giovedì 13 maggio 2010

LE ONG ITALIANE SCRIVONO AL MINISTERO DEGLI ESTERI PER CHIEDERE DI NON FINANZIARIE LA DIGA DI GIBE III IN ETIOPIA.


Una lettera firmata dalla stragrande maggioranza delle Ong italiane è stata inviata al ministro degli Esteri Franco Frattini e alla direttrice del dipartimento sulla cooperazione Elisabetta Belloni per chiedere che il nostro governo non finanzi il progetto di centrale idroelettrica di Gibe III, in Etiopia.

E’ infatti risaputo che nei mesi scorsi il ministero Affari Esteri ha ricevuto dalle autorità etiopi la richiesta per l'erogazione di un credito d'aiuto di 250 milioni di euro finalizzato alla realizzazione della diga lungo il corso del fiume Omo.

Il crollo parziale della galleria di adduzione alle turbine della diga Gilgel Gibe II, co-finanziata dalla Cooperazione Italiana con il più grande credito d’aiuto di 220 milioni di euro mai erogato nella storia del fondo rotativo, ed inaugurata il 13 gennaio 2010 alla presenza del ministro Frattini, sta già provocando un grave danno sia economico che all'immagine della Cooperazione Italiana, già a suo tempo messa a dura prova dalle circostanze controverse e dalle inadempienze procedurali che hanno caratterizzato il processo di approvazione del credito.

Durante la cerimonia di inaugurazione di Gilgel Gibe II, oggi inutilizzabile dopo appena qualche mese, il Ministro Frattini ha però ribadito l’interesse dell’Italia a valutare il finanziamento del progetto Gilge Gibe III.

Nella lettera le Ong ribadiscono che sono impegnate ad assicurare la presenza fattiva, efficace e solidale dell'Italia nei Paesi più poveri, motivo per cui non possono non denunciare la persistenza di gravi irregolarità procedurali in questo nuovo progetto.

“Alla luce di queste riflessioni riteniamo che il Gilgel Gibe III non possa essere considerato a nessun titolo un progetto di sviluppo e chiediamo che il governo italiano voglia formalmente sospendere ogni forma di sostegno economico e politico al suo avanzamento” ha dichiarato Caterina Amicucci della CRBM. “Inoltre auspichiamo che l’Italia possa farsi portavoce delle preoccupazioni della comunità internazionale per le sorti delle popolazioni colpite dal più generale piano di trasformazione della valle dell’Omo, inducendo il governo etiope a inaugurare un processo democratico che veda adeguatamente coinvolte e rappresentate le popolazioni locali interessate, destinate a perdere tutti i loro mezzi di sussistenza in aperta violazione della stessa Costituzione etiope” ha concluso la Amicucci.

Fonte:stopgibe3

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