venerdì 4 febbraio 2011

FEDERALISMO FISCALE. CENSIS: LE ATTESE SULLA RIFORMA SPACCANO IN DUE IL PAESE

Al Nord si spera in una migliore gestione della spesa pubblica, al Sud si teme un aumento del divario territoriale.

Quattro italiani su dieci (il 41%) credono che il federalismo fiscale possa contribuire a migliorare la gestione della cosa pubblica, ma la metà dei cittadini (il 50,2%) è del parere che la riforma aumenterà il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud. Il timore è avvertito soprattutto dalle persone più istruite (il 53,2% tra i diplomati, il 54,1% tra i laureati) e dai lavoratori dipendenti (il 51,3%). Infine, l’8,8% afferma di non sapere cosa sia il federalismo fiscale, un gruppo che pesca soprattutto tra i meno istruiti (il dato sale in questo caso al 17,8%).

È quanto emerge da una ricerca del Censis, che mostra come le opinioni sul federalismo spaccano in due il Paese, con un Nord dove la riforma incontra la maggioranza dei consensi (il 49,8% al Nord-Ovest, il 49,5% al Nord-Est) e un Sud dove, al contrario, il 60,6% della popolazione si esprime in senso decisamente critico, temendo gli effetti di penalizzazione che potrebbero derivarne per le regioni meridionali. Più in bilico è la posizione delle regioni dell’Italia centrale, dove si riduce lo scarto tra contrari (48,4%) e favorevoli (42,9%).

Chiamati ad esprimere un giudizio sull’impatto della riforma del sistema fiscale in senso federalista, il 42,5% degli intervistati ritiene che il carico tributario complessivo tenderà ad aumentare, il 25,1% crede che la pressione fiscale rimarrà invariata, mentre solo il 22,4% confida in una diminuzione delle tasse. Anche la complessità degli adempimenti fiscali tenderà ad aumentare per il 35,1% degli intervistati, contro il 31,1% che ritiene che rimarrà invariata e solo il 22% che pensa che diminuirà.

Anche su questi aspetti le valutazioni risultano differenziate sul territorio. Al Centro e al Sud i timori rispetto all’appesantimento burocratico e fiscale che il federalismo potrebbe comportare prevalgono sulle aspettative di semplificazione e alleggerimento del carico tributario.

Al Nord la convinzione che lo spostamento della leva fiscale dal centro alla periferia sortirà effetti positivi in termini di responsabilizzazione delle amministrazioni pubbliche si sposa con l’opinione che la riforma non sarà indolore. Per il 31,6% dei residenti del Nord-Ovest e il 29,7% di quelli del Nord-Est l’imposizione fiscale aumenterà, dati comunque inferiori al 48,2% e al 55,6% registrati rispettivamente al Centro e al Sud.

Rispetto alla semplificazione degli adempimenti fiscali, solo il 30,4% degli abitanti del Nord-Ovest e il 24,2% di quelli del Nord-Est pensano che il federalismo potrà portare vantaggi, mentre la maggioranza ritiene che la situazione resterà invariata (rispettivamente il 33,6% e il 36,3%) o addirittura peggiorerà (rispettivamente il 23,9% e il 25,3%).

«Certamente il Nord del Paese si aspetta dal federalismo frutti migliori, mentre il Sud teme prevalentemente conseguenze negative» - ha detto Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, durante l’audizione tenuta oggi presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria della Camera dei Deputati. «Le continue mediazioni e il mantenimento di troppi meccanismi compensativi stanno producendo nell’opinione pubblica l’idea che anche il federalismo uscirà dall’iter parlamentare come un ibrido, depotenziato nella sua capacità di cambiamento» - ha continuato Roma. «Il federalismo ci deve aiutare a conseguire una maggiore responsabilizzazione delle istituzioni regionali e locali, per farle funzionare meglio e soprattutto per eliminare la spesa pubblica improduttiva. Si teme, invece, un aggravamento di oneri e adempimenti».


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