giovedì 27 gennaio 2011

ANCONA: CNA, INVASIONE CINESE NEL MANIFATTURIERO

La Cna già denuncia il dilagante fenomeno del lavoro irregolare dall'edilizia all'acconciatura, passando per la manifattura e il tessile: diciamo no ai preconcetti ma ci battiamo per il ripristino della legalità.

Ancora una volta un blitz delle forze dell’ordine ha portato alla ribalta il problema dei clandestini talvolta impiegati in alcuni laboratori tessili cinesi. I cinesi invadono il manifatturiero. Questo si sa. Avviene nel nostro Paese così come nella provincia di Ancona.

I dati evidenziano che la presenza di operatori cinesi è in costante aumento. Ci sono le cosiddette “manifatture gialle” che operano legalmente, ma c’è anche tutto un sommerso che raggiunge senza dubbio dimensioni allarmanti, tanto che la scoperta di fabbriche fantasma o laboratori clandestini non fa più notizia.

I cinesi acquistano bar, ristoranti locali, ma anche capannoni dove si lavora, si mangia e si dorme e da dove escono prodotti etichettati Made in Italy. Una penetrazione che ancora sfugge ai nostri occhi, ma che senza dubbio è in costante aumento. Nel territorio della provincia di Ancona, la zona di Senigallia ma anche l’interland jesino sembrano particolarmente colpiti dal fenomeno. Recentemente la polizia ha scovato una sartoria cinese irregolare e non si tratta di un caso isolato, ma della riprova che sta proliferando un preoccupante sottobosco di illegalità che rischia di lacerare la tenuta del tessuto produttivo regolare.

La Cna già da tempo denuncia con preoccupazione il dilagante fenomeno del lavoro irregolare in ogni sua deleteria declinazione settoriale, dall'edilizia all'acconciatura, passando per la manifattura e diffusamente per il tessile.

Mentre si continua ad assistere alla chiusura di storiche aziende locali, fatte di piccole attività autonome e coraggiose cooperative che hanno tenuto in vita con passione e professionalità un filone che per anni ha caratterizzato l'economia del territorio provincialedichiara Lucia Trenta, responsabile provinciale Federmoda Cna - si riscontra nel nostro bacino economico una singolare concentrazione di unità produttive condotte da stranieri, nella fattispecie cinesi, che stanno caratterizzando fortemente l'intero tessuto imprenditoriale nel settore in questione, propagandosi a macchia d'olio lungo tutta la filiera, dalla produzione alla commercializzazione, fino ai servizi post vendita”.

Tale processo, in atto ormai da anni, - continua la Trenta - rischia di trasfigurare il tessuto produttivo locale, un diffuso distretto del tessile condiviso tra le medie vallate senigalliesi e jesine, dove le centinaia di aziende che caratterizzavano il fertile indotto per qualità, flessibilità e professionalità, ormai decimate prima dalla crisi del settore ed ora dalla concorrenza sui costi di produzione, rischiano di vivere sulla loro pelle, pur con le debite proporzioni, la metamorfosi del distretto di Prato, al quale hanno assistito nel decennio scorso come preoccupati spettatori”.

La Cna ribadisce comunque di non avere preconcetti di sorta verso l'imprenditore straniero, che viceversa dovrebbe essere supportato nell'ambito di un efficace e trasparente inserimento territoriale, ovvero sanzionato duramente alla pari delle imprese nostrane qualvolta si sottragga al rispetto delle regole comuni.

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