di Enrico Piovesana
La Bce di Francoforte continua a pompare fiumi di denaro nelle casse delle banche europee allo scopo di ridare fiato all’economia reale attraverso la ripresa del credito a imprese e famiglie. Ma le banche, invece di immettere questi soldi sul mercato, li mettono da parte o li usano per lucrare sul debito pubblico degli Stati.
Attraverso due distinte ‘operazioni di rifinanziamento a lungo termine’, la prima lo scorso 21 dicembre e la seconda il 29 febbraio, la Bce di Mario Draghi ha elargito a ottocento istituti di credito europei oltre un trilione di euro (per la precisione, 1.018,5 miliardi di euro) in forma di prestiti al tasso agevolato dell’1 per cento con scadenza a tre anni.
Invece di inoculare questa linfa vitale nell’avvizzito mercato creditizio in modo da rimettere in moto l’economia, le banche hanno ulteriormente ristretto il credito, scegliendo invece di immobilizzare gran parte di questo tesoro (ben 830 miliardi di euro) riversandolo nei forzieri della Banca centrale europea sotto forma di depositi ‘overnight’.
Il resto l’hanno investito nei titoli di Stato più redditizi (Italiani e Spagnoli), raffreddando lo ‘spread’ dei Pesi più deboli ma garantendosi anche ingenti guadagni in virtù del differenziale tra i tassi di rendimento dei bond (anche del 5-6 per cento) e l’1 per cento dovuto alla Bce.
Non sono sfuggite a questa tendenza le banche italiane, che in due mesi si sono intascate quasi cento miliardi di euro: Intesa ha prelevato 36 miliardi, Unicredit circa 24, Monte dei Paschi 15, Ubi Banca 10,5 e Banco Popolare 7. Nonostante questa montagna di liquidità, negli ultimi due mesi gli istituti bancari italiani hanno ulteriormente diminuito il credito del 20 per cento. Nello stesso periodo, le nostre banche hanno investito 33 miliardi di euro in titoli di Stato italiani.
“Le banche – commentano Adusbef e Federconsumatori – non hanno alcuna intenzione di utilizzare montagne di liquidità fornita dalla Bce per far ripartire l’economia, ma per tappare i buchi di bilancio, riacquistare le proprie obbligazioni circolanti per conseguire grassi guadagni, speculare su bond e altri investimenti con margini di guadagno netti del 4,5 per cento”.
Il generoso rifinanziamento della Bce alle banche non le vincola legalmente a utilizzare il denaro ricevuto per gli scopi al quale è stato loro prestato: un’indulgenza che stride in maniera fastidiosa rispetto all’austerità senza sconti che viene invece imposta agli Stati e pagata sai soliti noti.
Fonte: http://www.eilmensile.it
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