mercoledì 17 febbraio 2010

NUOVO CAMPO PER I RIFUGIATI SOMALI IN ETIOPIA


Venerdì 12 febbraio l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha iniziato il trasferimento di rifugiati somali dal centro di transito etiope di Dolo Ado, vicino al confine con la Somalia, a un nuovo campo a Melkadida, a circa 65 km di distanza. Il primo convoglio, composto da 11 autobus e due camion che trasportavano i bagagli, ha portato 247 rifugiati che erano fuggiti dalla Somalia centro-meridionale a causa del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza e del limitato accesso agli aiuti umanitari. Queste persone fanno parte di un gruppo di 7.000 somali recentemente riconosciuti come rifugiati dal governo etiope con il supporto degli esperti dell’UNHCR.

Melkadida è il secondo campo nell’Etiopia sud-orientale e il quinto del paese ad ospitare rifugiati somali. Il primo, Bokolmanyo, aveva aperto nell’aprile dello scorso anno per dare alloggio a 20.000 rifugiati ha ormai raggiunto la sua capacità massima.

Il terreno su cui è stato edificato il nuovo campo di Melkadida è stato concesso dalle autorità locali. Il campo può ospitare fino a 20.000 rifugiati e l’UNHCR insieme ai suoi partner sta intensificando il lavoro per ampliare le infrastrutture di base, tra cui l’acqua e i servizi igienici, un centro medico, importanti strutture comuni primarie e un centro per minori. E’ inoltre prevista la costruzione di scuole e di altre infrastrutture e servizi.

Dopo l’arrivo a Melkadida i rifugiati trascorrono tre giorni in un’area di accoglienza e poi si trasferiscono nei lotti di terreno loro assegnati. Attualmente sono state montate delle tende d’emergenza nell’attesa che siano terminati gli alloggi permanenti. Ai rifugiati vengono forniti cibo, teli impermeabili, coperte, set da cucina, taniche e zanzariere. Secondo i programmi dovranno essere trasferiti dal centro di transito al nuovo campo 500 rifugiati a settimana.

La regione Somali in Etiopia ospita già oltre 60.000 rifugiati somali in quattro campi - Au-Barre, Bokolmanyo, Kebribeyah, e Sheder. Sono in media 200 al giorno i somali che arrivano in Etiopia e l’UNHCR ha già in programma di costruire nuovi campi vicino a Melkadida.

All’apice della crisi somala dei rifugiati nei primi anni ’90, la regione ospitava 628.000 rifugiati in otto campi. La stragrande maggioranza di quei rifugiati è tornata a casa tra il 1997 e il 2005. A metà del 2005 l’UNHCR aveva chiuso tutti i campi tranne quello di Kebribeyah. Sfortunatamente, a causa del riaccendersi del conflitto e della violenza generalizzata nelle aree centro-meridionali della Somalia, è stato necessario aprire tre nuovi campi in Etiopia nel 2007, nel 2008 e nel 2009.

Dietro a questa crisi c’è una situazione a Mogadiscio per la quale 13.600 persone sono state costrette a lasciare le proprie case solo nelle ultime due settimane a causa degli scontri tra le forze del Governo Federale di Transizione e i gruppi armati di opposizione. Di questi sfollati, solo 8.800 sono riusciti a fuggire dalla capitale, soprattutto verso gli insediamenti di sfollati interni nel corridoio di Afgooye, mentre 4.800 persone sono bloccate in aree relativamente sicure di Mogadiscio, quali Hodaan, Karaan, Wadajir e Dayniile.

Il numero di vittime e di feriti durante gli scontri è allarmante. Sembra che almeno 50 persone siano rimaste uccise e oltre 100 ferite da quando il conflitto si è ulteriormente intensificato la scorsa settimana.


Nel frattempo l’UNHCR sta procedendo alla distribuzione di aiuti d’emergenza, come teli di plastica, coperte, materassi, set da cucina, taniche e panni a 18.000 sfollati nei villaggi nei pressi di Dhussammarebb nella Somalia centrale, dove oltre 28.000 persone sono state costrette a lasciare le loro case a gennaio a seguito del riaccendersi degli scontri fra Alu Sunna Wal Jamma e Al-Shabaab all’inizio dell’anno.

Quest’anno fino ad oggi l’UNHCR ha contato 6.450 nuovi arrivati in Kenya, 2.400 dei quali a febbraio.

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