L’Abi fa sapere che dai dati del monitoraggio sulla sospensione dei mutui, è aumentata la quota di mutuatari che beneficiano delle opportunità previste dal "Piano famiglie", quantificando in 207 milioni di euro di liquidità in più gli effetti della sospensione.
La maggioranza delle operazioni riguarda l’intera rata (88%) e tra le cause prevalenti la cessazione del rapporto di lavoro, la sospensione dal lavoro o riduzione dell’orario.
La maggioranza delle domande è al Nord (53,1%), segue il Centro (25,7%), infine Sud e Isole (21,2%). Tra febbraio e settembre 2010, le banche hanno sospeso mutui per 4 miliardi di euro a circa 31mila famiglie. La misura è stata applicata a 30.868 contratti di mutuo, per un debito residuo di 4 miliardi di euro. La liquidità in più per far fronte alla crisi ha raggiunto una quota pari a 207 milioni di euro. Ogni famiglia avrà a disposizione in media 6.300 euro in più.
Ciò che non dice l’Abi è che il “Piano famiglie”, altro non è che un prestito forzoso (a titolo oneroso) per pagare 12 rate, ma dopo un anno si deve ricominciare coi pagamenti regolari e ci si deve rimettere in carreggiata. Insomma il titolare del mutuo – già in difficoltà - si ritroverà, dopo dodici mesi, anche titolare di un un ulteriore prestito,che accodato alla fine del mutuo, maturerà interessi per gli anni di differimento. Se invece si opta per spalmare gli interessi fin dal pagamento della rata successiva al periodo di sospensione, alla ripresa si pagheranno rate maggiorate.
Se le cause delle difficoltà saranno eliminate,ossia che il disoccupato trovi un nuovo lavoro, che chi ha avuto accidenti tali da minare la sua capacità di reddito superi le difficoltà, che la famiglia in difficoltà trovi nuove fonti di reddito, sarà valsa la pena di pagare interessi ulteriori alle banche per non mandare la casa all’asta, ma se le difficoltà non fossero superate, dopo 12 mesi di sospensione delle rate, la situazione sarà ancor più aggravata, dovendo far fronte al mutuo ed al prestito, di un piano famiglie che non è gratuito,ma a titolo oneroso.
Nessuno si illuda che le banche abbiano regalato ai mutuatari 6.300 euro in più di liquidità, perché quei soldi messi temporanemante a disposizione genereranno ulteriori interessi,che come nel caso dei terremotati dell’Aquila,sono superiori ai tassi usurari.
Inoltre con una circolare del 27 ottobre inviata alle banche associate,l’Abi ha precisato che in merito alla Finanziaria 2008 che istituì il Fondo di solidarietà, al termine della sospensione dei mutui, il pagamento delle rate riprende secondo gli importi e con la periodicità originariamente previsti dal contratto, le banche potranno addebitare ai mutuatari la quota di interessi maturata nel periodo di sospensione.
Per le famiglie in difficoltà che hanno chiesto la sospensione del pagamento delle rate del mutuo, i costi non saranno coperti al 100 per cento,ma una parte, lo spread, rimarrà a carico del cliente. Un costo di cui il Tesoro non ha nessuna intenzione di farsi carico e a cui le banche non rinunciano. Il Fondo di solidarietà creato dal ministero dell' Economia infatti, rimborserà alle aziende di credito solo la quota di interessi corrispondente al parametro di indicizzazione: l' Euribor in caso di mutui a tasso variabile, l' Irs per quelli fissi. Ipotizzando un mutuo trentennale a tasso fisso stipulato nel novembre del 2005 con tasso del 5,25%, durata residua 25 anni, il Fondo coprirà il 3,12% che corrisponde all' Irs a 25 anni,mentre la restante quota del 2,13% non rimborsata alla banca sarà addebitata ai mutuatari.
Le banche quindi, non solo non regalano nulla,ma addebitano interessi composti, spesso da “strozzo” come nel caso dell’Aquila, facendo passare agli occhi dell’opinione pubblica che si prodigano per risolvere i problemi dei cittadini.
Fonte: Adusbef
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