottoposti a processo per rispondere di varie accuse, tra cui la "diffusione di false notizie". Uno degli imputati è stato assolto, un altro è stato condannato a cinque anni di carcere, gli ultimi due a due anni.

Un giornalista di Khartoum che lavora per un giornale di opposizione ha detto ad Amnesty International che è chiaramente impossibile pubblicare articoli relativi ai diritti umani sulla stampa nazionale a causa di questo clima di paura.

Anche i siti web sono stati bloccati dal governo.

Il servizio radio della Bbc in lingua araba è stato sospeso il 9 agosto nelle quattro maggiori città, inclusa la capitale Khartoum, presumibilmente per aver violato gli accordi col governo. Il servizio non è stato più riattivato.

Anche nel Sud Sudan, la stampa è stata sottoposta a provvedimenti repressivi: giornalisti sono stati presi di mira per aver scritto articoli critici nei confronti del governo, aver ospitato dibattiti sulle elezioni o aver intervistato candidati delle liste indipendenti. Alcuni sono stati trattenuti dalle forze di sicurezza prima di essere rilasciati senza alcuna accusa a loro carico.

"Il prossimo referendum porterà al Sudan nuove sfide e incertezza politica. Per assicurare che i diritti umani siano rispettati, salvaguardati e promossi durante il referendum, il governo deve garantire la libertà di espressione e consentire ai giornalisti di dare voce alle loro opinioni e prendere parte ai dibattiti sul futuro del paese" - ha concluso Rania Rajji.

Fonte: Amnesty International

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