lunedì 29 novembre 2010

BERLUSCONI RESTITUISCE PENE E BRACCIA A DELLE ANTICHE STATUE

Queste statue di marmo, che rappresentano Marte e Veneree risalgono al 175 d.C., si trovano a Palazzo Chigi, sede del governo italiano.

Si era stancato di vedere a Palazzo Chigi, sede del governo italiano a Roma, una statua di Marte senza il pene e un’altra di Venere senza braccia. Ed ecco che Silvio Berlusconi ha restituito loro le membra mancanti, nonostante regole di restauro molto severe, come indica questo giovedì il quotidiano La Repubblica.

Questo gruppo di statue di marmo, collocato da febbraio nel portico d’onore di Palazzo Chigi, ha inoltre beneficiato di un altro trattamento poco ortodosso: è stato posto davanti a uno sfondo azzurro molto kitsch, scelto dall’architetto personale del Cavaliere, Mario Catalano.

Risalente al 175 dopo Cristo e ritrovato nel 1918 a Ostia, vicino Roma, questo gruppo, che pesa 1,4 tonnellate ed è alto 2,28 metri, rappresenta il dio della Guerra coi tratti dell’imperatore Marco Aurelio e la dea dell’Amore con quelli di sua moglie Faustina. Il trasferimento dell’opera, dal museo romano delle Terme di Diocleziano al palazzo nel quale lavora Berlusconi, aveva già creato delle polemiche.

Chirurgia estetica

L’intervento richiesto espressamente dal presidente del Consiglio e dal suo architetto personale è in totale contrasto con le severe direttive che regolano il restauro di opere così delicate in Italia. Tali regole prevedono, in particolare, che le operazioni di restauro non debbano ingannare lo spettatore e che debbano invece mostrare la differenza tra ciò che è davvero originale e ciò che è stato restaurato.

“Perché le sculture in Cina sembrano essere nuove mentre alle nostre mancano braccia e teste?” aveva chiesto Berlusconi al proprio architetto alla consegna delle statue, racconta La Repubblica.

Mentre il ministero della Cultura ha subito drastici tagli (-46% per il 2011), il costo di questo lifting (70 000 euro) è motivo di polemica, soprattutto dopo il crollo della Casa dei Gladiatori a Pompei, che il 6 novembre ha fatto scandalo e mostrato il pessimo stato [di conservazione] di numerosi siti.

Il Parito Democratico PD, ha interpellato il ministro della Cultura, Sandro Bondi, rimproverandogli di “far sottostare il suo ministero ai capricci e alle follie del presidente del Consiglio”. “Che Bondi ci dica se è normale che in violazione della legislazione in vigore, il celebre gruppo in marmo (sia stato sottoposto) a una vera e propria operazione di chirurgia estetica”, ha detto furibonda Manuela Ghizzoni, deputata del PD incaricata della cultura.



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