Le
foto scorrono sullo schermo, in un piano alto del Fallujah General Hospital, il
policlinico della città irachena rasa al suolo dalle bombe al fosforo bianco,
armi di distruzione di massa impiegate dagli Usa nel 2004. Di colpo,
scrive Robert Fisk, l’ufficio amministrativo del direttore ospedaliero, Nadhem
Shokr Al-Hadidi, si trasforma in una camera degli orrori: «Un neonato con una
bocca terribilmente deformata. Un altro con una malformazione del midollo
spinale, con materia midollare che fuoriesce dal corpicino. Un neonato con uno
spaventoso, enorme occhio da ciclope. Un altro neonato, con solo mezza testa,
nato morto come i precedenti, data di nascita 17 giugno 2009». Un’altra foto
passa sullo schermo: il piccolo, nato il 6 luglio 2009, è nato con solo «un
mozzicone del braccio destro, del tutto privo della gamba sinistra e senza
genitali». Orrore quotidiano, fotografie che vanno al di là delle parole: «Come
si può anche solo immaginare di descrivere un bambino nato morto, con una sola
gamba e la testa che misura quattro volte la taglia del suo corpicino?».
«Ho
chiesto di poter vedere queste fotografie per assicurarmi che i bambini nati
morti, con le loro deformità, fossero reali», premette il grande giornalista
inglese, inviato dell’“Independent”, preoccupato che qualche lettore possa
pensare a montature a scopo di propaganda anti-Usa. «Ma le fotografie
rappresentano una schiacciante, orribile ricompensa a tali dubbi». Un neonato
ha braccia deformi. Un altro, nato nel 2010, presenta «una massa grigia su un
lato della testa». Un medico spiega che si tratta della “Tetralogia di Fallot”,
un difetto del setto interventricolare. Un altro piccolo, nato il 3 maggio
2010, è «una creatura dall’aspetto di una rana». Per il medico, «è come se
tutti gli organi addominali cercassero di uscire dal corpo». È troppo, aggiunge
Fisk: le fotografie sono eccessivamente crude, incarnano un dolore e una
angoscia che ne rende impossibile la visione, perlomeno ai poveri genitori.
Immagini che, in poche parole, non possono essere pubblicate.
Quel
che è veramente vergognoso, aggiunge Fisk, in un servizio ripreso da “Come Don
Chisciotte”, è che queste deformità si ripetano senza alcun tipo di
monitoraggio o controllo. «Un medico di Fallujah, una ostetrica formatasi
in Gran Bretagna, dove ha acquistato a sue spese uno scanner da 79.000
sterline per la rilevazione prenatale delle anomalie congenite destinato alla
sua clinica privata – e che è rientrata a Fallujah solo cinque mesi fa – mi
dice il suo nome e mi domanda perché il ministero della salute a
Baghdad non promuova una approfondita indagine ufficiale sui bambini deformi
di Fallujah». E’ andata dal ministro, che le ha promesso che avrebbe creato un comitato.
«Sono
andata a incontrare il comitato: non hanno fatto nulla, non sono riuscita a
ottenere alcun tipo di risposta».
I
medici di Fallujah si mostrano estremamente onesti e prudenti, aggiunge
Fisk:
sanno che alcune malformazioni possono essere imputate a problemi genetici
ereditari, dovuti a matrimoni tra parenti. Quello che è assolutamente anomalo,
però, è la recente esplosione del fenomeno: decisamente allarmante, per la
dottoressa Samira Allani, secondo cui la frequenza dei difetti congeniti ha
raggiunto «cifre senza precedenti» a partire dal 2010. «Quando i medici cercano
di ottenere dei finanziamenti per la ricerca, capita che a volte si rivolgano a
organizzazioni che hanno un preciso orientamento politico», spiega Fisk. «Lo
studio della dottoressa Allani, ad esempio, ha ricevuto finanziamenti dalla
“Kuala Lumpur Foundation to Criminalise War”, fondazione malese per mettere al
bando la guerra, un’entità che in maniera appena marginale si oppone
all’uso di armi da guerra statunitensi a Fallujah. Anche questo, temo, è
parte della tragedia di Fallujah».
Per
neutralizzare un’infezione fetale basta una semplice trasfusione di sangue,
dicono i sanitari, ma questo non aiuta a rispondere alle principali domande:
perché l’incremento degli aborti, dei bambini nati morti, delle
nascite premature? Il dottor Chris Busby, proveniente dall’università
dell’Ulster, ha esaminato circa 5.000 persone a Fallujah, molte delle quali
colpite da tumori. «Alcune forti esposizioni ad agenti mutageni sono sicuramente
avvenute nel 2004, quando avvennero i bombardamenti», ha dichiarato. Il suo
report, redatto in collaborazione con Malak Hamdan ed Entesar Ariabi, afferma
che la mortalità infantile a Falluja è pari ad 80 soggetti su ogni 1.000 nati,
rispetto ai 19 in Egitto, 17 in Giordania e solo 9,7 in Kuwait. Un altro dei
medici di Fallujah dice a Robert Fisk che l’unico contributo ricevuto dal Regno
Unito proviene dal dottor Kypros Nicolaides, primario in medicina fetale presso
il King’s College Hospital, che attraverso un ente di beneficenza come la
Foetal Medicine Foundation ha formato uno dei medici di Fallujah.
«L’aspetto
da incriminare maggiormente – dichiara a Fisk il medico britannico
– è che,
durante la guerra, né il governo inglese né quello americano son stati
capaci di recarsi da Woolworths, il centro commerciale, ad acquistare dei
computer con cui poter documentare le morti in Iraq. Esiste una pubblicazione
“Lancet” in cui si stima che il numero dei morti durante la guerra si
aggiri intorno ai 600.000. Eppure le potenze occupanti, Usa e Gran
Bretagna, non hanno avuto la decenza di dotarsi di un computer del valore di
anche solo 500 sterline, in modo da dire “questo corpo è ci è stato portato
oggi e questo era il suo nome”». Ora, aggiunge il dottore, «sapete che esiste
un paese arabo che ha un numero di malformazioni o tumori maggiore di quello
dell’Europa intera». Il medico si dice «sicuro» che queste deformazioni
siano in relazione con l’uso di armi da parte dei soldati americani. Ma ora
l’Iraq è senza un vero governo, proprio quando servirebbe un accurato
studio epidemiologico. «Chiudere gli occhi è molto facile per chiunque – tranne
che per qualche professore pazzoide e sensibile come me che, da Londra, cerca
di fare qualcosa».Fonte: libreidee.org
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