Sono 90.000 le imprese certificate ISO 9001. La certificazione di qualità migliora la redditività e la gestione corrente e per il 90% dei manager contribuisce al miglioramento delle prestazioni e alla razionalizzazione dell’organizzazione interna dell’azienda. Le imprese segnalano la necessità di una maggiore severità nel rilascio dei certificati.
Il trend degli ultimi 10 anni dell’export dei prodotti più forti del made in Italy (abbigliamento-moda, alimentare, arredamento-mobili, apparecchiature meccaniche, edilizia e vetro) dimostra che investire nell’innalzamento della qualità del prodotto e del processo produttivo risulta decisivo per il recupero di competitività su mercati turbolenti, come quelli attuali. In una fase di crisi prolungata, più qualità significa più crescita.
Con l’obiettivo di riflettere su quanto il sistema-Paese stia investendo in qualità e su quanto la relativa certificazione possa essere un moltiplicatore di competitività, Accredia, che verifica e riconosce 168 organismi di certificazione/ispezione in Italia, ha avviato il proprio Osservatorio, presentato oggi a Roma presso l’Auditorium di Via Veneto con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’Osservatorio Accredia, realizzato con il supporto tecnico-scientifico del Censis, analizza aspetti diversi, che vanno dalla misurazione dell’impatto della certificazione di qualità sul miglioramento dell’efficienza delle imprese, alle dinamiche dell’offerta e della domanda di certificati ISO 9001.
Le analisi condotte evidenziano in primo luogo come la certificazione di qualità migliori la redditività e la gestione corrente delle imprese. Indici come il Roi e il Roe, o la rotazione del capitale circolante e la gestione dei crediti, si rivelano sistematicamente migliori nelle imprese certificate rispetto alle imprese prive di certificazione.
Nel campione di aziende, analizzate con la collaborazione di Manageritalia, più del 60% dispone di certificazione di qualità, a cui in larga misura si attribuisce una funzione positiva. Il 90% di chi è in possesso di un certificato ISO 9001 ritiene, infatti, che il sistema di gestione per la qualità consenta all’azienda di migliorare le proprie prestazioni e di razionalizzare l’organizzazione interna. L’ISO 9001 viene vista dalle imprese come un’opportunità in quanto semplifica e migliora la possibilità di partecipare a bandi e gare d’appalto, oltre ad essere una scelta strategica legata al prestigio che la certificazione conferisce.
Elevate sono però anche le aspettative nei confronti degli organismi di certificazione. Per il 70% delle aziende analizzate, devono essere in grado di realizzare un’analisi seria della struttura da certificare e fornire consigli per migliorare costantemente il sistema di gestione per la qualità. Per più del 40% delle imprese l’organismo di certificazione deve dimostrare un elevato livello di competenza e specializzazione in specifici settori produttivi.
Non mancano gli elementi di debolezza, impliciti in un servizio che si presenta ormai maturo. La grande maggioranza delle aziende auspica una maggiore selezione nel rilascio del certificato per la qualità e non nasconde una certa disillusione. Il rischio è quello della perdita di valore e di visibilità dell’ISO 9001.
«Diversi sono i passi da compiere per riportare al centro dell’attenzione i sistemi di gestione per la qualità, nella consapevolezza che con essi si possa rafforzare la competitività del sistema produttivo nazionale», ha detto Federico Grazioli, presidente di Accredia. L’Osservatorio Accredia indica in questo senso quattro strategie che gli organismi di certificazione possono attuare: maggiore fidelizzazione dei clienti attraverso la leva della specializzazione per settore produttivo e per filiera, razionalizzazione interna degli organismi di certificazione, cross selling ovvero offerta di altre certificazioni (come quella sull’ambiente o sulla sicurezza) oltre a quelle sulla qualità, penetrazione di settori oggi scarsamente presidiati. «Le certificazioni rappresentano un vero e proprio passaporto per le nostre imprese, che vedono riconosciuta la propria qualità a livello internazionale e, soprattutto, sono una leva importante per snellire la burocrazia e semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione», ha proseguito Grazioli. Un tema, questo, attualmente affrontato nel dibattito sulle misure per far ripartire lo sviluppo e la crescita.
«Pur in un momento così difficile dal punto di vista economico resto dell’opinione che il sistema produttivo mostri una propria forza intrinseca sulla quale dobbiamo ricominciare a investire», ha detto Giuseppe De Rita, presidente del Censis. «Se la finanza distrugge valore, la nostra economia reale, fatta di piccole e medie imprese, ha ancora una capacità di respiro forte, ha una sua riconoscibilità solida all’estero, grazie alla qualità dei propri prodotti», ha proseguito De Rita. «Fa bene Accredia, a mio avviso, a indagare quanto e come il Paese stia investendo in qualità, perché da questo investimento, tra il materiale e l’immateriale, dipenderà la nostra capacità di ritornare a cavalcare l’onda. L’originalità improvvisata genera stupore e fa pensare a qualcosa di originale, ma dopo un po’ è destinata ad autoconsumarsi. La cura del dettaglio, la capacità di visione del futuro, l’organizzazione aziendale efficiente, in una parola la qualità con la q maiuscola, sono i mattoni con cui abbiamo costruito questo Paese e sono fattori su cui occorrerebbe ritornare a puntare seriamente».
Fonte: censis.it
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