lunedì 3 gennaio 2011

ALITALIA, QUANTI PIRATI INTORNO ALLA “BANDIERA”

La magistratura scava nel grande affare dei cieli. L'ex presidente della Consulta, Baldassarre è già stato condannato dalla Consob

Curiosamente è un TotoFrancesco, avvocato ed ex azionista di minoranza di Alitalia – a mettere nei guai il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per la vendita della compagnia di bandiera alla cordata dei “capitani coraggiosi” della Compagnia aerea italiana, meglio conosciuta con il suo acronimo Cai, di cui un altro TotoCarlo, imprenditore abruzzese ex proprietario di AirOne – è stato uno dei principali ispiratori nonché beneficiari. Talmente tanto inviluppato nelle vicende che riguardano la compagnia dall’aver provato prima ad acquistarla a fine 2007, in tandem con l’istituto IntesaSanpaolo, con un’offerta da un centesimo per azione e poi, al contrario, dall’aver ceduto a Cai, di cui è socio per il 5,31 per cento delle azioni con un posto nel consiglio d’amministrazione attraverso la Toto costruzioni generali, la sua creatura per 1.056 milioni di euro complessivi, di cui circa 600 erano suoi debiti scaricati quindi sulle spalle, o meglio sulle ali, della nuova compagnia. Non esattamente un’operazione cristallina, dato che chi vende è anche socio di chi compra, valorizzando la “piccola” AirOne addirittura una cifra superiore a quella che Cai ha pagato le attività della ben più grande Alitalia nel dicembre 2008, ovvero 1.043 milioni di euro. Ma tant’è: l’affare, pilotato da IntesaSanpaolo (azionista Cai per l’8,86 per cento) è fatto ed è stato accettato anche dagli altri soci nell’ottica di fare massa critica almeno sul mercato italiano.   

Quel che ha mosso l’esposto alla magistratura leccese di Francesco Toto è invece tutta la ridda di voci, rumors, dichiarazioni, offerte, ma anche cordate rivelatesi poi fantasma – il caso più eclatante è quello dell’ex presidente della Consulta Antonio Baldassarre, sanzionato dalla Consob per 400 mila euro e sotto accusa penale – che hanno accompagnato i mesi precedenti all’entrata in amministrazione straordinaria della società e alla conseguente vendita a Cai. Un chiacchiericcio nel quale spiccavano le continue dichiarazioni del presidente Berlusconi sulla volontà di trovare un compratore italiano alla società, perché era importante che Alitalia rimanesse compagnia di bandiera in mani italiane. Dichiarazioni che avevano fatto abbandonare il campo ad AirFrance-Klm, che aveva lanciato un’offerta da 35 centesimi di euro concorrente a quella di Toto e come si è poi visto alla fine è entrata in Cai col 25 per cento delle quote.      

Ma quel è stato il problema? Che in quel momento Alitalia era ancora una società quotata, e quelle rassicurazioni avevano indotto qualche risparmiatore e piccolo investitore a salire a bordo del titolo. Uno di questi è l’avvocato Toto, che sostiene di essere titolare di 380mila azioni ora diventate carta straccia, a causa delle quali avrebbe perso 500mila euro. Toto ha certamente di che lamentarsi: le dichiarazioni di Berlusconi facevano letteralmente volare il titolo e fornivano finte speranze sulla salvezza in bonis della società, come invece poi non è accaduto. E la Consob? Il presidente Lamberto Cardia, attuale numero uno di Trenitalia, monitorava la situazione e “apriva fascicoli” senza mettere fine a quelle voci come avrebbe dovuto facendosi sentire anche in Parlamento. L’effetto sui titoli l’ha ben documentato a fine marzo 2008 Roberto Ceredi, già portavoce Consob, sul sito La voce.info. Dove si evidenziano gli strappi al rialzo dei titoli in una settimana caldissima per la vita di borsa della società: dal 20 al 27 marzo 2008. Proprio il 20 Berlusconi aveva dichiarato: “Dopo l’annuncio della mia contrarietà, Air France rinuncerà alla partita su Alitalia lasciando spazio all’ingresso di Air One, la cui regia nell’operazione considero indispensabile. Tale operazione sarà sostenuta dall’aiuto di una cordata di banche, tra le quali potrebbe esservi Banca Intesa, il cui cda dovrebbe decidere domani, e di altri imprenditori, tra i quali vi potrebbero essere anche i miei figli".  

Sono le 9 del mattino e il titolo non riesce ad aprire per eccesso di rialzo; apre alle 15.30 con un guadagno del 31 per cento rispetto al valore di chiusura del giorno precedente, ma alle 16 uno stizzito Corrado Passera, a.d. di IntesaSanpaolo ribatte: “Il gruppo Intesa Sanpaolo non ha assolutamente nulla sul tavolo riguardo a Alitalia. Non abbiamo mai investito perché qualcuno ci ha chiamati a farlo per questo abbiamo sempre guadagnato dai nostri investimenti. Probabilmente è un peccato per i venditori, ma le cose stanno così: non c’è assolutamente nulla sul tavolo, zero, è inimmaginabile fare una qualsiasi offerta”.  

Morale: crollo del 15 per centro dei titoli. E così di dichiarazione in dichiarazione, tra fantomatiche offerte italiane da mettere in piedi, e la volontà AirFrance –Klm di provare a restare nella partita, i titoli passano da 35 centesimi di euro a quasi 65. I risparmiatori credono nelle parole del leader di governo, salvo poi beccarsi la sospensione finale del titolo e l’amministrazione straordinaria. E ora sarà un Toto-Berlusconi.    

di Alfredo Faieta

da Il Fatto Quotidiano del 2 gennaio 2010

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