venerdì 4 febbraio 2011

DI COSA ABBIAMO PAURA?

Dal professor Antonio d’Orazio riceviamo e volentieri pubblichiamo

La Grecia, il Libano, la Tunisia, l’Algeria, adesso l’Egitto. Il sud del Mediterraneo è in fiamme. Insopportabile fame e disoccupazione. Insopportabile poche grandi ricchezze, moltissime povertà. Sempre più povertà. Non c’è più nemmeno il tozzo di pane che calmava fino all’assuefazione il popolo. Il costo del petrolio, anche per chi lo produce, le risorse sprecate per la salvezza delle banche impunite, sì anche lì, l’aumento degli alimenti, la non vita e la speranza che si chiama sempre democrazia, cioè giustizia sociale. La miscela di questi elementi mette paura. Ma a chi ?

Certamente solo a chi pensa di aver acquisito diritti più degli altri e che il pensiero unico neoliberista occidentale sia veramente vincente e non faccia ideologicamente prigionieri. Come se la storia fosse messa a tacere per sempre. Quale utopia più perversa messa in pratica dal neoliberismo e accettata da tutti come infrangibile e inamovibile, non esiste la possibilità di un mondo diverso (un po’ come Israele che si è mangiato la Palestina da una danza per la pace ad un’altra).

Un ricco che gode dei beni di tutti per mille poveri (in alcuni paesi per dieci, centomila!) che lavorano per lui, uno. Si chiama utopia perché proprio irragionevole, talmente illogico. Qualcuno se ne sta accorgendo nel mondo. Certo ci vuole la fame, eppure non è sufficiente, ci vuole un’altra utopia contraria.

Hanno paura gli americani del nord perché si sta destabilizzando una vasta area di “pax americana” con dittatori- presidenti, eletti per sempre con il 90% (ahi! A volte l’utilizzo della democrazia!). Un asso ce l’hanno ancora: El Baradei, uomo nuovo, studi negli Stati Uniti, matador a senso unico dell’agenzia nucleare internazionale, relatore degli armamenti nucleari di Saddam e della situazione iraniana, premio Nobel per la “pace”, come Obama. Uomo giusto al posto giusto. Che importa se sotto: il nome di “terrorismo”, scatola dalla quale si possono inserire o togliere i “nemici”, spesso ideologici-commerciali; il loro furto con scasso del petrolio medio-orientale che continua e continuerà fino all’asfissia del pianeta, condotto anche sul filo anti-islamico, quindi religioso, in nome “dell’esportazione della democrazia”; la loro sudditanza ad Israele (altra utopia risalente a più di 2.000 anni fa, fatta realtà) e le chiacchiere decennali dei tavoli di pace; Gaza, lager a cielo aperto per due milioni di esseri umani stremati, organizzato da chi voglio ricordare ogni anno per la Soah; sono la miccia dell’oppressione. Ma la fede principale degli americani sta sempre nell’esercito, che ancora una volta ripristinerà “la pace”. Anzi mi sembra che l’attuale Vice Presidente Omar Suleiman sia proprio il capo dei servizi segreti egiziani. E’ lo scenario storicamente più comodo. Ma forse non tutto potrà essere come prima. Guai a far intravvedere sogni o far dimenticare i loro martiri. Gli stessi partiti di opposizione sono superati dal movimento sociale, come succede spesso.

Hanno paura gli europei, umili segugi della politica americana, preoccupati solo di avere il fuoco, che chiamano instabilità, cioè non tranquillità per imporre affari, alle porte di casa, e senza gli storici pompieri locali. Pensate agli sproloqui di Frattini, che tutt’altro è che un ministro della nostra repubblica. Scappa in avanti senza nemmeno sapere cosa dire e cosa fare, se non salvare il dittatore. Come uomo di destra pensava di essere puntualmente nel giusto. Aspettasse almeno di seguire ciò che gli ordineranno gli americani. Tutti i nostri telegiornali aprono e chiudono mostrando la rivolta delle piazze egiziane ma soprattutto recitando cosa dicono o pensano gli americani, padri rassicuranti.

Ha paura il Vaticano che soffia una volta sì e una no sulla guerra-pace delle religioni. Dopo un ventennio di anti-islamismo strisciante da parte della “cultura cristiana” europea, con il rigurgito del nazi-fascismo, con il diritto al dileggio religioso per la sacralità del libero pensiero, con i vari referendum sulla negazione del diritto di luogo di culto, ci si accorge che nei paesi islamici i cristiani vengono uccisi nelle loro chiese. E’ stupido dire che chi soffia vento raccoglie tempesta? Qualcuno pensa che in un mondo informativo globalizzato gli isterismi anti-arabi e anti-musulmani delle varie Leghe razziste, ormai presenti in ogni paese europeo se non quasi sempre nei governi, non vengano tradotti e propagandati dalle varie reti in quei paesi? (Ah se non mettono le mani su Internet!). E che necessaria inter-cultura ne può nascere? Stupido dire che l’imbarbarimento porta alla barbarie?

Come direbbe ancora Sartre: “”Riconosco che la violenza, in qualsiasi forma essa si manifesti, è un fallimento. Ma è un fallimento inevitabile, perché viviamo in un mondo di violenza. E se è vero che il ricorso alla violenza rimane quella che rischia di perpetuarsi, è anche vero che è l’unico modo per fermarla.” Infatti, le dittature cadono tutte a causa della piazza.

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