Manifestazione ad Aleppo © Amnesty International |
Nel suo rapporto, frutto di indagini compiute direttamente ad Aleppo alla fine di maggio, Amnesty International documenta l'uso costante di munizioni letali da parte delle forze di sicurezza e degli shabiha (le famigerate milizie governative) contro manifestazioni pacifiche, le uccisioni e i ferimenti di chi vi prendeva parte così come di chi vi era estraneo, bambini compresi, e la caccia ai feriti, ai medici che curavano questi ultimi e agli attivisti dell'opposizione.
"L'attacco contro Aleppo, che pone sempre di più la popolazione civile a rischio, è il prevedibile sviluppo di quel modello di violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza in tutto il paese" - ha dichiarato Donatella Rovera di Amnesty International, che ha recentemente trascorso diverse settimane nel nord della Siria, inclusa la città di Aleppo.
Il nuovo rapporto di Amnesty International racconta come famiglie di persone uccise per aver preso parte o aver assistito a manifestazioni abbiano ricevuto pressioni per firmare dichiarazioni secondo le quali i loro parenti erano stati assassinati da "bande armate di terroristi".
Le manifestazioni ad Aleppo, la maggiore città della Siria e il suo principale centro economico, sono iniziate più tardi e hanno avuto minore partecipazione rispetto alle altre grandi città.
Tuttavia, negli ultimi mesi, col crescere della dimensione e della frequenza delle proteste antigovernative in questa città, gli apparati di sicurezza hanno reagito col loro tipico, indiscriminato e brutale uso della forza che ha inevitabilmente provocato la morte e il ferimento di manifestanti pacifici e l'impiego della tortura, delle minacce e delle intimidazioni nei confronti degli arrestati.
Il rapporto di Amnesty International descrive tutta una serie di violazioni dei diritti umani commesse dalle forze statali, tra cui i deliberati attacchi contro manifestanti e attivisti pacifici, la caccia ai manifestanti feriti e ai medici che li curavano, l'abituale ricorso alla tortura, gli arresti arbitrari e le sparizioni forzate.
"Le manifestazioni pacifiche cui ho assistito in varie zone di Aleppo sono terminate invariabilmente nello stesso modo: con le forze di sicurezza che sparavano proiettili letali contro i partecipanti, uccidendo o ferendo in modo indiscriminato e sconsiderato questi ultimi così come persone che stavano assistendo alle proteste" - ha dichiarato Rovera.
Nel suo rapporto, Amnesty International rinnova la richiesta al Consiglio di sicurezza di garantire la presenza di una missione di osservatori sui diritti umani in Siria, o estendendo ed espandendo l'ormai paralizzata e in via di scadenza Missione di supervisione dell'Onu in Siria (Unsmis) o istituendo un altro meccanismo. L'organizzazione per i diritti umani ribadisce ancora una volta l'urgenza che il Consiglio di sicurezza deferisca la situazione della Siria alla Corte penale internazionale e imponga un embargo sulle armi alla Siria, con l'obiettivo di fermare l'afflusso di armi al governo di Damasco. Infine, Amnesty International chiede al Consiglio di sicurezza di congelare i beni del presidente Bashar al-Assad e di altre persone sospettate di aver ordinato o eseguito crimini di diritto internazionale.
Mentre la crisi della Siria si è trasformata in conflitto armato e aumentano le denunce di abusi commessi dall'opposizione armata, Amnesty International chiede a tutti i governi intenzionati a inviare armi all'Esercito libero siriano o ad altri gruppi armati di opposizione, di effettuare preventivamente una valutazione del rischio, basata su informazioni oggettive, per evitare che quelle armi possano essere usate per compiere o favorire gravi violazioni dei diritti umani, compresi crimini di diritto internazionale.
Amnesty International ha potuto indagare in modo indipendente sulle violazioni dei diritti umani in Siria, compresa la città di Aleppo e i suoi dintorni. La sua conclusione è che il governo siriano è responsabile di violazioni di massa che equivalgono a crimini contro l'umanità.
"È del tutto evidente che il governo siriano non ha intenzione di far cessare, per non parlare di sottoporli a inchiesta, questi crimini, tanto che le autorità hanno tentato d'impedire qualsiasi indagine indipendente sulle gravi violazioni ad Aleppo e nelle altre parti del paese" - ha commentato Rovera. "Spetta alla comunità internazionale dare giustizia alla popolazione siriana e assicurare che i responsabili di questi gravi crimini e violazioni siano chiamati a risponderne".
"Tuttavia, solo pochi giorni fa, il Consiglio di sicurezza ha nuovamente mancato l'accordo su una risoluzione sulla Siria. Non c'è da sorprendersi se la paralisi della comunità internazionale degli ultimi 18 mesi abbia fatto credere al governo siriano di poter continuare impunemente a commettere violazioni dei diritti umani, compresi crimini di guerra e crimini contro l'umanità. La situazione della Siria dev'essere deferita alla Corte penale internazionale senza ulteriore ritardo" - ha concluso Rovera.
Firma l'appello "Stop allo spargimento di sangue in Siria!"
Fonte: http://www.amnesty.it
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