martedì 23 novembre 2010

DIRITTI UMANI,THOMAS HAMMARBERG COE : L’EUROPA DOVREBBE AIUTARE UN MAGGIOR NUMERO DI RIFUGIATI A REINSEDIARSI IN UN LUOGO SICURO

I paesi europei chiudono le loro frontiere agli immigrati, con il pretesto di potere offrire accoglienza unicamente ai “veri” rifugiati, ossia alle persone che non possono fare ritorno nel proprio paese senza mettere a repentaglio la vita o la libertà, ha dichiarato il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, nel suo ultimo Human rights comment, pubblicato oggi.

Eppure, il ruolo svolto dall’Europa a favore dei rifugiati è diventato relativamente modesto. Occorrerebbe intensificare gli sforzi, in cooperazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, per consentire il reinsediamento delle persone ancora bloccate nei campi di rifugiati sorti un po’ dappertutto nel mondo.

Ciascuno di tali rifugiati ha bisogno di protezione. Molti vivono in campi non lontani dal loro paese di origine. Alcuni hanno bisogno di un luogo dove reinsediarsi, non potendo né fare ritorno nel proprio paese, né integrarsi nel paese di prima accoglienza.

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (HCR), ci sono attualmente nel mondo circa 800.000 rifugiati che hanno bisogno di essere reinsediati. Per il 2011, l’Agenzia stima a 172.300 le persone che dovranno essere aiutate a reinsediarsi. Si tratta di rifugiati estremamente vulnerabili, che hanno subito violenze e torture, tra cui donne e giovani esposte alla minaccia di violenze e persone che richiedono cure mediche.

Nove rifugiati su dieci sono condannati ad attendere

La maggior parte dei rifugiati che hanno bisogno di un reinsediamento sono sfortunatamente condannati a restare nei campi, in attesa di una soluzione. Nella situazione attuale, i governi sono oggi disposti ad accogliere al massimo circa 80.000 rifugiati all’anno.

In considerazione del loro numero, quindi, per il 90 % degli 800.000 rifugiati nel mondo la situazione resterebbe immutata. Se dovesse mantenersi l’attuale tendenza, ci vorranno dieci anni prima che tutti possano trovare un nuovo insediamento, senza contare che nel frattempo probabilmente nuovi arrivi saranno andati a ingrossare le fila dei rifugiati. È molto probabile che non si possa trovare una soluzione nel 2011 nemmeno per i casi più urgenti.

Gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia hanno risposto in modo più tempestivo agli appelli dell’UNHCR e hanno istituito importanti programmi di reinsediamento, che prevedono il trasferimento dai paesi di prima accoglienza al loro proprio territorio, dove viene offerta ai rifugiati la possibilità di insediarsi durevolmente e di vivere in dignità e sicurezza.

Tale reinsediamento non è soltanto un mezzo per proteggere i rifugiati più vulnerabili e offrire loro una soluzione durevole; è anche un modo di dividere l’onere dell’assistenza ai rifugiati tra i paesi industrializzati più ricchi e i paesi in via di sviluppo più poveri. Sono infatti questi ultimi che accolgono attualmente la grande maggioranza dei rifugiati, spesso in condizioni precarie.

Gli Stati Uniti accolgono un numero di rifugiati sette volte superiore rispetto all’Europa

Mentre questi tre paesi hanno accolto rispettivamente 62.000, 6.500 e 6.700 rifugiati, i paesi europei ne hanno accolti complessivamente meno di 9.000 nell’ambito dei programmi di reinsediamento dell’UNHCR. Alcuni paesi europei hanno istituito programmi continuativi di reinsediamento, nell’ambito dei quali accolgono una quota annuale di rifugiati: per esempio, la Svezia, che ha stabilito una quota annuale di 1.900 persone, e la Norvegia, con una quota di 1.400 persone all’anno.

Gli altri paesi europei che hanno stabilito delle quote annuali per l’accoglienza dei rifugiati sono la Finlandia, il Regno Unito, i Paesi Bassi, la Danimarca, la Francia, l’Irlanda, la Repubblica ceca, la Romania e il Portogallo. Certi paesi hanno inoltre accettato di accogliere dei rifugiati nel quadro di programmi ad hoc, in particolare la Germania, che ha accolto 2.500 rifugiati provenienti dall’Iraq nel 2008 e nel 2009, ma anche l’Italia, il Lussemburgo e il Belgio.

La capacità di accogliere e di reinsediare dei rifugiati dipende evidentemente da vari fattori, tra cui bisogna anche tenere conto del numero di richiedenti asilo che arrivano direttamente nel paese. Tuttavia, in generale, è errato affermare che il continente europeo è “sommerso” dalle domande di asilo. In realtà, il loro numero è calato in questi ultimi anni. Basti pensare che certi paesi africani accolgono più rifugiati sul loro territorio dell’insieme degli Stati europei.

La Commissione europea ha recentemente proposto di istituire un programma europeo comune di reinsediamento, che prevede un’assistenza finanziaria per gli Stati membri che reinsediano dei rifugiati, e che contribuirà a rafforzare la cooperazione in questo campo. È una buona iniziativa che, ci auguriamo, sarà approvata e messa in pratica in un prossimo futuro.

L’Europa dovrebbe affrettarsi ad agire

In tale attesa, i vari governi europei dovrebbero aiutare l’HCR a superare la crisi attuale, aumentando le loro quote annuali. Gli Stati europei hanno infatti il dovere di aiutare le persone che, in virtù del diritto internazionale, hanno diritto alla protezione.

Dovrebbero dividere questa responsabilità con i paesi che accolgono popolazioni molto più importanti di rifugiati. Non dobbiamo lasciare che i rifugiati e le loro famiglie vivano per un periodo indefinito nei campi o in quartieri urbani miserabili, in cui non hanno altra scelta se non quella di attendere e di mettere la loro vita da parte. I rifugiati hanno bisogno di ricevere tempestivamente la nostra assistenza, ed è un loro diritto.

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