sabato 27 novembre 2010

RIMBORSO DELL’IVA SULLA TIA: IL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE (GOVERNO) EMANA UNA CIRCOLARE PER IMPEDIRE AI CONSUMATORI IL RIMBORSO

Il dibattito relativo pagamento dell’Iva sulla Tia (Tariffa igiene ambientale) sembrerebbe giunto al capolinea dal momento che il dipartimento delle Finanze con circolare 3/2010 ha confermato che l'IVA sui rifiuti, la cosiddetta TIA va pagata – fa sapere l’ADICO – anche se quella tutt'ora vigente è collegata al decreto Ronchi (D.Lgs 22/1997) che considera la TIA(1) un tributo e non come un corrispettivo da corrispondere a seguito della prestazione di un servizio comunale, così come viene definito nel codice dell'Ambiente (D.Lgs 152/2006) TIA(2).

Un dilemma iniziato nel 2009, quando la Corte Costituzionale attraverso una sua sentenza aveva definito la Tia un tributo e non un corrispettivo per un servizio reso, e quindi di conseguenza non soggetta all'applicazione del regime IVA con migliaia di contenziosi proposti da contribuenti ed andati a buon fine ottenendo così il dritto al rimborso dell'IVA versata illeggittimamente.

Ma corrispondere i rimborsi per tutte le richieste rappresenterebbe un vero danno per le casse statali, così la manovra correttiva (ex D.L. 78/2010) all'art.14 ha sancito la TIA una tariffa e non un tributo quindi assoggettabile ad IVA. In questo modo ha bloccato l'intero procedimento dei rimborsi.

Con la circolare 3/2010 il Dipartimento delle Finanze cerca di mettere fine a questa questione ed afferma che sostanzialmente la TIA(1) definita secondo il Decreto Ronchi e la TIA(2) definita dal codice dell'Ambiente prendono origine dallo stesso concetto, ossia quello di definire un servizio di igiene al contribuente.

Di conseguenza se la TIA 2 definita dal Codice dell'Ambiente viene considerata tariffa e assoggettata ad IVA per analogia la stessa cosa deve avvenire per la TIA(1).

L'intervento del dipartimento delle Finanze,dunque, ridisegna completamente lo scenario che si era creato, non tenendo in considerazione né la sentenza della Consulta, né lo Statuto del contribuente.

La decisione presa dal Governo contrasta con la sentenza della Corte Costituzionale – tuona il presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – di riconoscere ai contribuenti il diritto al rimborso dell'Iva pagata negli anni passati. Stiamo valutando quali altre iniziative possano essere intraprese perché noi riteniamo che una sentenza della Corte Costituzione abbia ancora un valore in Italia, anche se, leggendo questa circolare, sembra quasi che sia vero il contrario.

Fonte: ADICO

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