mercoledì 26 gennaio 2011

SINDROME DEI BALCANI, LA COMMISSIONE INSABBIA TUTTO

di Sirio Valent

Sono 2530 i militari italiani tornati da missioni all’estero, dal ’96 a oggi, con il cancro. Di loro, ne sono già morti 181. Tutti loro avevano avuto a che fare con le munizioni all’uranio impoverito, cancerogeno di chiara fama: la chiamano Sindrome dei Balcani. Nessuno ha però dimostrato con certezza il nesso. Ora la nuova Commissione d’inchiesta parlamentare rifiuta ai militari il risarcimento dovuto, negando il rapporto di causa-effetto tra cancro e uranio.       

I militari italiani colpiti dalla Sindrome dei Balcani (cancro post-bellico) cominciano a comparire nel 1999, pochi mesi dopo il rientro dalla missione in Ex jugoslavia. Il primo è Salvatore Vacca, soldato ventitreenne della Brigata Sassari morto 150 giorni dopo il rientro in Italia. L’ultimo caso registrato, il 15 gennaio scorso, è Alessandro Bellisai, ventottenne di Quartu, in provincia di Sassari. Di mezzo ce ne sono altri 179 di ragazzi uccisi da cancri fulminei, rari, inspiegabili. La loro malattia è la stessa contratta dai marines statunitensi nel 1990, di ritorno dal Golfo, che inaugurò l’utilizzo su vasta scala di proiettili anticarro all’uranio impoverito.    

Solo nel 2006, sotto il pressing delle famiglie e dei militari malati, il governo Prodi ha istituito una prima Commissione d’inchiesta. Il risultato fu salomonico: non potendo affermare nè escludere scientificamente il nesso diretto di causalità tra uranio impoverito e tumori di Hogdkin, si scelse quello di probabilità. Il fatto stesso di aver contratto la malattia, dopo aver subito le condizioni di rischio di radiazioni dell’uranio sul campo, dava ai militari il diritto al risarcimento (comprensivo della causa di servizio e della speciale elargizione). Un decreto del 2008 stanziava anche i fondi – 30 milioni di euro per 2500 aventi diritto, ovvero largamente insufficienti, per il biennio 2008-2010. Il governo Berlusconi ha inizialmente seguito la stessa linea, poi ci ha ripensato. 

Il Decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, che stabilisce le modalità di risarcimento, è stato modificato negando di fatto il principio di causalità. Al posto di una relazione tra uranio impoverito e tumori di Hodgkin, la Commissione ha proposto “particolari problemi ambientali”: in questi giorni dovrebbe essere votata, e se passasse nasconderebbe sotto il tappeto la responsabilità dello Stato nei confronti dei militari colpiti dalla malattia. E anche i risarcimenti, a quel punto diventerebbero opinabili, in quanto le condizioni particolari sono difficilmente dimostrabili a 15 anni di distanza.   

Lo spiega così Emerico Laccetti, comandante del settore operativo della Croce Rossa Italiana, che dopo aver sviluppato il cancro in Ex Jugoslavia è riuscito a guarirne. Ora è in prima fila nel denunciare l’omertà dei comandanti militari e del Ministero della Difesa. 

“L’uranio impoverito non era l’assassino. Era il mandante. Colpendo superfici dure, i proiettili creavano un aerosol che si fissava sugli organi interni e provocava queste patologie. Nei Balcani, dove siamo stati tutti quanti – stessi luoghi, stessi periodi – l’incidenza dei tumori è aumentata del 420%. Il nesso era lampante, dopo anni di lavoro per farlo riconoscere: nel nostro organismo di malati terminali, erano state trovate queste sostanze.    

Dopo anni di battaglie e di commissioni, il precedente governo aveva riconosciuto la causalità con un decreto. Ora salta tutto. Il presidente della Commissione ha dichiarato in alcune interviste che l’uranio impoverito non c’entra niente. Probabilmente, lui dice, “è stata colpa dei tatuaggi o del fumo degli zampironi o delle radiazioni dei cellulari.” 

Cellulari e zampironi da 25, 30, 50 millimetri, utilizzati dai carri armati o dagli aerei A10 Thunderbolt. Usati da tutti gli eserciti della Nato. Ma mentre in Italia si va verso l’insabbiamento della questione, gli Stati Uniti stanno chiudendo i programmi di produzione di queste munizioni all’uranio impoverito. Motivo? Troppo rischiosi per il loro soldat.

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