mercoledì 24 novembre 2010

FINANZIARIA: CGIL, AZZERATO FONDO SOCIALE AFFITTO

Il disegno di legge di stabilità ha previsto una drastica riduzione dei trasferimenti statali a Regioni e Comuni destinati a interventi di carattere sociale, che potrebbero segnare la fine di fondamentali politiche in questo settore”. E’ quanto denuncia in una nota il dipartimento Ambiente e Territorio della CGIL Nazionale nel sostenere che, per il fondo di sostegno all’affitto istituito dalla Legge 431/98, “c’è la previsione di un taglio pesantissimo: dai 143 milioni; per l’anno 2010 si passerà a 33 milioni di euro per ciascuno dei prossimi due anni; mentre nel 2013 lo stanziamento sarà simbolico, solo 14 milioni di euro”.

La CGIL ricorda che il fondo sociale, indirizzato alle famiglie in affitto con redditi bassi e un’elevata incidenza del canone sul reddito, “ha già visto una riduzione degli stanziamenti, dal 2000 al 2010 i fondi statali attribuiti sono diminuiti del 60%, da 360 milioni del 2000 a 144 milioni del 2010, a fronte di un consistente aumento del fabbisogno: nello stesso periodo - prosegue la CGIL - le domande presentate sono pressoché raddoppiate e si stimano 400.000 domande presentate per il 2010”. Il contributo, spiega la nota, “avrebbe dovuto portare l’incidenza massima del canone sul reddito al 14% per i redditi più bassi ed al 24% per gli altri, ma non è mai riuscito a portare l’incidenza media al di sotto del 50%. L’enorme ritardo tra lo stanziamento annuale previsto nella finanziaria e l’effettiva erogazione non ha garantito, inoltre, tempestività e continuità, indispensabili per la funzione del fondo il quale, in assenza di qualsiasi regola nel mercato delle locazioni e di adeguate misure calmieratrici, è stato ridotto - conclude la CGIL - a mero strumento di sostegno al reddito, di entità sempre più modesta, non sufficiente ma comunque indispensabile per migliaia di famiglie in affitto”.

Il sindacato sottolinea inoltre come il comparto in affitto sia oggi caratterizzato dalla prevalenza di nuclei socialmente ed economicamente deboli: “il 20% sono nuclei unipersonali, il 67% monoreddito, il 40% dei capofamiglia è rappresentato da operai, il 30% da pensionati, il 25% da donne, il 23% ha più di 65 anni. Considerando le fasce reddituali il 77% percepisce un reddito inferiore a 20.000,00 euro annui, il 20% tra 20.000,00 e 30.000,00, il 3% soltanto percepisce un reddito superiore”. Secondo la CGIL il contributo, “in una fase di forte aumento dei canoni e di crescenti difficoltà economiche delle famiglie, acuite dalla grave crisi economica, con conseguente aumento degli sfratti per morosità, che oggi rappresentano l’80% dei provvedimenti emessi, costituirebbe ancor più uno strumento di sostegno indispensabile, seppure di entità troppo esigua, per le fasce più deboli della popolazione, soprattutto confrontando i valori di mercato con l’andamento delle retribuzioni e delle pensioni: 400.000 famiglie collocate in fasce di reddito basse che pagano affitti troppo alti rispetto ai propri redditi, rischiano di incorrere in morosità e di perdere la propria abitazione, pagando i costi - conclude la nota - di quella che è stata definita una politica di ‘risanamento’”.

Fonte: CGIL

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