giovedì 19 gennaio 2012

QUELLO SFIGATO DI ALEMANNO

Sparatorie, agguati in pieno centro, morti per strada, vittime innocenti. Droga, criminalità organizzata, guerra tra bande, usura, illegalità diffusa: non è un'altra serie di Romanzo Criminale, è la Roma reale, la Roma di oggi.
di Claudio Alberti
La Roma violenta del povero Alemanno: un sindaco impotente, a corto di idee, e, dopotutto, anche parecchio sfigato. A colpire ormai è il suo atteggiamento sfiduciato e rinunciatario. Contando che da anni le politiche per la sicurezza in Italia consistono nella reazione a qualche fatto di cronaca che scuote l'opinione pubblica, questa neghittosità pesa il doppio. Dopo mesi di recrudescenza sarebbe lecito, dunque, aspettarsi che si varino in pieno stile italiano "pacchetti" di misure, leggi speciali, o un bel "giro di vite" (quanto fa fico mettere su un giro di vite in questo Paese...): stavolta non sta andando così, e non da ora - con un Governo tecnico che non deve rendere conto ad elettori impauriti ma può al contrario agire con serietà - ma anche quando ancora c'era la destra al governo della città, della Regione e del Paese. È il segno di un cedimento definitivo, di un modello securitario entrato in crisi anche a livello teorico, oltre che pratico. È la scoperta, da parte della destra romana, di un'inadeguatezza ad affrontare i problemi della sicurezza urbana prima di tutto a livello gnoseologico, si direbbe.
Il povero Alemanno è però anche uno sfigato, come stavo dicendo. La realtà è che gli è mancato tutto, ma proprio tutto. Gli sono mancate le policies, perché visto col senno di poi il suo accanimento di inizio consiliatura contro prostitute e lavavetri per portare la sicurezza in città fa quasi tenerezza. Gli è mancata un'alternativa di mercato all'assenza delle sue politiche sociali, vista la crisi e un certo ripiegamento su se stessa della città. Gli è mancata la collaborazione interistituzionale, il raccordo e il collegamento tra i vari livelli di governo: l'ex ministro Maroni poteva girare in lungo e in largo lo Stivale a sbandierare buoni risultati contro la criminalità organizzata nel Sud Italia, ma nella strategia e negli obiettivi maroniani non era prevista, probabilmente, l'esplosione della violenza nella Capitale. Gli sono mancate addirittura le occasioni per immaginare delle politiche distributive, quelle che aiutano non poco i territori a sviluppare un senso di comunità e quindi di sicurezza: prendere soldi dal bilancio e darli a qualche associazione (anche un'associazione "amica" va bene, perché la politica si fa così e nessun può far finta di essere nato ieri) affinché organizzi iniziative socioculturali nei quartieri funziona, come funziona spenderli in qualche grande evento simbolico, che dona identità alla città. I soldi dati per far vivere le piazze e le strade, per dare dei servizi ai cittadini, per sviluppare il senso di appartenenza ai luoghi, ormai danno un senso di sicurezza maggiore delle ordinanze. Anche qui il povero Alemanno si è messo a cercare tra le associazioni che potevano fargli comodo e a cui poteva distribuire prebende, e ha trovato un tessuto di organizzazioni filo o parafasciste, che in molti casi erano più il problema dei quartieri in cui si trovavano, piuttosto che la soluzione.
Per qualche minuto, magari, questo goffo sindaco avrà anche pensato di trincerarsi in difesa del decoro cittadino come fattore di sicurezza, ma in questi anni il cielo gli ha rovesciato sopra solo nubifragi, che hanno portato ovunque buche, alberi divelti, danni e caos. Come se non bastasse, sappiate che se foste dei pazzi e vi balenasse in testa l'idea di sfregiare qualche monumento o fontana storica in città, probabilmente dovreste mettervi in fila ed aspettare il vostro turno, perché nella Roma del povero Alemanno sta diventando un'attività di routine.
Ad Alemanno, però, è mancato soprattutto se stesso: uno che vince le elezioni grazie al tema della sicurezza non può sottovalutare così colpevolmente una situazione critica tanto da ritrovarsi una situazione come l'attuale tra le mani. Uno che alza bandiera bianca in modo così disonorevole non può pensare di fare il sindaco di Roma. Se non ci fossero di mezzo delle vite, farebbe quasi ridere. 

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