mercoledì 16 novembre 2011

SOMALIA: PIOGGE ED EPIDEMIE NEI CAMPI PER RIFUGIATI IN KENYA ED ETIOPIA

A più di un mese dal rapimento di 3 operatori umanitari nel complesso di campi per rifugiati di Dadaab in Kenya, l’insicurezza continua a ostacolare le operazioni umanitarie. La situazione è ulteriormente aggravata dalle forti piogge e dai conseguenti rischi di malattie trasmesse attraverso l’acqua.


Questa sfollata somala con i suoi due bambini
ha dovuto abbandonare la propria abitazione nel sud del paese.
© UNHCR/B.Bannon


Nell’ultimo mese sono stati dispiegati nei campi quasi 100 agenti di polizia keniani aggiuntivi. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sostiene la loro azione con veicoli, alloggi ed equipaggiamento per le telecomunicazioni. In collaborazione con le agenzie partner, l’UNHCR sta valutando la possibilità di riprendere gradualmente la piena attività nonostante i continui incidenti all’interno e nei dintorni del complesso di Dadaab. I rifugiati nel frattempo stanno ricevendo l’assistenza di base, come cibo, acqua e cure mediche.

La situazione nei campi è resa ancora più complessa da un’insorgenza di colera, che si ritiene si sia originata tra i nuovi arrivati che probabilmente avrebbero contratto la malattia in Somalia o durante il loro viaggio verso Dadaab. Piogge e allagamenti poi colpiscono il trasporto di acqua su camion verso alcune aree dei campi. L’Agenzia teme che alcuni rifugiati finiscano per utilizzare acqua non sicura prelevandola dalle aree inondate.

Attualmente i casi di colera nei campi sono 60, dei quali 10 confermati in laboratorio e 1 che ha portato al decesso di un rifugiato. Per gestire l’insorgenza l’UNHCR e le agenzie partner hanno stabilito centri di cura per i casi più gravi. La maggior parte dei casi invece può essere curata attraverso soluzioni di reidratazione da assumere per via orale (Oral rehydration solutions, ORS), che possono essere distribuite a casa o nei centri medici. L’UNHCR sta collaborando con l’UNICEF e il Ministero della salute nella formazione di operatori sanitari per la cura della diarrea a livello di comunità, in modo che i pazienti possano iniziare le cure a casa.

Ai punti di raccolta d’acqua che si trovano nei campi l’Agenzia ha inoltre aumentato i livelli di cloro, sostanza che uccide i batteri che provocano il colera. I livelli vengono monitorati per far sì che siano mantenuti alla quantità corretta. L’UNHCR sta inoltre promuovendo pratiche igieniche tra i rifugiati, in particolare l’utilizzo dei servizi igienici pubblici e il lavaggio delle mani con il sapone. Nell’ultima distribuzione di cibo, infatti, ogni rifugiato ha ricevuto 250 grammi di sapone e ciò avverrà mensilmente ancora per diverse volte.

Nell’area di Dollo Ado, in Etiopia, uno studio sulla situazione della nutrizione nei campi di Kobe e Hilaweyn ha riscontrato alti livelli di malnutrizione tra i bambini con meno di 5 anni. In entrambi i campi sono affluiti rifugiati provenienti dalla Somalia in condizioni di salute estremamente precarie. Molte famiglie hanno addirittura visto morire i propri bambini nel corso del viaggio o al loro arrivo in Etiopia. Una serie di agenzie partner con esperienza nel settore ha messo in atto programmi di salute e nutrizione - in particolare in favore dei bambini più piccoli - ma i progressi sono ancora lenti, come la stessa ricerca ha confermato.

Il numero di decessi tra i bambini con meno di 5 anni è comunque drasticamente diminuito, se confrontato con gli alti livelli riscontrati quest’estate, al picco degli arrivi. Ciò è dovuto al miglioramento dell’accesso a cure mediche e servizi nutrizionali di qualità, oltre che dei sistemi di distribuzione dell’acqua e igienico-sanitari. L’UNHCR è a capo del coordinamento di un’operazione di risposta in campo nutrizionale alla situazione rilevata dallo studio.

Sempre a Dollo Ado, inoltre, rovesci intermittenti continuano a causare improvvise alluvioni. Negli ultimi 4 giorni si è allagata la pista d’atterraggio, che è quindi rimasta fuori servizio.

Nonostante tutto proseguono i lavori per completare il quinto campo dell’area, Bur Amino. Il terreno è roccioso e ciò rallenta l’escavazione delle latrine, delle quali è necessario un numero minimo prima di poter effettuare il trasferimento dei rifugiati dal centro di transito. Sono oltre 7.600 i rifugiati arrivati di recente dalla Somalia accampati nel centro, dove possono contare su una sistemazione di base, beni di prima necessità e pasti caldi.

Nessun commento:

Posta un commento