martedì 4 gennaio 2011

IL DECENNIO DEI "NUOVI POVERI" EUROPEI

Nel Regno Unito gli aggiustamenti alla spesa pubblica creeranno quasi un milione di poveri prima del 2015; nella periferia europea potrebbe essere anche peggio.
di Andy Robinson La Vanguardia 

Le bolle del decennio 2000-2009 in Europa dettero vita ai nuovi ricchi di due ville e una BMW X3. Adesso, due anni senza crescita, una disoccupazione elevata che comincia ad essere ormai di lunga durata ed i primi tagli al sistema della protezione sociale stanno dando vita a un nuovo essere paradigmatico del nuovo decennio della crisi economica : il “nuovo povero”.

E’ meno ostentato  dell’archetipo del decennio prodigioso ma si vedeva ad ogni fermata di un percorso invernale per l’Europa dell’austerità. Uomini dallo sguardo svogliato che chiedevano l’elemosina natalizia nel pub Philharmonic a Liverpool a pochi metri dai fiammanti appartamenti vuoti costruiti in un attacco di euforia per l’anno della capitale della cultura europea. “Penny, centesimi di euro; mi  va bene tutto”. Lavoratori in sciopero nella sala d’attesa della stazione ferroviaria a Lisbona, addormentati in posizioni agonizzanti. Adolescenti dai visi pallidi negli uffici di collocamento a Dublino ad un passo delle statue scheletriche di bronzo del Famine Memorial, tributo alle vittime della fame del 1840 e alla conseguente emigrazione di massa. Donne ecuadoriane cercando nei bidoni della spazzatura davanti al Carrefour di un quartiere centrico di Madrid cercano avanzi di cibo. 

Anche se è difficile quantificare l’impatto che avrà il doppio colpo della recessione e dell’austerità fiscale negli strati più vulnerabili dei paesi europei più colpiti dalla crisi, principalmente la periferia della zona euro- Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna-, il Regno Unito e i paesi dell’Est. “I dati comparabili della povertà non ci aiutano perché risalgono al 2007, il picco del boom”, dice Cristos Papatheodoruo, economista esperto in povertà dell’Università di Atene. “Ma non è molto difficile dedurre quello che sta accadendo: quello che differenzia un paese con un alto tasso di povertà da un altro è la capacità dei sistemi di protezione sociale".

Fino ad oggi nella martoriata periferia europea, nessun istituto economico ha potuto o ha voluto realizzare una stima quantitativa dell’impatto dei tagli sulla povertà. Ma nel Regno Unito, l’Istituto Degli Studi Fiscali (IFS) e la Fondazione Rowntree hanno pubblicato questa settimana i risultati di un’importante analisi del mega- aggiustamento del bilancio adottato dal governo di David Cameron che pretende di ridurre il deficit britannico del 10% del PIL fino al 2% entro il 2015. Sono devastanti ed hanno delle implicazioni preoccupanti per i paesi come la Spagna che cominciano ad adottare politiche simili. 

IFS e Rowntree prevedono che i tagli ai sistemi di protezione sociale per un valore di circa 9.000 milioni di euro finiranno per creare quasi un milione di nuovi poveri nei prossimi 4 anni.

Il primo impatto della crisi saranno 400.000 single senza figli che si sommeranno alle file della povertà assoluta (con entrate minori al 60% delle entrate medie adeguate per l’inflazione) nel 2011.
Sono i primi “nuovi poveri” britannici. I bambini sono protetti inizialmente grazie ad un credito d'imposta per famiglie con bambini, eredità del governo precedente. Ma dopo i tagli di Cameron e Nick Clegg saranno colpite anche le famiglie. Un insieme di misure- riduzioni di assegni per i figli, tagli al sostegno dei redditi per i lavoratori poveri, meno aiuti per gli affitti, tagli ai contributi per i disabili, aumento dell’IVA, aumento delle quotazioni delle assicurazioni sociali- finiranno per aumentare di 300.000 bambini le file della povertà tra il 2012 ed il 2014. Nel 2014, 900.000 persone in più saranno incorporate alla povertà. 

A Liverpool dove il 42% della popolazione ormai si qualifica come privata dello stipendio necessario, uno su tre lavoratori, appartiene al settore pubblico. Quindi, i piani draconiani per eliminare 600.000 impiegati pubblici nei prossimi quattro anni, probabilmente aggraverà l’aumento della povertà. E in un inverno con temperature artiche, dove  perfino il mare si è congelato, cresce la preoccupazione per la cosiddetta fuel poverty (povertà del combustibile)- gente che spende più del 10% delle sue entrate solo per riscaldare la casa. Secondo un nuovo studio, ci saranno sette milioni di poveri per combustibile nel 2016 nel Regno Unito, un paese nel quale- secondo quanto ha commentato un ambientalista, George Monbiot nel suo blog Monbiot.com – sempre più persone anziane muoiono di freddo ogni anno rispetto alle percentuali della Siberia. 

L’Inghilterra sembra essere specialmente dickensiana durante queste feste natalizie. Ma non è l’unico paese che adotta misure di austerità degne di Ebeneezer Scrooge, il cattivo protagonista di Villancico del Natale. E dato che gli aggiustamenti sono già in moto nella periferia della zona euro queste condividono molto con quelle britanniche ed è logico pensare che l’impatto sulla povertà può essere altrettanto devastante come quello che pronostica l' IFS.  Dopo tutto, il piano di austerità di Cameron fu qualificato  da Josè Barroso come “la giusta medicina necessaria” , Barroso è il presidente portoghese della Commissione Europea.   

In Irlanda, ad esempio, sappiamo che l’indicatore di povertà misurata in termini di reddito, più un indicatore di privazione materiale- la frequenza di mangiare carne o pesce, riscaldamento, capacità di restituire i prestiti- è salito di uno spaventoso 25% tra il 2008 ed il 2009 dopo i primi tagli irlandesi con lo scopo di ridurre il deficit dal 9,4% al 3% del PIL nel 2014. Adesso- tra un’altra serie di tagli brutali, condizione del “riscatto” del FMI e dell’UE- l’Irlanda già sembra destinata al ritorno al futuro della sua storia di povertà e sofferenza. “Non abbiamo dati per replicare all’analisi dell’IFS britannico ma ci sono già molti indizi aneddotici; aumenti incredibili di persone a cui viene tagliata la luce o che si reca ai centri di distribuzione di alimenti”, dice Sinead Pentony, economista del think tank dublinese TASC. La decisione di ridurre di un 12% il salario minimo inciderà sulla povertà nonostante che questo con i suoi 7,60 euro all’ora sia quello più alto rispetto ad altri paesi periferici. Abbiamo i prezzi alimentari più alti dell’UE, i più alti per gli asili nidi ed hanno aumentato l’IVA”, dice Pentony. E adesso ritorna l’abitudine più irlandese di tutte: La gente se ne va via in massa, principalmente verso l’Australia”, aggiunge. Da aprile, si calcola che circa 100.000 irlandesi sono emigrati.

In Portogallo- con uno stipendio minimo di 470 euro al mese, solo 50 al di sopra della soglia di povertà- gli ultimi aumenti dell’IVA e requisiti più esigenti per accedere a servizi anti povertà aumenteranno il numero di lavoratori poveri, secondo quanto calcola Isabel Baptista del Centro di studi per la Ricerca Sociale a Lisbona. “E’ chiaro che non basta avere un lavoro per evitare la povertà”, dice. Allo stesso modo, l’esaurimento degli assegni per disoccupazione in un paese con un 10% di disoccupati aumenterà le file dei poveri senza lavoro” Anche se non ci sono dati molto concreti, ci sono abbondanti indizi storici, un aumento del 30 o del 40% di gente che ricorre agli aiuti alimentari”, dice Baptista. “Nel 2011, avremo 200.000 disoccupati senza protezione sociale” dice Amenio Carlos, dirigente del sindacato portoghese CGPT. In Grecia, da parte sua, i draconiani ritagli degli stipendi e del lavoro nel settore pubblico e privato stanno minando la capacità tradizionale della famiglia greca di ammortizzare le crisi economiche. “I capo famiglia perdono potere d’acquisto e questo in molti casi condanna la famiglia alla povertà”, dice Papthedorou


Tratto da: http://www.vocidallastrada.com/

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