sabato 22 gennaio 2011

LA DEMAGOGIA LIBERISTA DI MONTEZEMOLO E ITALIA FUTURA CONTRO TREMONTI E L'IMPRENDITORIA

Con ineguagliabile trasversalismo la ricetta liberista prova ad accerchiare l'azione politica nazionale. Pochi mesi dopo l'insediamento dell'attuale Governo Berlusconi, Emma Marcegaglia tuonò: “Il grande tema delle liberalizzazioni è stato tolto dall'agenda politica!”. In effetti aveva velocemente compreso (sicuramente prima dei finiani) che le visioni di Tremonti – più ispirate dalla tradizione storica del sistema americano di economia politica (dirigista e protezionista) – stavano frenando quelle liberiste (proprio del modello imperiale britannico).

Recentemente è intervenuto sul tema, durante una puntata di Ballarò, con Diego Della Valle ed Italo Bocchino a fargli da eco, anche il Presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà, richiedendo in modo chiaro che il tema delle liberalizzazioni fosse un tema pacifico e trasversale a tutte le forze politiche. Ed anche Bruno Vespa qualche giorno fa è intervenuto nel dibattito chiedendo a Berlusconi di procedere con le liberalizzazioni. Lapo Pistelli, responsabile relazioni internazionali del PD, in un recente commento afferma: “... servirebbe oggi un bel governo a guida Mario Draghi ...”; Draghi, appunto, colui che diresse la più grande operazione privatizzatrice dell'impresa nazionale, regalando vere e proprie perle dell'economia pubblica ad interessi privati nazionali ed esteri e contribuendo a disintegrare il welfare italiano.

Nelle ultime ore, con l'articolo "Il neostatalismo municipale della Lega (e di Tremonti) e la solitudine di chi lavora e produce", Italia Futura, l'associazione fondata da Montezemolo, è intervenuta a dar man forte ai liberalizzatori-privatizzatori. D'altra parte – all'interno del sovraordinato processo di progressiva distruzione degli stati-nazionali – manca ancora qualche ultimo cespite dell'economia italiana (il sistema pensionistico, quello sanitario ed educativo, le municipalizzate ed i servizi pubblici locali) da mettere sotto le mani delle oligarchie finanziarie, e l'asse Lega-Tremonti, mentre il sistema finanziario internazionale va disintegrandosi a ritmi accelerati – con Geithner che invita gli USA [1] ad aumentare il debito pubblico ed i Paesi membri dell'UE sostanzialmente falliti – , ne sta rallentando il passaggio ai soliti Montezemolo, De Benedetti, Benetton, Della Valle, Caltagirone, ma in particolare ai gruppi bancari che operano tramite costoro! A tal proposito, si prenda a riferimento l'ultima esperienza liberalizzatrice attuata dall'ultimo Governo Prodi, che ha beneficiato nel settore ferroviario il duo Montezemolo-Della Valle, che con la loro società NTV (sostanzialmente una controllata di una serie di fondi speculativi di diritto lussemburghese [2]) andrà a fare concorrenza alle strategiche Ferrovie dello Stato. Questa concorrenza non sarà su tutte le linee del territorio nazionale, ma solo su quelle ad alta redditività (Napoli-Milano per esempio), lasciando allo Stato, e dunque ai contribuenti (compresa l'imprenditoria tanto cara ad Italia Futura e Montezemolo) la copertura di spesa delle tratte non remunerative (quelle dei piccoli paesini) ma che un paese civile non può non avere.

Così l'articolo di Italia Futura mira ad ingannare la piccola imprenditoria, giocando sulle sue obiettive difficoltà, provando a metterla contro una linea politica che in realtà la tutela più di quanto possa fare il trasferimento ai privati di settori strategici di base le cui condizioni di erogazione finiranno, in un modo o nell'altro, coll'essere peggiori, per la inevitabile pressione generata dagli appetiti profittuali. La soluzione di Italia Futura in realtà accelera il prodursi delle conseguenze negative prodotte dal sistema della globalizzazione finanziaria, dove gli interessi speculativi dominano sull'economia reale. Diversamente la linea neo-statalista municipale della Lega e Tremonti, è un tentativo di rimandare, il comunque inevitabile collasso, di un sistema economico-finanziario da rifondare attraverso una primaria riorganizzazione fallimentare ordinata, un nuovo ordine monetario internazionale a cambi fissi, il ripristino dello standard Glass-Steagall, la fondazione di sistemi nazionali sovrani di credito, ed il lancio di linee di credito nazionali a basso tasso d'interesse e lunga scadenza, per progetti infrastrutturali ed industriali ad alto tasso tecnologico-scientifico, che fungano da volano per il rilancio dell'intera economia globale. Si tratta di cose, invero, già presentate al Parlamento italiano, e passate con maggioranza bipartisan: la più volte richiamata “responsabilità”, non consiste nell'adeguarsi all'inumano e decotto sistema della globalizzazione, quanto piuttosto nel proporre e lavorare con i partner politici internazionali per la riformulazione di un modello, che proprio come lo fu quello rooseveltiano, porti a generare sviluppo per tutte le nazioni che vogliano adottarlo. O i politici nazionali ed i cittadini di buona volontà, avranno il coraggio di proporre questa ricetta larouchiana, oppure non potremo far altro che assistere impotenti al collasso degli stati-nazionali, a cui seguiranno nuovi ordinamenti di matrice autoritaria.

di Claudio Giudici

Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà  

Note:

[1] - A proposito degli Stati Uniti, è interessante rilevare che il Segretario al Tesoro USA inviti il suo paese a fare ciò per cui sono interdetti i Paesi membri dell'UE: aumentare il debito pubblico. D'altra parte la stessa Gran Bretagna, che non rientra sotto l'Eurosistema, ha aumentato il rapporto debito pubblico / pil all'incredibile valore del 147% (dunque a livelli ben più alti di quelli italiani), se si vanno a considerare le nazionalizzazioni bancarie a cui ha dovuto procedere per salvare le proprie banche. Se si considera che attraverso l'FMI gli Stati sud-americani, quelli africani e quelli del sud-est asiatico sono stati sottoposti a politiche di riduzione del debito (oltre che di liberalizzazioni e privatizzazioni), con i risultati in termini di sottosviluppo e povertà noti, si potrà facilmente dedurre che la ricetta anglo-americana nega agli altri ciò che consente a sé stessa. Concludendo, è importante ricordare che non esiste precedente storico che abbia portato ad un rilancio dell'economia reale, passando dal primario abbattimento del debito pubblico, diversamente, come insegna emblematicamente la storia degli Stati Uniti d'America, è attraverso l'espansione della spesa pubblica in settori strategici (infrastrutture ed industria) che si attua il rilancio dell'economia reale.



Fonte:http://www.movisol.org/
Link

Nessun commento:

Posta un commento