Firenze, 9 marzo 2012 – La prof.ssa Nappi “La capacità procreativa si esaurisce un decennio prima della menopausa”. Il prof. Genazzani: “Il successo dei trattamenti è cresciuto del 60% dall’introduzione della legge 40”.
Chi ricorre alla procreazione assistita ha una possibilità su 6 di diventare genitore. Era solo una su 10 nel 2005, all’indomani dall’introduzione della legge 40. Buone notizie per i 3 milioni di coppie infertili italiane, che confermano i progressi della ricerca e delle tecniche nel nostro Paese, nonostante l’età delle donne sia in continuo aumento. “Con i nostri 36.2 anni di media e un 28,1% di over 40 che accede alla fecondazione deteniamo un vero e proprio record – spiega il prof. Andrea R. Genazzani, presidente del 15° congresso mondiale dell’ISGE (International Society of Gynecological Endocrinology), ospitato in questi giorni a Firenze -. Questo fattore incide in maniera indipendente sulla capacità procreativa che si esaurisce circa un decennio prima della menopausa”. Per sottolineare questo concetto gli esperti hanno coniato un neologismo: “Dovremmo iniziare a parlare di “fertipausa” – spiega la prof.ssa Rossella Nappi, ricercatore presso il centro per la Procreazione Medicalmente Assistita dell’IRCCS Fondazione “S. Matteo” dell’Università di Pavia - e spiegare alla popolazione senza troppe illusioni che, nonostante i progressi compiuti, a 42/43 anni concepire, per via naturale o artificiale, è possibile ma estremamente difficile”. Data la complessa situazione di base, con una popolazione mediamente più anziana e una legge particolarmente restrittiva, i successi evidenziano ancor più l’ottimo livello dell’assistenza nel nostro Paese. “Siamo leader nelle tecniche di fecondazione in vitro con ovuli scongelati (3.284 cicli nel 2008) una scelta inizialmente “obbligata” dalla normativa ma ora sempre più diffusa a livello globale perché rappresenta una chance di conservare la fertilità per chi debba sottoporsi a terapie oncologiche – continua Genazzani -. Stiamo gradualmente riducendo i livelli di gravidanze plurime (oggi sono il 22,3% del totale), contiamo 350 centri, una tradizione di eccellenza eppure ogni anno ancora circa 10.000 coppie decidono di rivolgersi all’estero, una cifra pari al 30% dei 25mila europei che vanno in altre nazioni per ricorrere alla PMA”. La Spagna è la principale meta, con un incremento notevole negli ultimi anni. Seguono la Svizzera, la Francia e ultimamente, per i costi più contenuti, i Paesi dell'Est Europa. Il Congresso dedica ampio spazio al tema della riproduzione assistita, con i più importanti nomi internazionali, fra cui il prof. Bruno Lunenfeld, il “padre” delle gonadotropine cui è stata affidata la lettura inaugurale.
Dal 2004 ad oggi sono 385.000 le coppie italiane che hanno tentato la strada della procreazione medicalmente assistita: di queste 65.000 sono diventate genitori. “Fra le nuove opportunità da valutare vi è il “social freezing” cioè la possibilità di congelare gli ovociti in giovane età (sotto i 35 anni) per poterli poi utilizzare quando la donna deciderà di diventerà madre – spiega la prof.ssa Nappi -. Oggi in Italia è possibile fare una pianificazione riproduttiva soltanto se si devono affrontare patologie come quelle oncologiche. Ma sempre più donne si informano su congelamento che potrebbe essere introdotto anche a livello generale, con costi a proprio carico”. L’infertilità è dovuta nel 35,4% dei casi all’uomo, nel 35,5% la causa è femminile, nel 15% attribuibile a entrambi i partner e nel 13,2% è inspiegata. Compito dell’ISGE è indagare in particolare le ragioni di tipo endocrino, proprio perché la Società si caratterizza per una visione a 360° gradi dell’impatto degli ormoni sulla vita della donna e sulla sua funzione riproduttiva. “Siamo i soli a studiarne l’effetto specifico sui vari organi e sistemi con un approccio di genere, che non si limita a momenti come l’adolescenza, al controllo della fertilità, alla gravidanza e alla menopausa ma vuole comprendere più nel complesso anche la ricaduta sulla salute complessiva – spiega il prof. Genazzani -. Molto interessanti sono le implicazioni sulla psiche e sulla modulazione dell’umore, un settore in cui l’Italia è all’avanguardia. Un momento cruciale è la menopausa, quando cessa la produzione degli ormoni che rappresentano il “motore” dell’organismo femminile. Il loro calo, improvviso o graduale, determina in ben una donna su 4 alterazioni dell’umore, sino a veri e propri sintomi depressivi”. Altra conseguenza del crollo estrogenico è l’aumento del rischio cardiovascolare, che cresce fino a diventare la prima causa di morte. I problemi più diffusi per le over-50 sono le vampate di calore, molto frequenti soprattutto nei primi anni di menopausa, che interessano circa 3 donne su 4. I problemi di secchezza vaginale, un sintomo leggermente più tardivo, riguardano invece il 25-30%. Soffre d’insonnia una donna su tre in pre-menopausa e una donna su due in peri- e post-menopausa.
Il Congresso, che riunisce i più autorevoli esperti mondiali, rappresenta un’occasione unica di aggiornamento e di riflessione sul ruolo del ginecologo nella prevenzione dei disturbi di genere. “Riguardo la crescente infertilità, al di là delle decisioni individuali, dei cambiamenti sociali e dei progressi della scienza, noi abbiamo già oggi il dovere di valutare l’età della donna come fattore predittivo importante ed indipendente e tenerne conto nel counselling della coppia che si trova ad affrontare la crisi dell’infertilità– conclude la prof.ssa Nappi -. In parallelo la ricerca clinica deve proseguire per individuare markers sempre più accurati che permettano l’identificazione di chi più facilmente potrebbe non rispondere ai trattamenti, nel rispetto di un buon equilibrio costo/beneficio così che le nostre pazienti non vengano sottoposte a cicli di stimolazione per PMA inutili e talvolta, soprattutto in caso di fallimento, con pesanti risvolti sulla vita personale e di coppia”.
Fonte:http://www.medinews.it
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