venerdì 26 novembre 2010

CNA: UN PENSIONATO SU DUE A RISCHIO POVERTÀ E TIMORE PER FUTURO

Un pensionato su due vive in condizioni economiche disagiate e per il 32% dei senior italiani l'assegno dell'Inps non basta ad arrivare a fine mese e per condurre una vecchiaia dignitosa.

Un pensionato su due vive in condizioni economiche disagiate, quota che sale al 70% tra gli artigiani in pensione. Per il 32% dei senior italiani e per il 45% degli ex artigiani l'assegno dell'Inps non basta ad arrivare a fine mese e per condurre una vecchiaia dignitosa; in 10 anni il quadro è decisamente cambiato in peggio e il 33% degli over 60 guarda al futuro "con timore e vede avvicinarsi tempi ancora peggiori".  E' quanto emerge da una ricerca della Cna sulle condizioni di vita degli anziani realizzata da Swg e presentata oggi nel corso di un convegno della Cna Pensionati.

Il quadro generale che emerge dalla ricerca, che ha indagato aspetti economici ma anche socio-culturali, raffigura un processo di lento ma inesorabile depauperamento dell'universo dei senior italiani, con una caduta non solo del potere di acquisto, ma anche con un mutamento del percepito esistenziale che incide profondamente sulle visioni e sui valori degli over 60.

Il 53% dei pensionati compresi tra i 60 e i 75 anni vive in una condizione di precarietà economica. Rispetto a dieci anni fa, evidenzia lo studio, le condizioni sono nettamente peggiorate: se nel 2000 buona parte dei pensionati pensava di poter progettare con tranquillità gli anni delle propria 'vita verde', 10 anni dopo la situazione è precipitata e nel 2010 il numero dei pensionati che avverte una certa sicurezza è crollato al 37%, al 28% tra i pensionati Cna. Tre pensionati su quattro hanno la netta percezione che l'Italia "stia regredendo" (dieci anni fa la sensazione era condivisa da meno della metà, il 47%).

Oltre alla percezione di indebolimento, si é ampliata l'idea che "l'Italia stia smarrendo il senso e la capacità di costruire il futuro": lo pensa l'81% degli ultrasessantenni. A rimanere stabile nel decennio è il senso di insicurezza e di paura della criminalità: se nel 2000 la paura coinvolgeva il 54% della popolazione anziana, oggi la quota si attesta intorno al 56%. Solo il 30% degli anziani però (contro il 35% della media della popolazione) ritiene gli immigrati responsabili dell'aumento dell'insicurezza nelle città.

Sul welfare, dice ancora lo studio, i pensionati denunciano una complessiva situazione di stagnazione con peggioramenti significativi soprattutto nel trasporto pubblico e una situazione ondivaga per servizi di assistenza e sanità. In calo (meno della metà) chi ritiene superato l'intervento dello Stato nei servizi pubblici e nel sistema pensionistico. Ma è soprattutto sulle pensioni integrative private che i senior nutrono dubbi: nel 2000 oltre il 60% dei pensionati guardava con favore alle pensioni private. Oggi la quota è crollata a poco più del 30%. Qualche sostenitore in più tra gli artigiani che devono fare i conti con assegni pensionistici più risicati.

Frenata della spinta privatistica anche nella sanità: se, nel 2000 poco più del 50% dei senior riteneva che le prestazioni sanitarie dovessero essere pubbliche, oggi la quota é volata oltre l'80% e tale opinione è ancora più forte tra gli ex artigiani. 

I pensionati artigiani e del lavoro autonomo sono parte integrante della generazione che ha fatto grande questo paese. Sono stati protagonisti di un’Italia vivace, ambiziosa, a volte forse un po’ individualista, ma sicuramente priva di invidia e di rancore sociale”. Ha commentato Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna,  concludendo  i lavori del convegno. “I pensionati così come emerge dallo studio Swg presentato oggi – ha proseguito Silvestrini – sono ancorati a un sistema di valori solidi, come l’etica della responsabilità. Sono valori a cui dobbiamo tornare per riportare l’Italia  a essere nuovamente protagonista della cultura e dell’economia. Il modello occidentale è in crisi, per questo è necessario tornare ai valori nei quali da sempre si riconoscono anche le nostre piccole e medie imprese:  il senso del fare, del sacrificio, la capacità di reagire e il raggiungimento dei propri obiettivi. Puntando davvero sulla piccola e media impresa basterebbero soli cinque anni – ha concluso Silvestrini- e l’Italia potrebbe tornare a un  nuovo rinascimento”.

Fonte: CNA

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