lunedì 26 marzo 2012

ISTIGAZIONE AL SUICIDIO,TRUFFA, PECULATO,ABUSO D’UFFICIO,APPROPRIAZIONE ILLECITA: SONO I REATI IPOTIZZATI DALL’ADUSBEF, NEGLI ESPOSTI CONTRO LE BANCHE INVIATI ALLE PROCURE DELLA REPUBBLICA.

La stretta creditizia, nonostante un prestito triennale di 251 miliardi di euro della Bce alle banche italiane al tasso agevolato dell’1%, sta disseminando una catena di fallimenti, chiusure di floride attività, licenziamenti, suicidi degli imprenditori con il senso dell’onore, recessione economica ed aumento dei prezzi con l’inflazione misurata dall’Istat al 3,3%. La BCE il 23 dicembre 2011 ha  versato una quantità record di liquidità (489 miliardi) a 523 banche europee in un'asta con tassi di interesse all'1%, nell'ambito di un programma straordinario denominato "Long term refinancing operation". Un piano di finanziamento di uguali proporzioni è stato operato dalla Bce il 29 febbraio 2012, con un prestito di 530 miliardi a tre anni al tasso dell'1% alle banche europee, nell'intento di stimolare la ripresa economica col sostegno da parte degli istituti di credito a imprese e famiglie. Nelle due operazioni LTRO le banche italiane si sono aggiudicate ben 251 miliardi di euro, un quarto della massa di liquidità superiore a mille miliardi emessa dalla Bce anche con la causale di allentare la stretta creditizia (Credit Crunch)  e far ripartire l’economia.

Ma invece di immettere sul mercato almeno parte di tale enorme massa di liquidità, le banche italiane – secondo l' ultimo Bollettino di Banca d' Italia, hanno usato i due maxi-finanziamenti della Banca centrale europea non per aumentare la disponibilità di credito verso le aziende, ma per rimpinguare i propri attivi patrimoniali: tra fine dicembre 2011 e fine gennaio 2012 gli istituti di credito italiani hanno comprato Btp e altri titoli di Stato per 28 miliardi di euro, aumentando lo stock mensile da 209 a 237 miliardi. Nello stesso mese di gennaio hanno comprato bond bancari e riacquistato obbligazioni proprie per 41 miliardi per un totale di 69 miliardi, più o meno la stessa somma che le banche hanno prelevato, al netto di altri prestiti riconvertiti, dagli sportelli della Bce il 21 dicembre scorso, il giorno del primo "Ltro".

I banchieri hanno usato i fondi messi a disposizione dalla Bce per mettere in sicurezza il sistema bancario nei prossimi tre anni, non tanto per dare più ossigeno all' economia, ma per arricchire i propri portafogli, prendendo soldi dall' Eurotower all' 1% e reinvestendoli in Btp al 4,5/5%, o per riacquistare proprie obbligazioni, con l’avallo di Bankitalia, con guadagni di 530 milioni di euro per Unicredit,500 milioni per il Banco Popolare, ecc., strangolando imprese e famiglie a corto di liquidità, condannate a morire.

Per queste ragioni, Adusbef negli esposti-denunce inviati alle principali procure della Repubblica, ha chiesto di aprire una indagine volta ad accertare se la mancata utilizzazione della liquidità erogata dalla Bce alle banche italiane, per un controvalore di 251 miliardi di euro, che sarebbe stata utilizzata non per ridare liquidità alle famiglie ed alle piccole e medie imprese strozzate dal cappio al collo dei tassi al limite dell’usura, ma con l’esclusiva finalità di risolvere i problemi di bilancio, con il riacquisto dei propri titoli che hanno la garanzia statale di 7 anni, non configuri illeciti penali a danno delle famiglie, dei consumatori, delle piccole e medie imprese, con molti imprenditori con il senso dell’onore che arrivano a gesti estremi.

Siamo dinanzi ad un modus operandi – ha scritto Adusbef nei corposi esposti-denunce- che se da un lato integra l’ipotesi di una vera e propria truffa, dall’altra apre le porte ad ipotesi delittuose vicine alla distrazione di denaro pubblico per fini privatistici e riservato ai compari di merende. Le banche svolgono un pubblico servizio costituzionalmente garantito e, avendo per ragione del loro ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne sono di fatto appropriate, sottraendole alla loro finalità di aiuto alle famiglie. Comportamento molto vicino al peculato (314 c.p.). Ma non basta. L’incaricato di un pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti intenzionalmente procura a sè o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto commette il reato di abuso di ufficio (323 cp). Ma non si può nascondere che detto comportamento costituisce un reato a danno dello Stato commesso da chi, avendo ottenuto contributi pubblici per finalità di interesse generale, li distrae o li usa indebitamente; estensivamente qualsiasi appropriazione illecita o uso illegittimo di denaro o beni amministrati per conto di altri (316 bis cp). Le S.V. potranno intravedere, nei gravi fatti esposti, ulteriori fattispecie criminose ed, ove occorra, ai fini procedurali si da querela ai soggetti che verranno identificati e per le fattispecie criminose delineate”.

Elio Lannutti (Presidente Adusbef)

Nessun commento:

Posta un commento