martedì 18 maggio 2010

ENEA: la grande marea nera, una catastrofe che si poteva evitare

La macchia nera di petrolio minaccia le coste di Louisiana, Alabama e Florida. La catastrofe poteva essere evitata. Il commento dell'oceanografo dell'ENEA Vincenzo Artale.

Sono trascorse tre settimane dall'esplosione della piattaforma petrolifera “Deepwater Horizon”, di proprietà del gigante petrolifero British Petroleum.



La marea nera, scaturita dal versamento di greggio a 1500 metri sotto il livello del mare della Louisiana, continua inesorabilmente ad espandersi.

Al largo delle coste del Golfo del Messico sino al delta del Mississipi, la macchia nera di petrolio minaccia le coste di Louisiana, Alabama e Florida.

Si diffonde per centinaia di km distruggendo le fonti di sussistenza della popolazione locale e le centinaia di specie di pesci, uccelli e mammiferi che qui si rifugiano.

Vincenzo Artale (ENEA) “Questo tipo di eventi va fronteggiato nel primo giorno dato che in quel primo giorno la macchia è coerente e ha una diffusione abbastanza limitata, dopodiché nelle ore e nei giorni successivi, intervenendo fenomeni non locali quindi a scala di mesoscala e di bacino, ovviamente la diffusione è molto ampia e soggetta a cambiamenti nelle tipologie dell’olio e ad interazioni sia con l’acqua dell’oceano che con l’atmosfera, dando queste proporzioni del dramma enormi e probabilmente irreversibili”.

La marea nera avanza incessantemente al ritmo di circa 5.000 barili di petrolio al giorno, provocando un disastro dalle conseguenze ancora incalcolabili.
Dal giorno dell'esplosione sarebbero finiti nelle acque del Golfo 15 milioni di litri di greggio, raggiungendo una superficie di circa 40.000 km quadrati. Una porzione quasi equivalente a 1/3 delle dimensioni del Mar Tirreno.

Fonte: ENEA

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