giovedì 27 maggio 2010

Stop alle trivellazioni in Alaska, ma denunciati gli attivisti di Greenpeace


E’ una vittoria per l’ambiente la decisione, che dovrebbe essere annunciata ufficialmente domani dal Presidente Barack Obama, di sospendere le trivellazioni in Alaska fino al 2011. Intanto, però, si consuma l’ennesimo paradosso. Mentre il petrolio nel Golfo del Messico continua a fare danni, a essere incriminati sono gli attivisti di Greenpeace, che tre giorni fa si sono sollevati contro l’industria del petrolio chiedendo al governo di fermare le perforazioni offshore, e non la BP.

Il 24 maggio Greenpeace aveva protestato proprio contro i piani di esplorazioni petrolifere nell’Artico. Sette attivisti erano saliti a bordo della Harvey Explorer a Port Fourchon, in Louisiana, utilizzando il petrolio sversato per scrivere ponte sulla fiancata della nave “Artic next”? “Sarà l’Artico il luogo del prossimo disastro?” La nave era, infatti, stata ingaggiata dalla Shell che a Luglio avrebbe dovuto iniziare esplorazioni petrolifere proprio in Alaska.
Gli attivisti, tutti arrestati dopo l’azione, sono stati rilasciati ma incriminati pesantemente.

"Si tratta di una reazione assolutamente sproporzionata di fronte a una protesta pacifica. – commenta Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace- E’ assurdo che si utilizzi una tale severità contro chi protesta in maniera pacifica mentre nessun responsabile della BP è stato incriminato per la devastazione causata nel Golfo del Messico".

Greenpeace, che è presente con una squadra di esperti nel Golfo del Messico, oggi diffonde nuove immagini sugli effetti del disastro, come quelle dei pellicani bruni, uccello simbolo della Louisiana, ricoperti di catrame.

"E’ ormai evidente a tutti che i rischi legati a questo tipo di operazioni sono troppo alti sia per l’ambiente che per le popolazioni.- Spiega Monti- Eppure questo disastro sembra stia insegnando ben poco ai governi. Bloccare le perforazioni nell’Artico fino al 2011 è sicuramente un passo importante, ma nel Golfo del Messico dopo l’affondamento della Deepwater Horizon sono state concessi almeno diciannove permessi di trivellazione. Per proteggere i nostri oceani e il futuro del nostro pianeta, è necessario fermare definitivamente ogni progetto offshore e abbandonare la strada dei combustibili fossili".

Fonte:Greenpeace

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