Un viaggio nel buio delle carceri. Da nord a sud della penisola si muore. Nel 2009 i suicidi sono stati settantadue e nel 2010 sessantasei.
Statisticamente quello che conta è il dato negativo. Il ministro Alfano (o chiunque fosse stato al suo posto) si riempirà la bocca con – 8,2 per cento i suicidi in carcere. Perché? C’è stata una riforma? Un incremento di agenti? Un miglioramento delle condizioni carcerarie? Nuove carceri più umane? Niente di tutto ciò, è solo un caso.
Ma che cosa avviene in carcere? Bisogna fare due distinzioni.
Ci sono detenuti che si tolgono la vita perché l’ingresso e la privazione della libertà sono traumatici, altri manifestano già problemi psichici oppure avvengono pestaggi da parte di altri detenuti. Le carceri sono sovraffollate, a volte non è possibile nemmeno fare l’ora d’aria. Molte strutture risalgono al XIII secolo. In questo libro non si approfondiscono queste problematiche, ma il secondo caso: le morti sospette, quelle da accertare. In carcere gli agenti picchiano, così come nei fermi, presso le caserme dei carabinieri o della polizia. Stefano Cucchi dopo la notte nella caserma dei carabinieri si presenta all’udienza in tribunale con il volto tumefatto, camminava sulle sue gambe ma a fatica. Poi il ricovero in ospedale dove alla famiglia il 22 ottobre è stato comunicato: “Si è spento!” Giustamente la famiglia si è chiesta da subito come si fa a spegnere un ragazzo che stava bene. Le foto raccontavano tutto. Nessun carabiniere rinviato a giudizio. In un Paese civile e democratico non si può essere condannati a morte per qualche grammo di hashish e cocaina. Ricordano che la pena di morte è stata abolita da un bel pezzo.
La morte di Niki Aprile Gatti invece viene annoverata sempre fra i suicidi, ma leggerete che si tratta di un omicidio. Una madre ama il proprio figlio e spesso è portata ad accentuare i pregi. Nel caso di Ornella non è così. Ho conosciuto persone che avevano condiviso un pezzetto di vita con Niki, lo hanno descritto tutti come un ragazzo buono, educato, dolce. Anchel’ultimo agente di custodia che gli parla lo ricorda così. Con la madre avevano un rapporto saldo, confidenziale, Niki non ha lasciato neanche un biglietto.
Era stato portato in un carcere di massima sicurezza da solo, mentre era stato arrestato insieme ad altre diciassette persone nella vicenda Premium (numerazioni telefoniche a pagamento). Da subito ha collaborato e ancora oggi la sua deposizione è secretata. Nessun esame tossicologico, solo l’autopsia che attesta la presenza di un livido a forma di cerchietto sulla parte alta del braccio. Trovato impiccato con un laccio delle scarpe. I suoi compagni di cella spostati altrove. Chi ha ucciso Niki e perché?
In carcere avvengono pestaggi. Ma vince l’omertà. Giuseppe Luzi il comandante del carcere di Teramo in una registrazione audio si sente: «Il detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto. Abbiamo rischiato una rivolta perchè il negro ha visto tutto» Questa è una prova schiacciante, invece è il detenuto che è stato rinviato a giudizio per aver picchiato un agente.
Un agente mi ha confessato che si picchia con l’asciugamano bagnato perché così non si lasciano tracce sul corpo, ma possono essere colpiti gli organi vitali, quello che si presume sia accaduto ad Aldo Bianzino. Sempre quest’agente mi dice che lui non è mai entrato in cella con altri colleghi, perché una volta dentro non sai cosa può accadere, c’è l’esaltato, il frustrato, chi deve ribadire la posizione di superiorità e giù che si picchia. Poi verrà fatta firmare una dichiarazione in cui si racconta di una caduta accidentale dalle scale, come nel caso di Stefano Cucchi.
Nella polizia penitenziaria come negli altri corpi non si fanno corsi formazione, non c’è un supporto psicologico e poi c’è carenza di personale. Ci sono paesi europei dove tutto questo non accade, in fondo vengono spesi tanti soldi inutilmente per una volta potremmo mandare il ministro Alfano a fare un’ispezione nelle carceri finlandesi o norvegesi.
Stefano Cucchi, Niki Aprile Gatti, Aldo Bianzino, Aldo Scardella, Carlo Giuliani, Riccardo Rasman, Vito Daniele, Katiuscia Favero, Stefano Frapporti, Giuseppe Uva, Bledar Vukaj, e tanti che non sono menzionati nel libro, sono morti nelle mani dello Stato. Restare in silenzio significa rendersi complici di un sistema che non funziona.
di Samanta Di Persio
Fonte: http://sdp80.wordpress.com
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Da noi in Italia non serve la pena di morte , e neanche il mandato , il caso di riccardo rasman ne è un esempio , buttano giù la porta agenti di polizia e lo colpiscono con il piede di porco e i vigili del fuoco lo legano con il fil di ferro le caviglie e i polsi, poi hanno inventato il motivo del loro intervento dimostrato successivamente dai fatti rilevati , sono stati condannati 3 agenti in appello ora si va in cassazione , fate anche per riccardo pubblicità cittadino italiano dato che tutti avrebbero diritto di vivere sopratutto i più deboli i malati riccardo era invalido del’80% GRAZIE famiglia rasman
RispondiEliminaRicordando i giorni alla fine della guerra , fa star male ancora oggi quello che ha subito la nostra gente , legati con il filo di ferro trucidati e gettati nelle foibe . Come padre non avrei mai pensato di vedere mio figlio legato con il filo di ferro mani e piedi e massacrato a terra nel suo appartamento dalle nostre forze dell' Ordine e dai vigili del fuoco , sono passati 4 anni e loro non ci hanno spiegato il motivo , il VERO MOTIVO dato che non si è dimostrato vero quello che ci dissero all' inizio, SIAMO STATI COLPITI SENZA COLPA , questi uomini hanno colpito e si sono nascosti , fiduciosi che avendo fatto il loro dovere tutto si sarebbe risolto con la archiviazione , massacrare un invalido e dire che hanno fatto il loro dovere? Ma chi sono questi che hanno un simile coraggio di parlare in questo modo '? Qui è peggio della seconda guerra mondiale …... e tutti continuano a stare zitti , non hanno una perizia dimostrabile di una colpevolezza da parte di Riccardo, E anche se avesse fatto del crimine ci sono i processi , per che cosa abbiamo in Italia tanti Giudici ? Che devono decidere lo stato di colpevolezza compiendo indagini ecc... qui invece …. a Trieste.... continua la brutalità e come padre cosa potrei rispondere del perchè mio figlio è stato ucciso, qual'è il motivo? In quei giorni c'erano motivi politici e di odio ma oggi noi in un tempo di pace e di una alta Democrazia Europea NON si può accettare ne capire una atrocità simile dalle nostre forze Dell'Ordine che nella normativa ci dovrebbe solo proteggere da ogni pericolo a discapito della loro stessa vita . Come famiglia ci hanno lasciato in eredità un dolore profondo per quello che hanno fatto a Riccardo torturato e massacrato senza pietà .
RispondiEliminaNel luglio del 2006 mi dissero che avevano appena finito la loro riunione quotidiana e che avevano deciso che l’indomani sarebbero venuti a casa dei genitori con la polizia per portarlo via una volta per sempre ( quindi sapevano che era sempre a casa dei genitori) noi ci siamo opposti ma erano seccati lo dimostra il fatto che quando sono venuti nei giorni successivi il dottor Barberio e il dottor Colucci dissero che se Riccardo non apriva la porta- dissero- TE LA BUTTIAMO GIù . DOpo la morte di Riccardo abbiamo scoperto che ai primi di ottobre Riccardo avrebbe avuto un udienza a sua e nostra insaputa e che l’intento era quello di portarlo in carcere finalmente , ma la pena venne sospesa. Noi sapevamo che gli avevano portato via la patente nel luglio del 2005 anche se non aveva causato nessun male ma la macchina si era rotta la frizione e riccardo venne a casa ma non era ubriaco come loro dissero , non lo abbiamo mai visto ubriaco, ci siamo chiesti perchè tutta questa montatura ? Dopo l ‘udienza, 25 giorni dopo mori’ massacrato assasinato in casa sua buttando giù la porta , e non aveva fatto niente di tutto quello che sucessivamente lo calluniarono , misero una bottiglia di vino vuota fuori la porta e dissero che era sempre ubriaco ma nel sangue non trovarono niente, ma guarda caso era per stato di ebrezza che in ottobre lo volevano condannare e portarlo in carcere , cosi’ ci chiediamo perchè i dottori di Domio compreso Marsili insistevano in quel anno che la polizia lo doveva portarlo via se non per dimostrare alle autorità che era pericoloso perchè malato e sempre ubriaco il suo posto era in carcere perchè dal 1999 era già stato condannato per calunnia e per resistenza al pubblico ufficiale , tutta questa persecuzione è finita con la morte in un modo assurdo e anche se si sentono potenti dovranno rispondere compreso il capo casa Polanz che lavora per loro e che ha creato con sua moglie e sua figlia Romina una situazione di condanna per Riccardo. famiglia rasman
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