Nel paesino di Brenta una giornata nel segno della tradizione lombarda, ma lontana da quella della Lega Nord. Gli organizzatori: "Il partito di Bossi non coglie più consenso, la gente è stanca e ha capito l'imbroglio".
BRENTA (Varese) – “Il nord, la Lombardia, la provincia di Varese non sono proprietà della Lega”. Questa la frase che riassume il sentimento imperante della festa popolare antileghista, un evento che è andato in scena oggi a Brenta, nello spazio del “Thqq Brentart”, un’ex filanda che si trova a un tiro di schioppo dalla casa di Umberto Bossi, nel cuore pulsante della Padania leghista. Una frase raccolta tra i partecipanti alla festa. Famiglie, giovani e meno giovani che hanno voluto esserci, per curiosità e per convinzione: “Io la trovo bellissima, ne vorrei tantissime di queste feste, magari anche in città, a Varese. La gente deve capire che non siamo tutti leghisti. Vorrei che le persone iniziassero a pensare che la Lombardia non è di proprietà della Lega, è di tutti noi italiani” e, ancora: “Siamo venuti per vedere qualcosa di nuovo – spiega Giancarlo -. Io e mia moglie facciamo parte del popolo viola di Milano e appoggiamo sempre iniziative democratiche, per un’Italia libera e onesta".
Quello di Brenta ha le forme di un vero evento popolare, nel senso autentico del termine, uscito dalla testa e dal cuore di un variopinto e variegato gruppo di persone. Individui con storie differenti, accomunati dall’idea che i sentimenti propagandati dell’ideologia leghista non rispecchino la realtà di un territorio che in larga misura non è e non vuole essere etichettato come razzista, xenofobo e sessista. Sono giovani, perlopiù trentenni, che hanno scelto di vivere la politica in maniera attiva, ma lontano dai partiti e dai riflettori. Probabilmente se oggi non fossero stati impegnati nella festa sarebbero andati in Val Susa, a portare il loro contributo alla protesta No Tav: “Ma è giusto restare qui, a far sentire che c’è chi la pensa diversamente”.
Non amano la ribalta, ma alla fine accettano di raccontare le ragioni dell’evento: “Abbiamo sentito che in provincia era tempo di fare questa cosa, la Lega non coglie più consenso, la gente è stanca e ha capito l’imbroglio. Ci siamo cimentati in questa impresa goliardica, ma che vuole dare un segno di diversità di questa provincia assimilata al leghismo più becero, ma non è così. Abbiamo trovato uno spazio molto aperto di disponibilità e questa festa lo sta dimostrando. Oggi sta arrivando mota gente che non conosciamo, che è veramente venuta qui per i contenuti”.
E i contenuti si trovano, tra le bancarelle, appesi alle pareti, sottoforma di libri, magliette, striscioni e opere d’arte. Dal palco della manifestazione anche la solidarietà e la vicinanza al popolo dei No Tav, con la lettura di un comunicato sulla protesta in corso in Val Susa, che così arriva a farsi sentire fin sotto la casa del Senatur. E tra una fetta di polenta e un bicchiere di birra c’è spazio anche per i giochi della tradizione popolare, allestiti per allietare la giornata dei bambini, un modo in più per sottolineare che “la cultura del posto è anche nostra, non solo leghista”. Qui si va dalla “carta nel sidell” al “taca la cua all’asen”, passando per il gioco dell’oca e il tiro a segno coi barattoli.
“Questa è innanzitutto una giornata di festa, per stare insieme e recuperare quella vita sul territorio che c’è poco, ed è forse uno dei motivi per cui la Lega inizialmente qui ha avuto successo – spiegano ancora -. Bisogna ricostruire i legami tra le persone, recuperare il senso di appartenenza alle nostre terre, però declinato in maniera diversa, non nella maniera escludente e razzista, dei padroni a casa nostra. Ma in una maniera aperta, perchè crediamo che la difesa di un territorio è la difesa di chiunque lo abiti, basta che sia cosciente dei suoi limiti, che sia accogliente e solidale e che non sia una chiusura verso l’esterno che non lo vuole capire e non lo vuole accettare”. E poi via alla musica, ovviamente popolare.
di Alessandro Madron
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